Candido, Voltaire contro Leibniz

Candido, Voltaire contro Leibniz

Candido, Voltaire contro Leibniz

Candido, Voltaire contro Leibniz

Candido, Voltaire contro Leibniz, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Candido, Voltaire contro Leibniz

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Candido di Voltaire è un racconto filosofico, una satira dal ritmo sfrenato in cui le avventure si susseguono senza posa. Lo stile è asciutto ed essenziale, la trama a tratti davvero inverosimile e favolistica. Lo scopo della letteratura antica, infatti, non era la verosimiglianza, inutilmente vi sforzerete di cercarla, ma la comunicazione di un messaggio. In poche parole la trama è una scusa per dire altro. In questo caso per satirizzare.
I punti di vista da cui il Candido volterriano può essere analizzato, sono ovviamente molti.
Qui mi limito ad un piccolo accenno.
Nella trama possiamo trovare anche il meraviglioso e il ricorso ad elementi tipici della favola. Non manca infatti il castello del barone di Thunder-ten-tronckh in Vestfalia, come nella maggior parte delle favole classiche. Ecco poi la cacciata dell’eroe per aver osato baciare la bella e nobile Cunegonda, personaggio femminile della storia.
C’è anche il mitico Eldorado, dove camminando si possono raccogliere ogni sorta di pietre preziose, che gli abitanti considerano semplici sassi. A Eldorado non c’è il tribunale e non ci sono nemmeno il parlamento o prigioni di sorta, perché non si litiga mai. Le fontane spandono acqua rosa o liquori su piazze selciate con pietre che emanano odori inebrianti e speziati.
Anche il finale rammenta un poco le favole ma al rovescio perché riscritto secondo esigenze satiriche e dissacratorie della filosofia leibniziana.
Il precettore di Candido, è infatti Pangloss, un Leibniz che non perde occasione per sciorinare il suo ottimismo anche di fronte alle situazioni più tragiche e disperate. Egli dichiara continuamente di vivere nel migliore dei mondi possibili e reitera compulsivamente questa frase rendendosi ridicolo perché costantemente smentito dai fatti. E più le avventure che vive dimostrano esattamente il contrario di ciò che dice, più Pangloss è cieco e insiste nell’errore.
La brevità con cui vengono descritti gli avvenimenti, una catastrofe dietro l’altra, ha un che di spietato. Voltaire elimina infatti il pathos attraverso uno stile freddo e diretto che descrive scene di violenza inaudita con distacco:

 

… ella è stata sventrata dai soldati bulgari, dopo essere stata violentata quando si può esserlo; essi hanno spaccato la testa al signor barone che voleva difenderla; la signora baronessa è stata fatta a pezzi; il mio povero pupillo trattato esattamente come sua sorella; e quanto al castello, non ne è rimasta pietra su pietra: non una capanna, non un montone, non un’anitra, non un albero. Ma siamo stati ben vendicati, perché gli Abari hanno fatto altrettanto in una baronia vicina che apparteneva ad un signore bulgaro… (Voltaire, Candido, Formiggini, 1926, p. 20).

 

Nemmeno quando la sventura lo coglie direttamente, Pangloss, ammette l’imperfezione del mondo. Ammalatosi di sifilide descrive con freddezza estrema le cause della sua malattia, dicendo di averla presa da una “graziosa camerista della baronessa” di nome Pasquetta che probabilmente è morta. A sua volta Pasquetta ha ricevuto il dono da un francescano che l’ha ricevuto “da una vecchia contessa” che l’ha ricevuto “da un capitano di cavalleria che lo deve a una marchesa, che l’ha presa “da un paggio”, che l’ha ricevuta da un gesuita che l’ha avuta in linea retta “da uno dei compagni di Cristoforo Colombo”.
L’intento satirico dell’autore qui è chiarissimo e anche divertente.
Quando Candido chiede se il capostipite di tale malattia non sia il diavolo, Pangloss sfodera imperterrito e irragionevole, il suo inguaribile ottimismo, sostenendo che anche la malattia fa parte di un mondo che è sempre il migliore dei mondi possibili perché se Colombo non fosse andato in America a buscarsi la sifilide, noi non avremmo né il cioccolato né la cocciniglia.

Il Candido piacque molto a Leopardi. I motivi sono facilmente intuibili.

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