
The Divism, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©
Il divismo? Una malattia
Mary Blindflowers©
Il divismo è una vera e propria malattia sociale, cronica e irreversibile nella maggior parte dei casi. Si tratta di una patologia contagiosa.
Sintomi del divismo:
1 Condivisione nei social per pura fede dogmatica di contenuti dei soliti noti senza riferimenti bibliografici.
2 Nervosismo parossistico e inclinazione all’aggressività verbale verso chiunque metta in dubbio la verità precotta dei contenuti condivisi.
3 Incapacità di ragionamento concreto e autonomo.
4 Citazionismo compulsivo a casaccio per giustificare la propria fede dogmatica nel divo.
5 Tendenza a fare congetture non verificabili e senza fondamento sulla vita degli interlocutori non plaudenti, con attribuzione a costoro di fisime, frustrazioni, nervosismi, superficialità, malattie mentali, etc.
6 Tendenza a dare consigli di lettura all’interlocutore non consenziente e non plaudente, in modo da congetturarne la presunta ignoranza sulla base di dati inesistenti.
7 Vittimismo. Il divista, per il solo fatto di essere contraddetto, pensa di essere un perseguitato, vittima di persone negative che non accettano il suo pensiero unico e si permettono di ragionare.
8 Tendenza a vedere solo gli effetti e mai le cause di un fenomeno, mancanza di approfondimento. Il divista ritiene che tutti i contenuti filtrati siano scienza e verità assoluta. Non accetta la dialettica.
9 Mancanza di dubbi. Il divista è il profeta della certezza.
10 Tendenza ad adulare il divo e a fare proselitismo con condivisioni ossessive di soli contenuti mainstream. Crisi isteriche non appena gli si chiede la motivazione della sua adulazione.
11 Tendenza all’omissione di contenuti mainstream del passato non ritenuti adeguati alla morale del presente, cancel culture.
12 Tendenza a vantarsi delle proprie letture.
13 Mancanza di capacità critiche nella lettura di un testo.
14 Tendenza al populismo e al riduttivismo con slogan ad effetto che fanno leva sui buoni sentimenti.
Divismo, se lo conosci lo eviti. Evitate di contrarlo, non c’è una cura!
Una volta contratto il morbo, infatti, si entra in un meccanismo labirintico e perverso contro cui ogni ragionamento sensato diventa inefficace perché il divismo è un dogma che fa danni irreversibili ai neuroni.
Il problema vero del divismo è che non ne sono vittime solo gli incolti, preda di propaganda e di pubblicità martellanti, ma anche gli operatori culturali. La scuola è diventata un vivaio di infezione divista. Lo studio degli autori principali della letteratura diventa una sorta di proselitismo acritico. L’alunno viene instradato fin da giovane verso il sentiero dell’adulazione incondizionata degli scrittori mainstream che diventano divi, eroi, e guai a sottolinearne i difetti! Al limite se ci sono contenuti imbarazzanti in un autore antico, li si elimina e si presentano versioni edulcorate del testo, revisionate “per educare” al divismo e far ammalare i giovani. Un’operazione devastante di diseducazione al testo si ritrova nei libri scolastici, nelle antologie dove ciò che infastidisce si omette, e sui social dove lo slogan senza riferimenti bibliografici è diventata la norma spacciata per cultura.
Si diffonde così una cultura usa e getta, buona per tutte le stagioni depensanti e gli spazi in cui ciascuno si improvvisa poeta, saggista, scrittore e finanche psicologo di chi nemmeno conosce. Un luogo-non luogo in cui la quantità di imbecilli formati dal divismo, è superiore ad ogni immaginazione, perché si sa che la realtà supera sempre la fantasia. Come diceva Lewis Carrol in Alices’ Adventures in Wonderland, cap. I: “Alice had no idea what Latitude was, or Longitude either, but thought they were nice grand words to say…”; “Alice non aveva idea di cosa fossero Latitudine e Longitudine ma le sembravano parole belle e importanti da dire…”
Così ciascuno, al suono armonioso e preimpostato delle sue stesse parole, si autoconvince di dire verità importanti senza dir, di fatto, men che nulla.
Ovviamente, per ogni persona che decide di abdicare a questo tipo di condotta e di andare più a fondo, c’è sempre il censore che ricorda a tutti come funziona il mondo. Per essere accettati nel gruppo e non essere tacciati di superbia, occorre applaudire sempre, parlare sempre per sentenze già scritte estrapolate dal contesto originale e solleticare i buoni sentimenti del popolino rinunciando per sempre al proprio spirito critico. Così si formano generazioni di soggetti che implodono, in nome della buona educazione e della paura di essere costantemente giudicati dalle nullità aderenti a ogni stupidaggine propagandata dal potere. Il tiranno è liberale con gli “scrittori di cose frivole e lascive”, rabbioso “contro chi scuota con forti parole le catene dei servi”.1
1 L’asino, sogno di F.D. Guerrazzi, vol. II, cap. XI, Casa Editrice Italiana di Maurizio Guidoni, Milano 1863.
DESTRUTTURALISMO Punti salienti