Robinson Crusoe, il colonialista

Robinson Crusoe, il colonialista

Robinson Crusoe, il colonialista

Robinson Crusoe, il colonialista

Un’edizione moderna di Robinson Crusoe, credit Antiche Curiosità©

 

Robinson Crusoe, il colonialista

Mary Blindflowers©

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Robinson Crusoe di Daniel Defoe, venne stampato in prima edizione in sole 1000 copie da W. Taylor, con questo titolo: The Life and Strange Surprizing Adventures of Robinson Crusoe, of York, Mariner: Who lived Eight and Twenty Years, all alone in an un-inhabited Island on the Coast of America, near the Mouth of the Great River of Oroonoque; Having been cast on Shore by Shipwreck, wherein all the Men perished but himself. With An Account how he was at last as strangely deliver’d by Pyrates. Written by Himself. La prima parte fu pubblicata il 25 aprile 1719, il seguito, Farther Adventures of Robinson Crusoe, fu pubblicato nell’agosto dello stesso anno.
Dato l’esiguo numero di copie in circolazione e la fama del romanzo, la prima edizione ha quotazioni assurde, oltretutto è piena di incisioni che impreziosiscono il romanzo, facendone aumentare il valore.
Ma di che parla Robinson Crusoe?
Apparentemente di un borghese un poco scapestrato di nome Crusoe, che non contentandosi delle gioie del suo stato sociale, decide di andare per mare, fino a che non naufraga in un’isola deserta dove impara a sopravvivere.
In realtà, il romanzo, spesso devastato nelle edizioni per le scuole, spesso considerato letteratura adatta a dei ragazzi, tanto da alimentare una vasta produzione editoriale costruita su rifacimenti grotteschi e tagli che deturpano irrimediabilmente l’essenza della storia, è un’opera colonialista a tutti gli effetti, un lavoro che testimonia il grado di ignoranza degli uomini del passato. Non è affatto un libro per ragazzi, ma un’epopea che esalta l’imperialismo inglese.
Nella mentalità di Robinson Crusoe, il protagonista, ci sono elementi che ritroviamo identici in un’opera successiva, La conquista del Perù di Prescott. Questi sostiene che il colonialismo spagnolo si sia reso colpevole di atrocità ampiamente testimoniate dalla storia, ma non condanna tout court la colonizzazione, anzi, la trova naturale, ciò che condanna è l’eccesso di violenza e lo sterminio esercitato nei confronti dei popoli assoggettati. Insomma, non è giusto colonizzare con grande spargimento gratuito di sangue, ma colonizzare convertendo e senza troppi mezzi coercitivi, invece, a suo parere, sì. In pratica esalta l’imperialismo inglese condannando quello spagnolo.
Ritroviamo la stessa mentalità nel protagonista di Defoe, il quale addirittura dice:

I had rather be delivered up to the savages, and be devoured alive, than fall into the merciless claws of the priests, and be carried into the Inquisition (cap. XVII).

Io avrei preferito essere consegnato ai selvaggi ed essere divorato vivo, piuttosto che cadere nelle grinfie spietate dei preti ed essere portato all’Inquisizione. (Cap. XVII).

Quindi in entrambi i casi non si condanna affatto il colonialismo come concetto ma solo come eccesso di violenza, tant’è che Robinson chiama tranquillamente “savages”, selvaggi, i popoli non europei e “negri”, termine oggi giudicato offensivo, le persone di colore che considera sue schiave naturali. Quando salva la vita a un uomo, lo considera subito “il suo uomo”, ossia il suo servo naturale, solo perché è di colore e non gli chiede come si chiami, non cerca di capire che lingua parli, gli dà arbitrariamente un nome piuttosto ridicolo, Venerdì, perché lo ha salvato dalla morte proprio un venerdì. E pretende di essere chiamato “master”, padrone. È automatico per Robinson che Venerdì sia una sua proprietà, un oggetto animato e inferiore che si possa tranquillamente vendere, istruire, sottomettere senza alcuno scrupolo, perché Crusoe si sente un essere superiore che è stato capace di sopravvivere, con le sole doti dell’ingegno. Quindi impone la sua lingua, la sua religione e la sua cultura, senza preoccuparsi di imparare alcunché, perché è nato imparato, come dicono quelli che parlano bene. Venerdì ubbidisce assurdamente ai suoi ordini come se fosse nato per questo. Non ha il minimo moto di ribellione il che lo rende piuttosto inverosimile come personaggio.
Crusoe, ovviamente, è anche un latifondista, fa commercio di schiavi e possiede piantagioni, in barba a qualunque diritto umano. E anche questo è percepito nel romanzo, come normalissimo.
L’isola nella quale Robinson approda è disabitata, solo di tanto in tanto visitata dai cannibali, ma il protagonista colonizzatore la considera il suo regno, tanto che chiama la fortificazione che si costruisce per ripararsi, “castello” e si definisce “legislatore dell’isola”. Chi arriva nell’isola è perciò automaticamente un suo suddito. Siamo in piena esaltazione coloniale. Ovviamente in tutto questo delirio, se Robinson non si fa scrupolo di schiavizzare il suo prossimo, figuriamoci se si pone problemi in merito agli animali di cui fa abbondanti e spesso gratuite stragi… (Continua).

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Giorgio Infantino

    Un altro aspetto, che non si palesa manifestamente al comune lettore è che nel modo di produrre i beni, per la sua stessa sopravvivenza, Robinson esalta un tipo di schema economico liberale che poi verrà ripreso dalla corrente neo liberista. Dunque, da una parte l’esaltazione dell’imperialismo inglese, dall’altro, la difesa dell’individuo economico autosufficiente che però, con una contraddizione palese, poi vuole farsi Stato, Re. Contraddizioni che difatti esploderanno pienamente nel primo dopoguerra con lo sviluppo, antagonista, delle tesi keynesiane,

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