
Stella marina morta, credit Antiche Curiosità©
Barbaro Muto senza cervello
Mary Blindflowers©
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Userò in questo articolo il termine di Barbaro Muto per descrivere la vera e propria barbarie che è subentrata al fallimento della critica letteraria. Se quest’ultima si è sempre nutrita di logiche settarie ed esclusiviste nel truogolo degli amici degli amici di partito e di parrocchia, oggi tutti si sentono critici senza riuscire a criticare alcunché. Il Barbaro Muto è dunque un signor Rossi qualsiasi, privo di qualunque talento, che si convince di essere un grandissimo esperto di letteratura e di poesia. Ha degli input mainstream assimilati nel cervelletto allineato e appena sente il nome di un poeta laureato, gli si accende la lucina verde, nome famoso uguale bravo, quindi interviene nei social e scrive la sua frasetta da primina: “Il poeta laureato X è molto bravo, ha scritto belle poesie”, punto. E si sente un grande uomo, un grande critico e una persona buona. Non appena trova qualcuno che invece la pensa diversamente, la sua bontà si altera, perché il suo mito è stato intaccato, quindi il buon uomo dabbene colto da una dabbenaggine galoppante, interviene postando la foto di una poesiola da primina del suo idolo, dicendo “bella, bella, bella!”. Quando gli si fa notare che la poesia tanto bella poi non è, perché è populista, sciatta, miserevolmente banale e non contiene nemmeno un verso, affondando la lama di una critica sensata e scomponendo il testo nei suoi elementarissimi punti essenziali che ne rivelano debolezza e inerzia, ribadisce, udite udite, sentite che originalità e finezza, che “la poesia è bella”, ma, essendo un Barbaro Muto, imparentato con un troglodita, non avendo grandi capacità di penetrazione, poveretto, non riesce ad andare più in là, e non avendo argomenti, continua a ribadire a loop che la “poesia è bella”. A parte che il senso estetico nell’arte è stato superato da un pezzo, proprio come concetto generale, perfino nelle arti figurative; a parte che anche un bambino può dire che una cosa è bella, nell’incanto dei suoi primi passi nel mondo, l’attribuzione di un solo aggettivo ad un componimento, può definirsi critica? Perché, mi sono sempre domandata, i detrattori di un poeta hanno il dovere e l’obbligo di giustificarne la demolizione, argomentando, mentre il lodante bello bello perpetuo Barbaro e Muto, ossia incapace di analisi critica, non ha nessun dovere verso gli interlocutori?
Ho fatto questa domanda ad un Barbaro Muto, grande fan dei poeti laureati, in particolare di uno che va in Tv a parlare di contadini, non avendo mai fatto il contadino, va a parlare di fare il pane, non avendo mai infornato se non nella sua bocca di partito, una sola pagnotta che sia una.
Che ha risposto il Barbaro Muto?
Essendo Muto, nulla, mi ha dato della superba, facile e abusatissimo escamotage del mediocre per mediocrizzare una conversazione che non riesce a sostenere per manifesta incapacità e assoluta ignoranza letteraria.
La critica è fallita per colpa dei critici e delle loro chiusure mentali, ma ora non va per niente meglio! Infatti i critici di professione sono stati sostituiti da un’orda di imbecilli che pensano di essere dio e di saper tutto, che pensano che non occorra affatto argomentare la qualità degli scritti dei poeti di regime, cresciuti e pasciuti all’ombra del partito. In pratica il Barbaro Muto che segue le indicazioni del marketing, è l’uomo che non deve spiegare mai nulla a nessuno, essendo portatore di verità assolute. Se un poeta rigorosamente segnalato dall’Etablishement, viene contestato, il Muto troglodita ribadisce, “no, è bello!” Siccome pensa di essere espertissimo, quasi un Dio, l’aggettivo, uno solo, che due son troppi, che usa per definire il suo eroe, diventa sentenza definitiva, dogma incontestabile e chi oppone un’avversativa ragionata, è superbo. Il poeta del suo cuore deve piacere a tutti perché piace a lui. Questo tipo di subumano non è una specie rara ma prolifica. Il Barbaro Muto ha la madre sempre gravida. È la gioia della classe dominante, il titillo del sistema, la pubblicità gratuita a tutti i libri mediocri.
È un dittatorello nel suo piccolo, una marionetta che scimmiotta gesti, abitudini e marketing di sistema condividendo tutto senza mai un’afflato oppositivo, un dubbio. È una specie di stella marina nell’oceano della superficialità, del dogmatismo, delle sentenze inappellabili e dell’incapacità critica. E aggrappandosi alle rocce di sistema, questo brutus stella, propina consigli anche, dal suo maremagnum di saggezza, si sente in grado di darne.
Lo sapevate però che le stelle marine sono degli invertebrati senza nemmeno un cervello?
Ebbene sì. Se le togli dalla loro acqua, muoiono… (Continua su Destrutturalismo n. 8, Novembre 2024).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Corri presto al Grosso Mato
mentre ti rovino il mito,
il cervello poni in moto,
tu che sei Barbaro Muto!