Poveri Cristi, disperati, tristi

Poveri Cristi, disperati, tristi

Poveri Cristi, disperati, tristi

Poveri Cristi, disperati, tristi

Folgorazione, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Poveri Cristi, disperati, tristi

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Lo show business miete consensi, c’è uno sferrugginio continuo e senza tregua di contenuti sovrapposti, in assoluta contraddittoria disarmonia, ma soprattutto c’è tanta povertà contenutistica.
Non pensare, guardare passivamente, sempre, perché il marketing non offre pause ai suoi pesciolini d’oro che nuotano tutti insieme, a gruppi. La solitudine mette a confronto con l’anima, il gruppo, al contrario, derealizza e protegge. Sentirsi parte di qualcosa, tutti focalizzati sul punto fisso, il personaggio noto e di successo che dà lezioni continue sul buon vivere, su come lo fa lui, su cosa dovremmo comprare e su come abolire le nostre capacità critiche per seguire le sue, peraltro inesistenti in una nullologia da baraccone e fiera del vento.
I messaggi di ieri oggi sono già scaduti, finiti in un dimenticatoio che poi ogni tanto viene riproposto, giusto quando non si hanno idee. Tornano mode anni 60 e 70, identiche a quelle che furono, scopiazzate dalle solite note e seguite influencers. Tutto corre senza sosta, soltanto, a tratti la macchina che macina le coscienze, offre uno spicchio verso il sogno di una vita da favola, mostrata all’utente medio tramite oggetti di uso quotidiano che hanno un duplice scopo, pubblicitario e umanizzante del soggetto che li espone: eccoli allora, i graziosi accappatoi costosissimi di pessimo gusto, direbbe Gozzano, con il nome ricamato sopra non dalla Signorina Felicita, ma da un’azienda di lusso, feticci da regalare ai bambini ricchi che più fortunati non si può, e poi eccole, scarpe di cattivo gusto che costano un occhio della fenice reincarnata e offerta in sacrificio per voi, poveri idioti, poi estenuanti frammenti di vacanze per soli miliardari, dentro alberghi esclusivi in cui paghi pure per pisciare nonché per respirare, e le bazzecole bazzecolanti su un femminismo ostentato da mondi pericolanti e non necessari per la reale evoluzione della donna, scusa e patetica mossa strategica acchiappalike. Quindi voilà, gli ammenicoli del nulla come canottiere per esporre mercanzie consigliate, mostrate, esibite come trofei di un’esistenza di successo in cui si può far tutto e anche di più.
Il mediopollo in galantina così chioccia sotto la doccia sognando di stare alle Maldive, il pesce abbocca nella piscina delle dive, il fagiano, che verso fa il fagiano? Non saprei, forse uno strido, e l’utente dell’influencer si fa il nido crogiolandosi nella vita fittizia e ideale dei suoi beniamini che diventano intoccabili anche quando vengono innestati forzatamente e politicamente in situazioni del tutto improbabili.
Così accade che l’influencer il cui nome ricorda dei ferri vecchi con la gni, la quintessenza Ferragni dell’edonismo più sfrenato e privo di talento, il più amato nulla del momento mediocrissimo, diventa il prezzemolo delle masse e si sa, il prezzemolo si mette dappertutto, si infila nella beneficenza pelosa, nelle tragedie epocali di cui sosterrebbe la memoria per i giovani con le borse firmate sugli sfondi che, fecondi pubblicizzano a manetta prodotti assolutamente inutili, video e buonismo pseudo-familiare a carrettate per gente sempre meno pensante che forse non è nemmeno stupida, ma soltanto distratta e attratta dalla favola in terra che la scorpacciata di ferri propone. Tutti (o quasi) vorrebbero vivere come lei, quindi si innesca una psicologia identificativa che è stata studiata a tavolino prima di essere lanciata nel mucchio del mai smucchiato popolino. E nel tira e molla tra “una come noi”, col fidanzatino che si ammala perfino, come ogni comune mortale, e la favola della sua vita supervip, nasce l’attrazione trip cip per l’utente medio. Le emozioni umane non sono forse uguali ovunque? Insomma l’uomo respira e aspira e mentre fa questo vede l’influencer e ne viene assorbito emotivamente come da una macchina, perché di questo si tratta, di una immagine inesistente creata ad hoc per il marketing emozionale.
Così in quest’epoca stretta e scarsa a deficit neuronale, in cui se critichi il nulla sei solo una povera invidiosa, un animale asociale, rimane da chiedersi se al posto del cervello non stia trionfando una macchina, una costruzione artificiale in cui l’uomo è solo immagine e niente più, concetto espresso egregiamente da Pirandello nei Quaderni di Serafino Gubbio Operatore:

 

Ma che cosa farà l’uomo quando tutte le macchinette gireranno da sé, questo, caro signore, resta ancora da vedere… Avanti! Avanti perché non s’abbia tempo né modo d’avvertire il peso della tristezza, l’avvilimento della vergogna, che restano dentro, in fondo. Fuori è un balenio continuo, uno sbarbàglio incessante. Tutto guizza e scompare. Il battito del cuore non s’avverte, non s’avverte il pulsar delle arterie. Guai se s’avvertisse! Ma questo ronzio, questo ticchettio perpetuo, sì, e dice che non è naturale tutta questa furia turbinosa, tutto questo guizzare e scomparire di immagini; ma che c’è sotto un meccanismo, il quale pare lo insegua, stridendo precipitosamente… La terra non è fatta tanto per gli uomini, quanto per le bestie. Perché le bestie hanno in sé da natura solo quel tanto che lor basta… laddove gli uomini hanno in sé un superfluo che di continuo inutilmente li tormenta, non facendoli mai paghi di nessuna condizione e lasciandoli inerti nel loro destino. Superfluo inesplicabile, che per darsi uno sfogo crea nella natura un mondo fittizio…

 

E nel mondo fittizio del superfluo che ci siamo costruiti oggi, le capacità critiche suonano come invidia nell’etica armata in cui il pollo ti grida in faccia, ma tu chi sei per poterti permettere il lusso di pensare? Un mondo in cui il pensiero è demandato ai vari Qualcuno, è tuttavia un mondo ben triste in cui si è soli in eterna frastornante compagnia di molti. Il messaggio è chiaro e netto ormai. Se sei famoso per qualche oscura ragione, diventi automaticamente un tuttologo e ti infilano ovunque, anche nel pertugio del diavolo dove il fetore diventa celestiale profumo e sintesi apotropaica di veleno sociale e di sfogo esistenziale di poveri Cristi disperati e perlopiù davvero molto tristi.

 

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Christ was a female

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    W il mondo degli sgarbi
    che i profeti tipo Sgarbi
    a chi critica le Barbie
    trionfanti coi potenti,
    sai, riservano nei denti
    a quei pochi dissidenti
    dal partito degli allocchi,
    o dal club dei servi sciocchi
    in un mondo di pidocchi!
    Criticone livoroso,
    non ti allinei? Vai a ritroso?
    Vulpis et uva! Sei invidioso!

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