Micropoeti, Bacchelli e mainstream

Micropoeti, Bacchelli e maistream

Micropoeti, Bacchelli e mainstream

Micropoeti, Bacchelli e maistream

Coccodrillo, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Micropoeti, Bacchelli e mainstream

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Draghi, il banchiere guerrafondaio del governo italiano atlantista, incarica Brunetta di telefonare a un certo Aldo Nove, molto popolare nei social, quello che scrive amene poesiole ispirate ai portacd dell’Ikea e che pubblica a catena con Einaudi da tempo immemorabile. Il numero che precede il dieci, si troverebbe in difficoltà economiche, quindi voilà, il microministro comunica al micropoeta che ha vinto il sussidio Bacchelli, quello per artisti indigenti, così il poveretto risolverà l’empasse.
Aldo Nove, ripeto, pubblica con la grossa editoria, eppure è indigente, quindi avrebbe diritto alla Bacchelli, un vitalizio di 24.000 euro pagati dagli italiani.
A questo punto mi sono fatta due domande a voce alta nella bacheca di un contatto fb che ne parlava.
Perché Aldo Nove è indigente se pubblica con Einaudi e ha avuto tutte le possibilità di questo mondo di affermarsi?
Perché non vende.
Perché Einaudi che non è la Croce Rossa o una società di mutuo soccorso, pubblica un autore che non vende e lo pubblica di continuo?
Questo bisognerebbe chiederlo direttamente alla casa editrice. Provate.
Perché Aldo Nove non vende?
Questo non lo so. So per certo che io leggo moltissimo, ma non mi compro i suoi libri, preferisco indirizzare altrove le mie scelte e non mi compro un suo libro nemmeno se lo trovo a un euro in un mercatino rionale, perché a mio parere altri sono i poeti, gli scrittori. Oltretutto trovo anche poco dignitoso da parte di un autore noto, ammettere di vivere in povertà, dopo aver avuto la possibilità negata a molti, di pubblicare con Einaudi. Insomma non stiamo parlando di un editorucolo di provincia, ma di uno dei più grandi editori italiani con cui tutti gli scrittori vogliono pubblicare. Se non vendi con Einaudi che ti mette la sfilza delle tue copertine nel suo sito, forse sei un fallito di successo e niente più. Magari vai a lavorare, come fan tutti, invece di chiedere l’elemosina allo Stato italiano. E se non puoi per motivi di salute, chiedi i sussidi allo Stato per la malattia, non per la poesia che non hai mai fatto.
Ma non è di questo che voglio parlare in questo articoletto, bensì della misoginia dell’italiano medio.
Mi direte voi. Scusa, ma cosa c’entra la misoginia con Aldo Nove? Che vai cianciando?
C’entra, perché, siccome mi sono permessa nella bacheca di un contatto di dire che per me il Bacchelli a Nove è un’ingiustizia, dato che ha avuto milioni di possibilità, a differenza di tanti altri poeti che nuotano nell’oscurità e che sicuramente avrebbero più necessità di lui, un signore è intervenuto e mi ha dedicato delle poesiole di scarso valore artistico e contenuto violentemente sessista. Questo signore si chiama Bruno Esposito e pare faccia il poeta, almeno così si vocifera, ma leggete che armonie celestiali con emoticon:

 

 

Eppur ti chiami Mary…
Biblica madre…
Ma hai modi maschili
serpeggianti
e senza seni…
ambigua e villana
e non offendo il Volgo
che spesso è sano e popolare
ma chi in rustica
progenie soffre
Discrimino e violenza
Recherà ad ignari Altrui
Le sue ancestrali pene
Putride!
Sei inutile.
Nemmen valela pene
Fanne verbo!
E avrai di certo
Un alito di coccodrillo
Dopo esserti fagocitata una carogna!!

