Dai Babilonesi a Benigni?

Dai Babilonesi a Benigni

Dai Babilonesi a Benigni?

Dai Babilonesi a Benigni

Parolacce, credit Antiche Curiosità©

 

Fluò©

Dai Babilonesi a Benigni?

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La saggistica spiccia è concepita per un pubblico ingenuo, poco abituato all’approfondimento, insomma una platea di lettori a cui non verrebbe mai in mente di andare a verificare la fonte da cui il saggista ha preso le informazioni. Se, per esempio l’autore cita Plinio e non sente l’esigenza di specificare da quale libro è tratto il riferimento, da quale pagina e da quale edizione, si presuppone che il suo target di riferimento non sia un soggetto colto e curioso che sente, ad un certo punto, la necessità di approfondire e andare a leggersi direttamente Plinio per allargare i suo orizzonti culturali. Il lettore ideale del saggista spiccio è l’incolto che accetta tutto come vero purché sia scritto nero su bianco e pubblicato da un grosso editore.
La saggistica seria, che può essere divulgativa o accademica, si preoccupa sempre di citare la precisa fonte da cui si traggono eventuali citazioni oppure riferimenti, perché l’autore di questo tipo di saggi ha stima del suo lettore, presuppone che chi lo legge sia una persona intelligente, ergo abbia tutto il diritto di leggere le fonti originarie, se desidera farlo. La precisione di una nota è importante per valutare la qualità della saggistica, anche perché è un atto di modestia da parte dello scrivente che non ha l’arroganza di pensare che un lettore debba credergli ciecamente, ma formula un’ipotesi suffragata da prove verificabili e consultabili.
Questa attenzione nel libro di Vito Tartamella pubblicato da Rizzoli e intitolato Parolacce, non l’ho vista. Ci sono alla fine del libro dei bei ringraziamenti a vari prof, e dulcis in fundo, alla mamma, poi c’è una bibliografia generale, ma di note ai paragrafi con indicazione delle pagine precise, nemmeno l’ombra, neppure quando l’autore va a scomodare Seneca:

Che cosa provate quando vi date una martellata su un dito? Possiamo rispondere usando la descrizione dello scrittore latino Lucio Anneo Seneca: “Gli occhi ardono e lampeggiano, il viso si copre di rossore per il rifluire di sangue dal fondo dei precordi, le labbra tremano i denti si serrano, i capelli si drizzano ispidi, il respiro diventa forzato e rumoroso … i lineamenti sono brutti e spaventosi” (Tartamella, Bur, 2006, p. 12).

Seneca scrive in latino, chi ha tradotto, dunque, il pezzo citato? Da quale libro è preso? Da quale edizione? Non si sa. Devo cercarlo nella bibliografia generale in mezzo a tanti titoli? Comodo!
Hans Höting viene citato in merito a certe abitudini “mediche”:

E gli escrementi erano anche usati come cura, ricorda il medico Han Höting, “le secrezioni corporali erano usate come terapia da secoli…” (p. 28).

Sì, è vero, la medicina stercoraria non è affatto un’opinione, ma la citazione a casaccio sì. Anche qui nemmeno l’ombra di una nota. Hans Höting dove ricorda quanto scrive Tartamella? Quando? A che proposito? L’edizione? La traduzione? Nulla…
Ma chi ha insegnato a Tartamella a fare saggistica? Paperino o Gargamella?… (Continua su Destrutturalismo n. 8, Novembre 2024).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Giorgio Infantino

    il problema è che la gente segue Fabio Volo e vota Lega, il partito che ha reinventato la parolaccia, trasformandola in consenso politico. La stessa strada intrapresa dai pentastellati anni dopo.

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