Lo sciopero dei pesci

Lo sciopero dei pesci

Lo sciopero dei pesci

Lo sciopero dei pesci

Lo sciopero dei pesci, Il pozzo di Giacobbe, 2009, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Lo sciopero dei pesci

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Lo Sciopero dei pesci di Salvo Zappulla, progetto grafico di Carla Manca, pubblicato da Il Pozzo di Giacobbe nel 2009, collana Storie e Cantastorie, copertina rigida illustrata a colori, è una favola per bambini in cui la scrittura semplice è immersa nel colore dei disegni a tema che trasmettono un senso di allegria.
Un libro di poche pagine che si legge in poco tempo, data la semplicità del testo che vuol trasmettere alle nuove generazioni, una morale ecologista.
La storia inizia con una madre che sosta sulla spiaggia, legge il giornale e dice al suo bambino di fare la pipì in acqua.
Che sarà mai una pipì di bimbo dentro un mare abituato “alle scariche delle fogne, rifiuti industriali, chiazze di petrolio enormi e nauseabonde?”
Così da una situazione contingente piuttosto comune in spiaggia, si attiva il motore della storia. Quella pipì di bimbo è l’acqua che fa traboccare il mare, che decide di invitare tutti i suoi abitanti ad una assemblea in cui sosterrà che occorre scioperare per affermare i propri diritti violati:

“…Vi annuncio che a partire da oggi entriamo in sciopero a tempo indeterminato.
È ora di finirla con le angherie ai nostri danni, le prepotenze, le malefatte. Chiediamo rispetto!”
La proposta venne accolta all’unanimità.
“È vero, siamo stanchi di prendere le malattie più schifose per colpa degli uomini”.
“Guardate io come sono ridotta, ho la pelle tutta piena di squame”, si lamentò una voce sollevatasi dal marasma, ma nessuno sembrò badarci…

Il finale è tipico di ogni buona favola che si rispetti, un messaggio di speranza per il futuro.
I disegni di Carla Manca valorizzano moltissimo il testo e sono accattivanti soprattutto per i colori utilizzati nella felice alternanza di quelli caldi e freddi, che creano un contrasto che attira immediatamente la curiosità del lettore.
Il testo è un intramuscolare che potrebbe anche essere sviluppato meglio per una favola molto più lunga e ricca di più spunti.
Lo sciopero dei pesci, oltre alle illustrazioni, davvero belle, ha di buono l’idea base, ossia la ribellione dei pesci che arriva allo sciopero. L’idea però non viene sfruttata in tutte le sue potenzialità espressivo-letterarie perché la favola è davvero troppo breve e sbrigativa, non dà al piccolo lettore il tempo di calarsi nell’ambiente, di sentirsi a suo agio dentro la fiaba. Lo sfondo ambientale è poco curato da un punto di vista letterario. A supplire questa mancanza però ci sono i disegni che aiutano visivamente il lettore a capire l’ambiente.
Altro difetto la sinossi in cui è scritto: “Una fiaba che vuole educare grandi e piccini ad avere rispetto per l’ambiente, ad amarlo e a conservarlo vivibile per le future generazioni”.
Perché svelare tutto? Perché non si lascia che sia il lettore a decidere quale sia la morale?
La letteratura non deve necessariamente educare. I bambini oggi sono abbastanza svegli da capire la morale da soli.
Lo sciopero dei pesci è, per come la vedo io, una trama da cui partire per costruire una favola più importante e carica di simboli che in effetti nel testo così com’è, scarseggiano perché il lavoro è minimalista, essenziale e asciutto.
La favola è materiale fertilissimo per creare concatenazioni profonde di simboli che rimandano a immagini, significati, archetipi, etc. Vladimir Propp docet.
Qui tutto si gioca molto semplicemente e per quanto il libro possa essere gradevole e intelligente, comunque ha il limite di rimanere una favola tra tante, perché non sufficientemente elaborata per poter spiccare un volo più alto, quello di una significazione più profonda. Inoltre c’è un grande assente, l’orrido. I bambini lo adorano perché c’è un lato oscuro in ognuno di noi e il lettore anche adulto ne sente l’assenza.
Cos’è una fiaba senza quel senso di smarrimento e di tensione generato dall’orrido o dal bizzarro?
Mancano le situazioni alienanti che troviamo abbondanti in tutte le fiabe celebri e manca il buio, il mistero, il pathos, l’abisso.
È tutta luce qui ma la fiaba richiede anche oscurità per poter volare sul mare di cui racconta le imprese.

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