 

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Premetto che adoro l’invettiva, mi ci cimento, ma dopo aver letto questi ameni versucoli, mi è venuto da ridere. Ho capito perché Bruno Esposito ami Aldo Nove, insomma il livello sembra essere quello, se non peggiore. Il peggiorativo qui è dato dall’innesto forzato e un poco ridicolo della vetustà di certi versi ottocenteschi: “recherà ad ignari Altrui”, “ancestrali pene”, in un contesto del tutto sciatto e prosaico, nonché profondamente misogino. In pratica il nostro caro Esposito, non avendo argomenti, sposta l’attenzione dall’oggetto della conversazione, il Bacchelli a Nove, all’interlocutore, offendendolo, o meglio cercando penosamente e ridicolmente di offenderlo sul piano fisico-sessuale. In pratica sta dicendo che una donna che contesta si sta ponendo su un piano maschile, ti chiami Mary ma hai modi maschili e un corpo maschile, arrivando a negare l’esistenza dei caratteri sessuali secondari. Da notare che, in superfetazione d’ego maschio, sbaglia, lapsus freudiano, e scrive pene anziché pena e nell’enfasi lo scrive pure attaccato: “Nemmen valela pene”. Il termine è presente due volte nel testo, subliminalmente un modo per dimostrare la sua potenza di galletto piccato. Poi continua con l’insulto, accuse di inutilità, di alitosi, etc. Mette altri pochi versi per darmi della scoria acida e via dicendo.
L’invettiva non è il forte di Esposito, il riferimento alla biblica mater è stantio, banale, il ritmo assente. L’invettiva, infatti, per avere efficacia, deve essere agile, svelta, ritmata e profonda, qua non si vede nulla di tutto questo. Sono infatti versettini di un poetucolo piccato non si sa bene per cosa, ma quel che è peggio, astioso contro la sfera femminile. In pratica se una donna esprime un parere non armoniosamente d’accordo con i poeti del mainstream, diventa acida e maschile. Solo ai maschi è concesso dissentire, se le donne dissentono hanno “modi maschili, serpeggianti”. Quel “serpeggianti” se unito alla citazione della Maria biblica, chiude il cerchio dello stereotipo entro cui il poeta (chiamiamolo così) rinchiude la donna, Maria ed Eva, o santa o peccatrice. Eppur ti chiami Maria ma… Siamo in pieno cattolicesimo veterotestamentario e misogino, siamo dentro la catalogazione della donna in un mondo oscuro di cui si ha paura. Il coccodrillo, rafforzato dall’emoticon, è infatti simbolo archetipale molto eloquente in tal senso, è sempre associato alla morte e alle potenze ctonie. Qui la donna è un coccodrillo che ingerisce morte, l’ingestione della carogna diventa l’introiezione di un mondo sotterraneo visto come fetido e pericoloso. Questa simbologia rimanda alla dinamica inquisitoriale. Spesso gli inquisitori accusavano le donne di ingerire oggetti non commestibili a scopo rituale:

Gerolamo Cardano (1501-1576) nel suo De rerum varietate, ricorda corde talpae presagire, ossia l’ingestione di cuori di talpa a fini divinatori, pratica che collega con la possibilità di evocare i defunti attraverso il pasto dell’intera salma o di parti della stessa:

Le anime dei morti di morte violenta hanno questa particolarità, di desiderare profondamente i corpi, e per questo motivo molti sono soliti richiamarle con la totalità della salma, o con qualche sua parte mentre si aggirano nei paraggi. E non soltanto queste anime ma anche quelle degli altri animali; donde coloro che vogliono divinare divoravano i cuori dei cervi, delle talpe, delle aquile e di animali simili, cuori con i quali l’anima di questi animali istruiva l’anima umana a discernere il futuro in questo genere di divinazione.

 

Per molti la caccia alle streghe sembra non essere finita. Andrea Taranto, altro sedicente poeta, che dirige un gruppo facebook intitolato: “Rerum Vulgarium Fragmenta”, mi scrive, testuale, dopo un mio articolo sull’abbigliamento nelle scuole:

 

 

“Vigliacca, ricordati che sei una donna e quindi un essere inferiore. Un caro saluto”.

Credo che per oggi sia tutto.

 

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

Rivista Destrutturalismo

 

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    E che dire di quell’infinito seguito da particella enclitica atona? Fanne verbo invece di farne verbo! Sessista e zeppo di refusi!!!

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