Pound, Joyce, Harlem Renaissance

Pound, Joyce, Harlem Renaissance

Pound, Joyce, Harlem Renaissance

Pound, Joyce, Harlem Renaissance

Lo sfondo è del mondo, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Pound, Joyce, Harlem Renaissance

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Quella che segue è la microstoria di una catena di Sant’Antonio i cui protagonisti però non sono santi e madonne ma scrittori veri in carne e ossa.
William Butler Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 – Roccabruna, 28 gennaio 1939), figlio d’arte, prole del pittore John Butler Yeats, cerca invano di sposare una ricca ereditiera che sempre lo rifiuta, ma nel 1896 arriva la svolta, viene presentato a Lady Augusta Gregory (Roxborough, 15 marzo 1852 – Galway, 22 maggio 1932), scrittrice e drammaturga irlandese, da un amico comune Edward Martyn (1859-1923), a sua volta politico, attivista e drammaturgo sempre ovviamente irlandese, cugino e amico di George Moore (1852-1933) e ultimo della ricca e cattolica famiglia Martyn di Tullira, una delle tribù di Galway.
Yeats, Lady Augusta e Martyn, siccome sono tutti irlandesi e si stanno tra loro simpatici, un bel giorno si riuniscono e decidono di fondare l’Irish Literary Theatre e l’Abbey Theatre e con altri scrittori anche l’Irish Literary Revival o Celtic Revival di chiara impronta nazionalista.
Nel 1913 Ezra Weston Loomis Pound (Hailey, 30 ottobre 1885 – Venezia, 1° novembre 1972), che trascorre la maggior parte della sua vita in Italia, simpatizzante di Mussolini, diventa il segretario particolare di William Butler Yeats il quale apprezza il lavoro di James Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo, 13 gennaio 1941) e dice a Pound di scrivergli, quindi Pound da bravo segretario, diventa sostenitore di Joyce che, a sua volta fa diventare famoso Aron Hector Schmitz (19 Dicembre 1861 – 13 Settembre 1928), meglio noto come il nostrano Italo Svevo…
La catenella di Sant’Antonio… Fama chiama fama… Poi dicono che la letteratura è una cosa seria… Signori, non scherziamo… serissima, non ride mai…
Gli accademici attuali, siccome va molto di moda l’integrazione, il peace and love, così ostentato da sembrare falso, ricordano che anche i poeti newyorkesi della Harlem Renaissance, post-modernisti,  parlano di alienazione e paralisi della città, un po’ come Joyce, aggiungendo il canto sul disagio dei neri nella razzistissima New York della loro epoca. Ma in quanti li conoscono? Bella domanda.
Ed è curioso che in questa catena di Sant’Antonio tra moderno e post-moderno, si parta dal nazionalismo di Yeats e Pound e si arrivi a un Claudius “Claude” McKay OJ (15 Settembre, 1890 – 22 Maggio, 1948) di origine giamaicana o un Langston Hughes (Joplin, 1° febbraio 1902 – New York, 22 maggio 1967), poeti socialmente impegnati contro la discriminazione razziale e davvero poco citati.
Sono casi del destino e della letteratura.
E voi lo sapevate che la fama chiama fama?

Io sì, ma molti ancora ostinatamente lo negano. Evidentemente leggono poco.

 

Fama chiama fama

Fama da fama locusta.
Yeats del post-Augusta
primo round
chiama Pound,
secondo round
ch’acclama Joyce via Dublino,
ch’ama Svevo
al terzo round triestino,
che gran sollievo di catene!
Fama chiama fama
e ironia di ogni sorte e scene
tra Evelina e la morte,
la corte di accademici acariosi
lega l’Ulisse
al Langston che scrisse
di New York
paralizzata da cianosi.
Quarto round, very good work!
Lo dicevo ieri al bancarellista
di libri che è pure comunista.
Son semplici squilibri
endemici, curiosi.
Fama da fama!
E voi? Siete polemici o golosi?
Chi vi sfama?
Chi mai vi chiama?
Cercherete il vostro Pound in locali fumosi?
Sarete mai famosi, piccoli bastardi overground?
Cadrete forse sconfitti al quarto round?

(MB 2022)

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Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    Amico, scrivi e lecca, lecca
    che altrimenti fai cilecca,
    ché leccando fai cultura
    con il naso che si tura
    come fosse ceralacca:
    e magari Joyce è cacca!
    E più del nostro amico Zeno
    gradirei una paglia e fieno!

    1. Destrutturalismo

      Sebbene io preferisca il surrealismo kafkiano, a mio parere superiore al realismo joyciano, allontano da me il calice dell’idea di screditare Joyce, che rimane uno scrittore di grande spessore, tuttavia il dubbio rimane in piedi. Joyce sarebbe stato Joyce senza l’aiutino? Io penso di no. E questo fa riflettere su come il meccanismo della fama letteraria sia soggetto alla perversione della raccomandazione a tutte le latitudini. Del resto Svevo non fa mistero di essere stato spinto da Joyce. Lo ammette candidamente. Mary Blindflowers.

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