
La lezione sul Medioevo, disegno su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©
Conta fortuna o raccomandazione
Giorgio Infantino©
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La professoressa, o i suoi assistenti, all’esame avrebbero potuto chiederle di tutto. O meglio, quasi di tutto, perché molti scrittori e poeti del Novecento non erano stati inclusi nel programma che, partendo da Dante, si fermava a Pirandello, ma qualche connessione, pure con qualche autore straniero, poteva capitare. In ogni caso, l’esame era quello ed era organizzato all’italiana, cioè il suo esito sarebbe dipeso da come veniva.
La studentessa si armò di coraggio, prese il telefono e chiamò.
Il destinatario della telefonata era immerso a scrivere in quel momento, facendo parte di quella pletora di scrittori minori, molto minori, quasi del tutto sconosciuti, destinati ad essere snobbati, che si illudono di sfuggire agli schemi, inventandone di nuovi per fare arte, perché in fondo la letteratura è questo: arte.
Quando finalmente rispose alla figlia, aveva appena finito di limare un testo il cui ritmo, rileggendolo, non gli tornava. Ogni tanto pensava che sarebbe stato meglio finirla per sempre con la follia dello scrivere, ma non poteva farci nulla e continuava imperterrito, ugualmente consapevole che non l’avrebbe letto nessuno, nemmeno quei pochissimi lettori auspicati da Alessandro Manzoni, per sé stesso, quando aveva dato alle stampe “I Promessi sposi”. Del resto, sulle prime, anche lo scrittore lombardo aveva accettato di essere presentato da qualcuno ma, almeno, la stoffa (e soprattutto i soldi personali per lanciarsi), li aveva già.
“Papà, dovresti aiutarmi?”
“Certo, come?”
“Verresti a stare qualche giorno da me, a farmi ripetere il programma di letteratura italiana?”
“Sì, ma …”.
“Lo so, ma potrai scrivere anche qua. Non ti disturberò tanto. Mi basta che rimani con me e ogni tanto mi ascolti ripetere”.
“Arrivo”, le rispose subito e dopo un’ora era lì. Si era portato l’essenziale per vivere qualche giorno insieme a sua figlia nella casa al mare.
Esaminò subito il programma. Ovviamente autori minori che avevano idee dissonanti dai maggiori non ce n’erano. Ma non era una sorpresa. Chi li legge i minori? E, soprattutto, chi li legge i contemporanei non famosi?
Si ricordò che una volta l’avevano invitato a presentare un suo libro in una biblioteca universitaria: per vendere qualche copia aveva dovuto scippare il microfono di mano all’impiegato che stava spegnendo l’impianto. In quell’occasione aveva soprattutto notato come nei corridoi ci fossero esposti libri antichi, anche di pregio, ma nessun libro di autori contemporanei minori.
Lasciò perdere i ricordi e le domande che si stava facendo sulle biblioteche e tornò ad occuparsi del programma dell’esame, obiettivamente vasto e davvero a sua figlia avrebbero potuto chiedere qualsiasi cosa. Così, decise di tranquillizzarla subito: “Inutile che ti fai venire le ansie, perché, come per avere successo conta fortuna o, in alternativa, una bella raccomandazione che, però, tu non hai”.
“Papà, sei il solito fissato”.
“Ah, io sarei fissato? Hai letto la novella di Ser Ciappelletto?”
“Sì, è proprio in programma, ma non ci ho capito molto. Perché lo fanno Santo, alla fine?”
“Perché la gente vive di quello. Vive nel sistema, con artifici e raccomandazioni. Boccaccio lo sapeva e già lo metteva in evidenza ai suoi tempi. Ovviamente poi di quella novella sono state proposte altre spiegazioni, ma il succo è quello. Cepparello da Prato è attualissimo anche oggi”… (Continua…).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Ho l’impressione che non sia soltanto il prof. Pinco a fare antiaccademia, che tra l’altro fa pure accademia. In questo pezzo traspare una pericolosa tendenza destrutturalista (non a metà) che manda in ghingheri chi sta ai piani alti della rivista ma suscita molta apprensione nell’accademico antiaccademico prof, Pincus o Pinco…