
Crolli, credit Mary Blindflowers©
Geografie di tintinnanti biografie
Mary Blindflowers©
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In questi brevi cenni intendo dimostrare come le esaltate geografie di tintinnanti biografie degli autori, possano, purtroppo, influenzare, nei non esperti di letteratura, negativamente o positivamente, il giudizio sulle opere stesse, sia nel bene che nel male, sulla base di dati che premono su emotività e morale.
Che autori dal profilo biografico non proprio esaltante, almeno secondo i canoni della educazione e sensibilità correnti, possano essere penalizzati da lettori emotivi, è un dato di fatto incontrovertibile. Che il dato biografico stia sostituendo il contenuto dell’opera, è un altro dato di fatto che incrementa una cattiva lettura della letteratura.
Nei social si postano di continuo biografie edificanti o che suscitano pietà. La Merini è apprezzata come martire da manicomio, punto per punto, minuto per minuto, la sua biografia viene spiattellata sui social in stile agiografia della santa senza miracoli. Nemmeno un’ombra di critica allo stile, al contenuto e al significato della sua poetica che passa decisamente in secondo piano rispetto alle inenarrabili sofferenze del dato biografico, esaltato da un certo tipo di televisione della manipolazione, e dai media in generale. La Merini è di fatto, innocua come poetessa, perciò perfettamente funzionale agli scopi di un sistema che più che sul contenuto, punta al lettore che non sa leggere, ma sa emozionarsi di fronte al clangore celestiale delle biografie.
Anche la testa dentro al forno della Plath fa furore presso gente che probabilmente non l’ha nemmeno mai letta, ma sulle sue poesie notazioni critiche zero, tanto gossip invece sulla disgraziata biografia, che insiste sulle modalità del suicidio, sulla sua infelicità, sul fatto che prima di suicidarsi abbia preparato la colazione ai bambini, etc. Post tutti uguali, a catenella si susseguono sui social ripetendo il mantra della cattiva stagione suicida della Plath e di altri scrittori infelicissimi.
Gli scrittori contemporanei hanno eretto un altare alle loro spesso insignificanti biografie, e chi è abbandonologo, chi è tuttologo, chi è stranologo, chi ci racconta dove vive, come passa la giornata, quali sono le sue piccole manie da extraterrestre, chi ci descrive cosa mangia, in che posizione scrive, etc. E il popolino è affascinato da questo modo di porsi, da persone che diventano personaggi. Ma la scrittura? Ah, quella, vero, è diventata un accessorio poco importante.
La biografia dovrebbe semplicemente aiutare a far capire certi aspetti dell’opera di un autore, non rappresentare il motivo per cui si compra un libro.
Non si compra un libro perché l’autore soffre, oppure è bello o bravo, lo si acquista per leggerlo, operazione che sta diventando fuori moda.
E, al contrario, non è possibile rifiutarsi di leggere un autore perché non ci piace la sua biografia, così si fa fuori il 90 per cento degli scrittori.
Insomma, anche Pirandello ha aderito al Partito fascista, ma non per questo ci si può rifiutare di leggerlo. È geniale ugualmente, anche se ha creduto, purtroppo, nel fascismo. La biografia non deve e non può essere il dato essenziale per giudicare un autore, né si può leggere un libro con i paraocchi del moralista.
A questo punto una domanda si impone. La biografia è inutile? Beh, no, nient’affatto.
Dickens ha, per esempio, sempre un punto di vista lucido quando parla di classi popolari, ne descrive la fame e le sofferenze, come se le avesse vissute. E in parte il dato biografico conferma che le visse. A dodici anni infatti fu costretto a lavorare come operaio in una fabbrica di lucido da scarpe. Il padre venne addirittura incarcerato per debiti. Quindi ha conosciuto la miseria e l’ha descritta con cognizione di causa.
Una lettura completa non può ignorare… (Continua su Detrutturalismo n. 9, Marzo 2025).
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