Uomo medio e letteratura

Uomo medio e letteratura

Uomo medio e letteratura

Uomo medio e letteratura

La cattura della letteratura, credit Mary Blindflowers©

 

Uomo medio e letteratura

Fluò©

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Il rapporto dell’uomo medio con la letteratura e la cultura in genere, è simile ad un’alzatina di spalle di fronte a qualcosa di inutile che serve a poco, se non a nulla. La letteratura è vista come attività non essenziale, che può essere relegata nella scatoletta dei giochini ricreativi, al pari dei quiz televisivi, dei programmini demenziali di intrattenimento delle masse e delle parole crociate che si fanno giusto quando non si sa come passare il tempo in spiaggia o sul treno o nella sala d’aspetto di un dottore.
In poche parole, prima la letteratura era elitaria, e sia i produttori che i consumatori appartenevano alle classi privilegiate. Il popolino doveva solo lavorare e farsi schiavo di tali classi, spesso non sapeva nemmeno leggere e scrivere. Oggi con la cultura di massa tutti sanno leggere ma non capiscono quello che leggono. I produttori di letteratura o supposta tale sono rimasti una casta che ha denaro, in grado di propagandare i suoi autori ovunque, facendo sembrare la pirite, oro, tanto luccicano entrambi. I fruitori invece sono cambiati, lo scrittore e l’editore puntano alla massa perché il libro non è più un oggetto costoso per pochi, ma viene concepito come un prodotto per tutti. Ovviamente questo scatena la corsa alla monopolizzazione delle coscienze. Se il messaggio viene amplificato grazie al globalismo, alla potenza dei nuovi mezzi di comunicazione, viene anche impoverito, brandizzato, ridotto a puro slogan pubblicitario e semplificato, in modo che più o meno tutti possano capirlo. Lungi da me il fare un discorso contro la semplicità, ci sono autori relativamente semplici che fanno poesia e letteratura degne di questo nome, perché attraverso la semplicità del linguaggio, veicolano significati, basti pensare ad un Caproni o a un Silone, no, non è questo il discorso. Il problema vero è che la semplificazione operata oggi dal marketing presuppone l’eliminazione di tutti quei contenuti giudicati fastidiosi e inopportuni. Prima c’era la censura esplicita. I libri giudicati contrari alla religione o alla morale tradizionale, venivano messi all’Indice e dati alle fiamme. Ogni libro che era dedicato al signore e finanziatore di turno, doveva essere approvato dalla Chiesa, per evitare guai con l’Inquisizione. Oggi c’è la censura che è di due tipi. Quella esplicita esercitata anche dai social che giudica contrari ai dettami della comunità, i contenuti ritenuti non adatti, secondo criteri opinabilissimi, e quella implicita che è più pericolosa perché si esercita sottilmente e in modo subliminale, ossia in teoria non si censura nulla e si lascia ciascuno libero di scrivere ciò che vuole, soltanto perché si monopolizza distribuzione e mercato. Questo tipo di censura fa in modo che l’establishment non abbia mai nulla da temere dalla voce di chi non è distribuito affatto, proprio perché non è distribuito e dunque lo leggono in pochi. Un autore che contesta il sistema per rendersi pericoloso deve vendere. La gente lo legge, le sue idee si diffondono, ma se non lo legge nessuno perché non c’è in nessuna libreria, che pericolo potrebbe mai rappresentare?
In caso poi che riuscisse a vendere cosa accadrebbe?
Semplice, il sistema cercherebbe di assorbirlo, comprandolo e pubblicandolo a patto che l’autore elimini certe parti del suo lavoro giudicate non propriamente etiche, secondo, ovviamente, l’eticità imposta dal potere. Una volta assorbito, ecco che l’autore deve fare e dire ciò che chi lo ha assorbito impone.
Quindi si crea un circuito chiuso che manda in cortocircuito neuronale perfino i lettori che da lettori sono diventati macchine assorbi-nozioni che vengono dimenticate in meno di mezz’ora, proprio per il principio di cui dicevo, ossia che la letteratura è vista ormai come svago innocuo e depauperato ad hoc di contenuti critici.
Avete mai provato a scrivere sui social critiche al sistema editoriale?
Ci sarà sempre qualcuno che vi dirà “ma chi se ne frega” se l’editoria non funziona, e questo qualcuno non è un vero lettore ma nemmeno uno scrittore. Se ne frega semplicemente perché non arriva a capire che la morte della letteratura o la sua svendita al sistema, è una tragedia epocale che riguarda tutti. Le generazioni che verranno saranno educate a non pensare, a leggere non-letteratura censurata e filtrata dal regime, scritta da un manipolo elitario di scrittori venduti e sottomessi totalmente ai dictat di un sistema in cui non ci sarà più via d’uscita dal nulla impanato.
E chi alza le spalle e dice, “ma che mi importa della letteratura, non mi riguarda”, non capisce, perché ormai è indottrinato, che i suoi figli leggeranno contenuti sempre più filtrati e censurati, scritti magari da una macchina pre-impostata; non comprende che egli stesso non avrà possibilità di avere un’impostazione critica o di leggere un testo attivando i neuroni, che tutto ciò che leggeremo verrà creato apposta per non leggere alcunché perché la casta deve mantenere il suo potere. Chi alza le spalle perché pensa che, siccome non scrive, la faccenda non lo tocchi, ignora totalmente che in un mondo interconnesso, ogni tassello si aggancia ad un altro, ignora che la morte della letteratura e delle voci dissonanti segnerà la schiavitù delle menti, anche della sua.

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Destrutturalismo

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. giuseppe

    Ma c’è qualcuno che ancora si aggrappa al concetto di laicità. il pericolo viene dalle religioni monoteiste… dimenticando che proveniamo in grandissima maggioranza da una religione monoteista… che l’ebraismo è una religione monoteista e che stiamo andando verso l’adorazione di un solo dio, il dio denaro, la peggiore tra le le religioni monoteiste!

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