
Il mondo alla rovescia, credit Mary Blindflowers©
Dialogo su professori professoresse
Mary Blindflowers & Giuseppe Ioppolo, con il contributo di Giorgio Infantino e Mariano Grossi©
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Pinkus deve presentare il suo libro “Stufàteddi siciliani e i setti vizi capitali”, e chiede all’editore di fargli un volantino per pubblicizzare l’evento.
Pinkus (Autore invisibile): «Caro Editore Inesistente, mi fai un volantino per la presentazione del libro inesistente?»
Editore Inesistente: «Te lo faccio volentieri, dammi tutti i dati necessari».
Pinkus (Autore invisibile): «Sì, sì, certo, te li do. Ecco, al Caffé Galantini interverranno la professoressa Cippietta Cippiolini, lo scrittore Fantino Fantinelli, la professoressa Augusta Stroppini e…»
Editore Inesistente: «In quale università insegnano queste due professoresse?»
Pinkus (Autore invisibile): «Nessuna, sono docenti al Liceo Scientifico “Santa senza miracoli”».
Editore Inesistente: «Allora mettiamo “docente”, che prof.ssa non è del tutto corretto».
Pinkus (Autore invisibile): «Quanto è importante il titolo nell’economia della presentazione di un libro? Credo sia più importante:
– che abbiano innanzitutto letto il libro,
– che, dopo averlo letto, l’abbiano anche capito,
– che dopo averlo capito abbiano la capacità di trasmettere agli ascoltatori la voglia di leggere il libro presentato e non soltanto quello presentato ma tutti i libri che meritano d’essere letti.
Non sempre gli accademici hanno questa capacità. A volte i libri neanche li leggono. Vedi quel tal professor Sprizz o quel ministro della cultura Sangermano o Sangiuliano o Sancagotto o Sancotto, non mi ricordo più il nome… E poi è nell’uso consolidato che tutti le chiamino prof., è vox populi, sono professoresse!»
Editore Inesistente: «Veramente nemmeno i ricercatori universitari possono definirsi “professori”, secondo la legge, solo gli accademici accademicomici».
Pinkus (Autore invisibile): «Sì, come un certo tal Sprizz, professore accademico supponente degustatore di piatti a sbafo che non conosce Dante in un libro intitolato Goodbye Mister non mi ricordo cosa, una cosa del genere, che tanto non sarò il solo a non ricordare!»
Editore Inesistente: «”Professore”, non secondo me, ma secondo la legge, spetta agli accademici che hanno una laurea ed hanno vinto un concorso a cattedra e in teoria, molto in teoria e a volte, poco in pratica, sanno come si fa correttamente una bibliografia e come si devono mettere note e citazioni… Le prof. di scuola media e superiore di cui tu parli non hanno mai fatto un saggio, non hanno mai pubblicato un libro, non insegnano all’Università dei dindirindà. “Docenti”, dunque».
Fantinelli (Autore invisibile): «Di cosa si sta discettando con tanta animazione?»
Editore Inesistente: «Niente di serio. Mr. Pinkus vorrebbe dare il titolo di “professoressa” anche alle capre».
Fantinelli (Autore invisibile): «Le capre insegnano all’Università?»
Editore Inesistente: «Sì, cioè, volevo dire, no, ma che c’entra? Non è questo il punto e l’espunto!»
Fantinelli (Autore invisibile): «E allora in osservanza alla direttiva europea n. 55 comma 1, 12, 18 del 15/12/2019, come conseguenza della legge quadro n. 189 del 13/12/2021 sui titoli da attribuire alle professioni, recependo in maniera integrale la direttiva europea citata, i professori delle scuole secondarie di primo e secondo grado per effetto dei commi 1, 2, 3 hanno perso il titolo di “professore”, guadagnando quello di “docente”. Egregio professor Pinkus ce lo chiede l’Europa e come ai tempi del Cavaliere Mario Monti, quando ce lo chiede l’Europa non si può certo fare i tonti… andando a finire sotto i ponti!»
Pinkus (Autore invisibile): «Ah! Certo ce lo chiede l’Europa…e tutti a prostrarsi alle richieste dell’Europa… prostrarsi o prostituirsi? Questo il dilemma!»
Editore Inesistente: «Sempre il solito, cambi discorso e ti arrampichi sugli specchi. Ma le cose stanno così. Le insegnanti del Liceo sono “docenti”, non “professoresse”, lo dice la legge, non io, del resto anche le vecchie circolari della scuola hanno sempre scritto “personale docente”».
Pinkus (Autore invisibile): «Dal vocabolario dei lemmi – Treccani: «professore s.m. (f. -éssa, pop. -a) [dal lat. professor -oris, der. di profiteri (part. pass. professus), che oltre al sign. di «dichiarare» ha anche quello di «insegnare pubblicamente»]. – 1. a. Chi insegna in una scuola secondaria o superiore, e in genere in una scuola non elementare: p. di scuola media, d’istituto tecnico, di liceo… E così tutti gli altri dizionari».
Editore Inesistente: «Sono i dizionari che si devono aggiornare, non l’editore che si deve adeguare, c’è un gap tra la vita vera, la legge e i dizionari e la prima non ha nulla a che vedere con la seconda e con i terzi».
Pinkus (Autore invisibile): «Vabbè, mettiamo solo docente… come se non fosse quasi la stessa cosa. Sempre Treccani: “docènte agg. e s. m. e f. [dal lat. docens -entis, part. pres. di docere, «insegnare»]. – 1. agg. a. Che insegna: il corpo d. della scuola; il personale d. delle università; il personale non d., nei varî ordini di scuole, i dipendenti che hanno cómpiti diversi da quelli dell’insegnamento (cioè segretari, bidelli, tecnici di laboratorio, ecc.); Chiesa d., la Chiesa in quanto esercita il suo magistero, e particolarmente la gerarchia (opposto a Chiesa discente). b. non com. Che riguarda l’insegnamento: la funzione docente. 2. s. m. e f. Insegnante: i d. delle scuole private, degli istituti governativi; d. universitario. In partic., libero d., titolo accademico di chi ha conseguito la libera docenza”…»
Editore Inesistente: «Vedi… scrivere “professore docente” è un pleonasmo, come se stessi ripetendo la stessa parola, professore… professore, docente… docente, perché entrambi vogliono significare la stessa identica cosa»…
(Continua su Destrutturalismo, n. 9., Marzo 2025).
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