Pelecanos, Vendetta, pessimo libro

Pelecanos, Vendetta, pessimo libro

Pelecanos, Vendetta, pessimo libro

Pelecanos, Vendetta, pessimo libro

I moscerini, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

 

George Pelecanos, Vendetta, pessimo libro

 

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Qualcuno ha avuto la pessima idea di regalarmi Vendetta di Pelecanos, in una edizione piuttosto commerciale. Uno dei romanzi più brutti, insignificanti e sciatti che abbia mai letto in vita mia, “un’americanata”, come si dice volgarmente.
Arrivata a pagina 50 già non ne potevo più dell’insipidezza dei pochi dialoghi, dello stile da primina, buttato sul foglio come se l’autore stesse parlando a voce alta con degli analfabeti, e che noia quei periodi brevi ma costruiti in modo del tutto elementare e senza verve, senza alcun nervo letterario che ne possa sostenere la precaria intelaiatura. In una parola stiamo parlando di spazzatura per le masse, pubblicata per l’Italia da Piemme, riproposta poi in edizione speciale (si fa per dire) da La Biblioteca di Repubblica, serie Le strade del giallo, proprio l’edizione che hanno avuto la brillantissima idea di regalarmi.
Pessima carta, copertina morbida che fa venire la depressione solo a guardarla per quanto è brutta, con la chicca del prezzo incisa direttamente nella quarta, 5,90 più il prezzo del quotidiano, una raffinatezza per esteti del libro, non c’è che dire.
Certo un testo non si giudica dalla veste, per carità, ma qui non c’è veste e non c’è anima. Fin dall’inizio il lettore si scontra con una prosa del tutto ordinaria e noiosissima, di una banalità che ti fa dire, ma questo perché viene pubblicato dai grossi editori anche in Italia? Non bastava la spazzatura nostrana?

L’incipit:

L’auto era una Ford berlina compatta, modello recente, bianco e nero, anonima ai limiti dell’invisibilità e decisamente veloce.

 

Stop. E già qua, prime due righe, c’è una toppa, perché l’invisibilità mal si accorda con il netto contrasto di colore, bianco-nero che attira l’occhio. Una monocromia avrebbe sicuramente garantito una maggiore anonimità. Quindi si parte male. Poi si continua peggio, con particolari che, ai fini della storia, sono del tutto ininfluenti ma fanno brodo:

 

In origine era un veicolo della polizia municipale, comprato a un’asta nel Tennessee e successivamente elaborato per migliorarne la ripresa.

 

In pratica i personaggi vanno a fare una rapina. È importante per il lettore sapere dove sia stata comprata la macchina che si usa per la bisogna? Già si intuisce la velenosa vocazione dell’autore verso l’orpello inutile, giusto per riempire pagine.
Anche la descrizione della rapina è totalmente asettica e priva di pathos, è la descrizione di un burocrate non di uno scrittore.
Il difetto principale del libro è di ingenerare noia con dettagli accessori e di lasciare il lettore del tutto indifferente, qualsiasi cosa accada. La narrazione non riesce a scuotere chi legge perché la scrittura è meccanica, nient’affatto coinvolgente.
I dialoghi sono pochi e penosetti, ripetitivi pur nella brevità:

 

“Okay, James” , disse Dimitri Karras. Diede un’occhiata al biglietto appeso davanti ai suoi occhi. “Qui ho un cheddar, medio. Una pancetta e cheddar, al sangue. Un provolone, medio. E…”
“Fermo così”, Dimitri, disse James Posten. Mise tre hamburgher sulla griglia. “Cheddar medio, provolone medio, cheddar e pancetta al sangue”.
“Esatto”.
“Ora vai pure avanti…”

 

Io invece a questo punto mi fermo, perché anche soltanto perdere altro tempo a recensire questo polpettone, è vero spreco di vita.

Però una cosa l’ho imparata, non sapevo che la pancetta si potesse fare al sangue! Ora lo so!

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