Manoscritto di Foscolo? Chissà…

Manoscritto di Foscolo? Chissà...

Manoscritto di Foscolo? Chissà…

Manoscritto di Foscolo? Chissà...

G. Fiordaliso, Breve storia di un manoscritto, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Manoscritto di Foscolo? Chissà…

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Giacomo Fiordaliso, Breve storia di un manoscritto, Ugo Foscolo, In morte di Napoleone, Inno è il titolo di un libretto finito di stampare a luglio 2010, Edizioni Il Gabbiano, 86 pagine più indice, carta di buona qualità, copertina in cartoncino bianco con immagine centrale che riproduce parte di un manoscritto autografo ottocentesco.
Avendo un’autentica passione per i libri antichi e i manoscritti, mi sono incuriosita ma sono rimasta ben presto delusa dallo stile alquanto dilettantistico, dalla ostentazione tipica dei collezionisti, dal sussiego con cui l’autore parla di se stesso in prima persona, dalla mancanza di una conclusione soddisfacente, dalla frammentarietà del libro, ma soprattutto dal fatto che il manoscritto non sia stato trascritto.
Primo punto, lo stile.
L’autore, a dire il vero, è sincero, esordisce infatti nelle note, dicendo che non è uno scrittore professionista. Infatti non lo è, insomma si vede. Ci sono alcune parti del libro del tutto superflue. Nel paragrafetto L’incontro, ci dice come ha trovato un manoscritto firmato Ugo Foscolo, per caso, facendo acquisti in una libreria antiquaria. Prima di arrivare al sodo fa un mare di inutili chiacchiere oziose. Ci descrive il libraio come se fosse il personaggio di un romanzo, poi attacca una tiritera del tutto gratuita su come sia esperto nel giudicare le persone. La tentazione dilettantistica ed egocentrica di parlare di se stessi, in dinamica autoincensante, tipica del borghese ricco che pensa di saperla lunga, è davvero troppo forte:

 

Una persona dall’apparente età di ottanta, ottantacinque anni era entrata nella libreria. Elegante, doppio petto Principe di Galles, fazzoletto bianco nel taschino della giacca, i modi gentili. Vecchia maniera, come si suol dire. Mi guardava con un sorriso affettuoso, cordiale e rispettoso.
Ho una certa esperienza nel giudicare a prima stretta di mano la persona che mi sta davanti, dal momento che ho contatti con la gente da oltre trent’anni per via delle esperienze professionali che ho maturato fino ad oggi: dipendente, direttore, manager in aziende bancarie. Ne ho conosciuti di tutti i tipi, di tutte le estrazioni economiche, morali, intellettuali, e così via.
Ho lavorato dal centro della Sicilia alle Isole Eolie e ho frequentato persone di Milano, di Bologna, delle Marche e della Calabria. Ho cercato di prendere sempre il meglio da queste relazioni e ho preso, pure, tante tantissime delusioni…

 

Mi chiedo cosa c’entrino le sue delusioni, il suo lavoro di manager, etc. con il ritrovamento di un manoscritto e cosa possa importare ad un lettore se il libraio ha un doppiopetto oppure no. Amenità antropocentriche di superficie, manovre distrattive che rendono il testo frammentario e senza un ordine preciso.
Nel secondo paragrafo, l’autore si immerge in una contraddizione piuttosto puerile. Prima dice: “Compresi che lui (il libraio) aveva chiaro che potevo essere un buon cliente, tenuto conto pure della cifra che avevo speso in quella prima visita…”, poi precisa saccentemente: “la cultura, quella vera, costa veramente poco”.
Viene da ridere sinceramente leggendo queste incongruenze. Fiordaliso spende una cifra che si intuisce sostanziosa per comprare libri e manoscritti rari, poi dice che la cultura non costa. Ma ci prende per il naso?
La cultura costa, i libri antichi in special modo, costano, specie se li compri da un professionista, specie se prendi manoscritti autografati da autori noti, affermare il contrario, significa giocare barando oppure non rendersi nemmeno conto di cosa si stia dicendo. Del resto che ne sa il ricco della fame del povero? Nulla.
Quindi, dopo questo acquisto, l’autore ci fa l’elenco delle perle comprate, con ostentazione da vero collezionista eclettico:

 

Una bella lettera di Federico de Roberto; si complimentava con il giovane Profeta per la sua tesi di laurea. Manzella Frontini, Alfredo Jeri, Lucio d’Ambra, Filippo Tommaso Marinetti, Corrado di Blasi… Una bella copia edizione Einaudi 1963, di Leonardo Sciascia, Gli zii di Sicilia, con firma autografa del grande scrittore siciliano e, sempre dello stesso, Il consiglio d’Egitto, anch’esso con bella dedica autografa. Una bellissima lettera di Nino Cappellani… Biglietti augurali della regina Elena e di re Umberto… molti spartiti manoscritti ed autografi … testate di giornale, carta intestata…

 

C’era proprio bisogno di farci questo elenchino che conferma, senza ombra di dubbio, una spesa favolosa? Di cosa stiamo parlando, di un manoscritto oppure di altro?
Insomma ci importa davvero tanto sapere cosa il signor manager ha comprato dal signor libraio in doppiopetto?

Dopo questo inutile sfoggio, eccoci al dunque, un manoscritto di color verde, in pratica una poesia a firma Ugo Foscolo. La poesia non è trascritta dal Fiordaliso che si limita a dire che l’ha fatta periziare da questo e quell’altro grande espertone dell’Università che non ne hanno cavato piedi, e hanno dato giudizi cozzanti gli uni contro gli altri. Insomma, al fin della ripresa, non si sa se sia veramente di Foscolo o meno il benedetto documento. Chissà…
Non mancano considerazioni fantascientifiche dell’autore in merito a come ha immaginato che Foscolo abbia scritto la poesia, tutta fantasia ovviamente. Poi mette a confronto alcuni versi del manoscritto con poesie del Foscolo, senza dimostrare nulla, perché chiunque avrebbe potuto imitare lo stile del Foscolo. Poi si azzarda a dire che il libro potrebbe continuare per oltre duecento, trecento pagine (dio ce ne scampi e liberi! Mi sono bastate queste!) per arrivare (che genio!) alla edificante conclusione che: Nessun uomo, nessun letterato, nessun critico, detiene la verità assoluta e la certezza di sentenziare giudizi definitivi e inappellabili.

Caspita che profondità! E c’era bisogno di un libretto di 86 pagine scritto come capita capita, per capire questa banalità? Un libretto che si può riassumere in poche parole semplici: “Ho comprato un manoscritto con la firma di Foscolo ma non si sa se sia autentico o meno”. Fine.

 

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Comments (3)

  1. Mariano Grossi

    Si pubblica il nulla, anzi, come dice l’autrice dell’articolo, il sub-nulla.

  2. giacomo.fiordaliso@virgilio.it

    Buona sera, sono l’autore del piccolo libro “breve storia di un manoscritto Ugo Foscolo in morte di Napoleone ” e mi riferisco al vostro articolo sul libro medesimo:
    Se aveste letto il libro con spirito più sereno avreste trovato una chiave di lettura diversa rispetto a quanto avete scritto.
    Vi ringrazio comunque per l’attenzione che avete riservato al mio piccolo lavoro di ricerca.
    La cultura, quella vera, costa veramente poco.
    Grazie ancora.
    Invio cordiali saluti.
    G.F.

    1. Destrutturalismo

      Buongiorno, le ho già risposto per mail. Cordialità. M.B.

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