
Oscar Wilde, De Profundis, credit Antiche Curiosità©
Oscar Wilde, Cristo-dandy
Mary Blindflowers©
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Il De Profundis non è di sicuro la migliore opera di Oscar Wilde, scritta nelle peggiori condizioni, altro non è che una lettera rivolta all’amante Lord Alfred Douglas, detto “Bosie”. Il titolo, scelto da Roberto Ross, l’amico di Wilde che pubblicò una versione ridotta dell’opera nel 1905, allude al Salmo 130: “Dal profondo a te grido, Signore”. Il testo completo fu pubblicato soltanto nel 1962, per cui anche le ristampe contemporanee propongono due versioni, una ridotta e una completa. Ho letto la seconda. La lunga lettera è stata scritta nel carcere di Reading, tra gennaio e marzo del 1897. Come è noto Wilde venne ufficialmente incarcerato per sodomia, “gross indecency” (atti osceni), in pratica il motivo ufficiale ma non vero della sua incarcerazione, in una società bigotta e ipocrita, era la sua omosessualità. Nel marzo 1895 Wilde fece causa a Queensberry per diffamazione. Il procedimento giudiziario però si ritorse paradossalmente contro lo scrittore. La difesa pagò una dozzina di uomini per testimoniare di aver avuto rapporti sessuali con Wilde. La regola della società vittoriana era più o meno “fai ciò che vuoi purché non ci sia scandalo”. Sapevano tutti che Wilde era omosessuale, ma quando venne accusato pubblicamente e scandalosamente di sodomia, le cose cambiarono:
Do you think I am here on account of my relations with the witnesses on my trial? My relations, real or supposed, with people of that kind were matters of no interest to either the Government or Society.
Credi che io sia qui per via dei miei rapporti con i testimoni del mio processo? I miei rapporti, veri o presunti, con persone di quel genere non erano questioni di alcun interesse né per il Governo né per la Società.
Il vero motivo della mia incarcerazione, precisa Wilde nella sua lettera, non erano i rapporti con i testimoni, ma il fatto che, spinto da Bosie, Oscar si fosse messo in testa di denunciare il padre, John Sholto Douglas, noto come il nono Marchese di Queensberry che non perdeva occasione di denigrare Wilde anche in pubblico e di scrivergli lettere “ripugnanti”:
I let myself be taunted into taking the action against your father: had, I dare say, lost it really long before that. What lies before is my past. I have got to make myself look on that with different eyes, to make the world look on it with different eyes, to make God look on it with different eyes…
that dreadful mania you inherit from your father, the mania for writing revolting andloathsome letters: your entire lack of any control over your emotions as displayed in your long resentful moods of sullen silence, no less than in the sudden fits of almost epileptic rage: all these things in reference to which any of my letters to you, left by you lying about at the Savoy or some other hotel and so produced in Court by your father’s Counsel, contained an entreaty not devoid of pathos, had you at that time been able to recognize pathos either in its elements or its expression:—these, I say, were the origin and causes of my fatal yielding to you in yourdaily increasing demands. You wore one out. It was the triumph of the smaller over the bigger nature. It was the case of that tyranny of the weak over the strong which somewhere in one of my plays I describe as being “the only tyranny that lasts”…
… just before my lamentable step of beginning my absurd action, on the one side there was your father attacking me with hideous cards left at my club, on the other side there was you attacking me with no less loathsome letters. The letter I received from you on the morning of the day I let you take me down to the Police Court to apply for the ridiculous warrant for your father’s arrest was one of the worst you ever wrote, and for the most shameful reason. Between you both I lost my head. My judgment forsook me. Terror took its place. I saw no possible escape, I may say frankly, from either of you. Blindly I staggered as an ox into the shambles. I had made a gigantic psychological error. I had always thought that my giving up to you in small things meant nothing: that when a great moment arrived I could reassert my willpower in its natural superiority…
La lettera, sebbene analizzi lucidamente, passo dopo passo la rovina finanziaria di Wilde, a causa dell’azione legale intrapresa contro il padre di Bosie… (continua)
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Grazie per per avere riproposto questa aspetto poco conosciuto di Oscar Wilde. Sì, perché il ritratto Dorian Gray è opera piuttosto conosciuta e sulla quale il giudizio critico è abbastanza unanime: una grande opera della letteratura mondiale!
Non così è per le altre opere meno note.
Ho avuto notizie della “lettera” quest’anno grazie ad una rappresentazione e al teatro greco di Tindari, dove, tra le note della ballata, sono stati letti stralci di questo libro. Peccato che io, forse per la cattiva qualità dell’audio o forse perché le protesi acustiche non rendevano al massimo, abbia perso parti importanti del monologo. Musiche e canto della ballata sono state comunque deliziose, al di là della immediata comprensione del testo. Ho avuto l’impressione che l’evento obbedisse ad sorta di campagna politica tendente alla delegittimazione della giustizia e dei giudici che la rappresentano. Niente di più facile. Specialmente quando parte da soggetti politici ed economici potenti. Questi trovano sempre il modo di delegittimare chi deve giudicarli. Il problema, come sempre, sta in chi, senza avere soldi e potenza politica, da esibire, incappa nelle maglie della giustizia.
Avevo pensato di dare un seguito a questo evento… Ora il seguito l’hai dato tu. Ancora grazie…
Questo è solo un frammento di un articolo molto più lungo dedicato a Wilde e che comparirà nel prossimo numero di Destrutturalismo. Non ho visto la rappresentazione in questione, perciò non posso darti un parere.