India antica, vita quotidiana

India antica, vita quotidiana

India antica, vita quotidiana

India antica, vita quotidiana

La vita quotidiana nell’India antica, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

India antica, vita quotidiana

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Jeannine Auboyer, La vita quotidiana nell’India antica, è un libro degli anni 60 ripubblicato in Italia da Est nel 1965 e poi di nuovo negli anni 90, collana Uomo e mito.
L’india antica è descritta con certosina attenzione ai particolari. Ci troviamo di fronte ad una sorta di zibaldone, con la descrizione di diversi aspetti concernenti la storia e la società indiana.
Si inizia con un po’ di storia per poi passare alla struttura sociale, politica, amministrativa ed economica. Qui finisce la prima parte svolta in quattro capitoli. La seconda verte sulla vita individuale e collettiva, dal quotidiano alla religione. Anche qua quattro capitoli.
La terza e ultima parte si svolge in tre soli capitoli e si occupa della vita reale e aristocratica, del re e della pompa imperiale, per poi approdare a delle conclusioni finali.
Il libro è interessante anche se a tratti noioso. La prosa non ammalia, il periodare è purtroppo monotono, lo stile di scrittura correttissimo da un punto di vista formale ma non coinvolgente.
L’autrice con certosina pazienza ci descrive tutto, minuziosamente, in modo quasi ossessivo, infarcendo il discorso con particolari talvolta utili talaltra invece superflui, probabilmente per desiderio di dare al lettore più informazioni possibile.
Il risultato è interessante da un punto di vista contenutistico ma pesante da leggere perché il descrittivismo ha una certa aridità che stanca e che include una vistosa tendenza ad ammucchiare argomenti diversi senza uno schema preciso che dia ordine, soprattutto nella prima parte, per poi migliorare notevolmente nella seconda che appare anche più ordinata da un punto di vista espositivo.
Nel primo capitolo, Inquadramento geografico e storico, l’autrice saltella dalla posizione geografica dell’India, i fiumi, i monsoni, etc., fino ai Veda e inizia una dissertazione vera e propria sull’argomento per poi passare al primo grande impero autoctono dell’India, quello dei Maurya e continuar imperterrita aggiungendo di tutto e di più, divisione in caste, buddhismo, jainismo, bramanesimo, conquiste territoriali, insomma un vero e proprio minestrone che però mal si accorda con il titolo del paragrafo i cui limiti sono stati ampiamente esuberati.
Se riuscite a superare indenni la prima parte senza addormentarvi, vi salverete immergendovi nei resoconti successivi, specie quelli riguardanti i momenti clou della vita quotidiana dell’indiano antico. Qui la descrizione ha finalmente un senso e i particolari ci rendono visivamente il funzionamento delle cerimonie e dei riti:

… si preparava in fretta una mistura di burro, miele, acqua e latte cagliato, per umettare le labbra del neonato. Quando il bambino era nato, e prima che gli fosse troncato il cordone ombelicale, il padre si curvava su di lui e gli soffiava sopra tre volte, evocando i veda. Poi, davanti ai presenti, lo toccava e, con un cucchiaio d’oro, gli presentava il cibo a base di miele che era stato preparato, augurando al figlio la saggezza (veda), la prosperità, la longevità, l’intelligenza, la forza fisica, insieme alla protezione degli dei. Infine gli mormorava a bassa voce nell’orecchio, il nome breve che aveva scelto per lui in accordo con sua moglie, nome che sarebbe stato rivelato al bambino solo al momento dell’iniziazione, e che doveva restare ignoto a tutti, tranne che al padre e alla madre. Per dieci giorni egli non ne avrà altri e sarà nominato solo con perifrasi. Successivamente il padre pronunciava una formula per impedire al bambino di ammalarsi, di piangere e di soffrire…. (p. 230).

Interessante anche il capitolo sull’iniziazione brahmanica. Anche in questo caso la descrizione è prettamente funzionale al contenuto e molto utile:

Quando aveva tre anni si procedeva (fra i brahmani) alla tonsura del capo: si trattava di un importante sacramento dell’infanzia (chudakarma). La cerimonia si svolgeva con una certa solennità: dapprima, lo si sottoponeva a un’accurata toletta e gli si metteva una sottoveste e un abito mai lavati. Un barbiere, ricompensato con una giara piena di semi, veniva apposta per l’occasione e preparava gli strumenti necessari… (p. 231).

Le note sono estremamente curate e precise, la bibliografia redatta in modo molto professionale.

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