
Allucinato, disegno su carta, Mary Blindflowers©
Mary Blindflowers©
Divista? Fragile e aggressivo
.
Fb, un post con la solita strombazzata sul genio di Leonardo, di una di quelle pagine inutili che postano contenuti mainstream votati al riduttivismo da Bignami, comprano pacchetti di seguaci per rendersi visibili e buttano l’esca ai polli, tanti polli da batteria, quelli che di solito il potere si fa arrosto e che godono nell’essere cotti a puntino. Li sentite, come fanno pìo pìo riferendosi a Leonardo da Vinci? Ascoltate: “Genio, genio! L’unico, il solo, assoluto, indiscutibile… ho visitato la sua tomba, che emozione… sono fiero di essere italiano come lui…, gli italiani sono dei geni, discendiamo da Leonardo…”, tutto un fiorire di sviolinate acritiche.
Poi c’è il signor X: “Leonardo non sapeva miscelare bene i colori, tanto che i suoi dipinti ci sono giunti tutti sbiaditi; non terminava molte sue opere; è stato processato per pedofilia; era un cortigiano; le sue invenzioni si sono rivelate fallimentari, il fascismo lo ha usato per rappresentare le glorie nazionali…”, tutti fatti storici accertati, non opinionismo.
Si innesca a questo punto un meccanismo perverso. La massa educata al divismo fin dalla culla, reagisce e non bene. La reazione non è mai dialettica, educata, ragionata, ma sempre emotiva e aggressiva. Al Signor X verrà detto che è “invidioso” (di un artista del Rinascimento!!), che deve “star zitto”, che dovrebbe “andare a dormire”, in un crescendo di patetica quanto inutile aggressività. C’è addirittura chi dice: “all’epoca di Leonardo essere pedofili era normale, ha seguito le regole del suo tempo, il genio è genio e non si discute”.
A questo punto non resta che porsi una domanda: di chi è la colpa se il divista, fragile e aggressivo, ha due neuroni in tutto e rifiuta ogni possibile dubbio su qualsivoglia argomento che getti la sia pur minima ombra sui suoi miti?
In primis della scuola che educa al divismo, al dogmatismo senza avversative, mai al dubbio e allo spirito critico, il resto lo fa la politica e l’accademismo. I social amplificano il messaggio dogmatico del potere e la retorica nazionalista che non ammette repliche, i pappagalli ripetono verità preconfezionate. Tutto questo non solo alimenta una pericolosissima non-cultura, ossia la tendenza ad avere tutte le risposte senza porsi mai domande, ma soprattutto alimenta l’aggressività. Il divista abdica al pensiero, non discute, diventa molto aggressivo se viene poco poco contraddetto nelle sue incrollabile quanto stupide certezze.
L’aggressività di un “divista” nei confronti di chi non condivide le sue opinioni può derivare da vari fattori psicologici, sociali o culturali:
Identità personale e insicurezza: Le opinioni estremamente forti spesso diventano una parte fondamentale dell’identità di una persona. Contraddire quelle opinioni può essere percepito come un attacco personale, portando a reazioni aggressive.
Pensiero polarizzato: Alcune persone vedono il mondo in termini di bianco o nero, giusto o sbagliato. Questo modo di pensare rende difficile accettare la diversità di opinioni e può provocare conflitti.
Mancanza di strumenti per il dialogo: Non tutti sviluppano la capacità di discutere in modo pacifico e rispettoso. Chi non è abituato al confronto costruttivo può reagire con aggressività quando le sue idee vengono messe in discussione.
Influenza sociale e culturale: In alcuni contesti, il confronto viene visto come una lotta piuttosto che come uno scambio. Questo può portare le persone a reagire in modo aggressivo per “difendere” il loro punto di vista.
Paura del cambiamento: Accettare un’opinione diversa può implicare il riconoscimento che ci sono delle lacune nel proprio modo di pensare. Per alcune persone, di intelligenza limitata, questo è spaventoso, e l’aggressività diventa una forma di autodifesa.
Convinzione di superiorità morale: Alcuni credono di possedere una verità assoluta e possono vedere chiunque non condivida il loro punto di vista come inferiore o come una minaccia.
L’atteggiamento aggressivo spesso non è il segno di una vera forza, ma piuttosto di fragilità emotiva o di una mancanza di fiducia nella capacità di difendere le proprie idee in modo razionale.
La scuola, il potere e gli accademici amano il divista perché non pensa, e non c’è niente di più pericoloso e ingestibile dell’uomo che pensa. Il divista invece è manovrabile, il perfetto servo del sistema. L’educazione al divismo fin dalla culla è la base di ogni patologica dittatura “democratica”.
.
DESTRUTTURALISMO Punti salienti