Dickens, anaforico, satirico, descrittivista

Dickens, anaforico, satirico, descrittivista

Dickens, anaforico, satirico, descrittivista

Dickens, anaforico, satirico, descrittivista

Dickens, A tale of two cities, edizione contemporanea, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Dickens, anaforico, satirico, descrittivista

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Il racconto di due città, titolo originale A tale of two cities, di Charles Dickens, è un romanzo ambientato all’epoca della Rivoluzione Francese e del Terrore, tra Francia e Inghilterra, Parigi e Londra, le due città del titolo, appunto.
La vicenda prende l’avvio nel 1775. Si tratta dunque di un romanzo storico visto con gli occhi di un autore che ha l’esatta e precisa percezione di quella che all’epoca era la prepotenza dell’aristocrazia in Francia, l’imperialismo e la monarchia in Inghilterra, la condizione delle classi popolari oppresse dalla fame e l’etica della grossa borghesia bancaria.
Dickens, spesso pessimamente tradotto, con sfumature che egli stesso non ha mai dato al suo discorso, è anaforico, descrittivo con un’attenzione quasi maniacale ai particolari, realista e surreale al tempo stesso.
Le iterazioni di intere frasi a scopo rafforzativo, sono seminate in tutto il romanzo, perfino l’attacco inizia con una ripetizione che rende la prosa cantilenante e molto musicale, simile ad una nenia o a una favola anaforica:

It was the best of times, it was the worst of times, it was the age of wisdom, it was the age of foolishness, it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity, it was the season of Light, it was the season of Darkness, it was the spring of hope, it was the winter of despair, we had everything before us, we had nothing before us, we were all going direct to Heaven, we were all going direct the other way—in short, the period was so far like the present period, that some of its noisiest authorities insisted on its being received, for good or for evil, in the superlative degree of comparison only.
There were a king with a large jaw and a queen with a plain face, on the throne of England; there were a king with a large jaw and a queen with a fair face, on the throne of France. In both countries it was clearer than crystal to the lords of the State preserves of loaves and fishes, that things in general were settled for ever.
It was the year of Our Lord one thousand seven hundred and seventy-five.

Era il migliore dei tempi, era il peggiore dei tempi, era l’età della saggezza, era l’età della follia, era l’epoca della fede, era l’epoca dell’incredulità, era la stagione della Luce, era l’epoca della era la stagione delle tenebre, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, avevamo tutto davanti a noi, non avevamo niente davanti a noi, saremmo andati tutti diretti in Paradiso, saremmo andati tutti nella direzione opposta – in in breve, il periodo era così simile al periodo attuale, che alcune delle sue autorità più rumorose insistevano affinché fosse accolto, nel bene e nel male, solo nel grado superlativo di paragone.
Sul trono d’Inghilterra c’erano un re dalla mascella larga e una regina dal volto semplice; c’erano un re dalla mascella grande e una regina dal bel viso, sul trono di Francia. In entrambi i paesi era più chiaro che il cristallo per i signori dello Stato, riserve di pani e di pesci, che le cose in generale erano sistemate per sempre.
Era l’anno di Nostro Signore millesettecentosettantacinque.

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Il descrittivismo, a tratti perfino eccessivo, è tuttavia sempre funzionale alla vicenda narrata, e in molti casi raggiunge un livello altissimo di raffinatezza satirica, con una scelta oculatissima delle parole. Per esempio emblematica e riuscitissima è la descrizione di Monsigneur nel capitolo VII:

Monseigneur, one of the great lords in power at the Court, held his fortnightly reception in his grand hotel in Paris. Monseigneur was in his inner room, his sanctuary of sanctuaries, the Holiest of Holiests to the crowd of worshippers in the suite of rooms without. Monseigneur was about to take his chocolate. Monseigneur could swallow a great many things with ease, and was by some few sullen minds supposed to be rather rapidly swallowing France; but, his morning’s chocolate could not so much as get into the throat of Monseigneur, without the aid of four strong men besides the Cook.
Yes. It took four men, all four ablaze with gorgeous decoration, and the Chief of them unable to exist with fewer than two gold watches in his pocket, emulative of the noble and chaste fashion set by Monseigneur, to conduct the happy chocolate to Monseigneur’s lips. One lacquey carried the chocolate-pot into the sacred presence; a second, milled and frothed the chocolate with the little instrument he bore for that function; a third, presented the favoured napkin; a fourth (he of the two gold watches), poured the chocolate out. It was impossible for Monseigneur to dispense with one of these attendants on the chocolate and hold his high place under the admiring Heavens. Deep would have been the blot upon his escutcheon if his chocolate had been ignobly waited on by only three men…

Monseigneur, uno dei grandi signori al potere a corte, teneva il suo ricevimento quindicinale nel suo grand hotel a Parigi. Monseigneur era nella sua stanza interna, il suo santuario dei santuari, il più sacro dei più sacri per la folla di fedeli nella serie di stanze esterne. Monseigneur stava per prendere la sua cioccolata. Monseigneur poteva ingoiare un sacco di cose con facilità, e alcune poche menti cupe supponevano che stesse ingoiando piuttosto rapidamente la Francia; ma la sua cioccolata mattutina non riusciva nemmeno a entrare nella gola di Monseigneur, senza l’aiuto di quattro uomini forti oltre al cuoco.
Sì. Ci vollero quattro uomini, tutti e quattro sgargianti di decorazioni sfarzose, e il capo di loro incapace di sopravvivere con meno di due orologi d’oro in tasca, emulando la moda nobile e casta stabilita da Monseigneur, per condurre la felice cioccolata alle labbra di Monseigneur. Un lacchè portò la cioccolateria alla sacra presenza; un secondo, macinava e schiumava il cioccolato con il piccolo strumento che portava con sé per quella funzione; un terzo, presentava il tovagliolo preferito; un quarto (quello dei due orologi d’oro), versava il cioccolato. Era impossibile per Monseigneur fare a meno di uno di questi inservienti per il cioccolato e mantenere il suo posto elevato sotto i cieli ammirati. Profonda sarebbe stata la macchia sul suo stemma se il suo cioccolato fosse stato ignobilmente servito da soli tre uomini…

Il ritratto è sferzante. I particolari, attraverso l’uso di un cibo destinato, nel Settecento, solo alle classi ricche, il cioccolato, diventano come tanti elementi che compongono un puzzle teso a rendere il lettore consapevole che ci si trova di fronte a un personaggio disgustoso, viziato e insaziabilmente avido di potere, tanto che ricorda certi politici contemporanei… (continua).

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

Thinking Man editore

 

Comment (1)

  1. Giuseppe Ioppolo

    E siamo alle solite: due re dalla mascella grande e due regine dal viso bello che mandano due popoli al macello 😡😡😡

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