Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©
Logos, tacciano le armi
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Ne Il Libro dei morti si dice che per mezzo della parola articolata Ra creò gli Dei e attribuì loro un nome[1].
Nel libro di Dzyan, lo Spirito dell’Universo o Ideazione cosmica è chiamato Logos, discorso. Esso costituisce l’apice del triangolo di Pitagora, lo specchio che riflette la mente divina.
“Quando il triangolo è completo” diventa “Tetraktys” o “Triangolo nel Quadrato e forma il doppio simbolo del Tetragrammaton” o “Uomo Celeste”. In quattro lettere esso rappresenta l’Universo chiamato secondo Logos. L’uomo è il terzo Logos, che deriva dal secondo che deriva dal primo.
Il primo Logos è lo specchio che riflette la mente divina, l’Universo o secondo Logos è lo specchio del primo. L’uomo riflette a sua volta tutto ciò che vede e sente nel suo Universo. “Sono le tre teste della Cabala: «unum intra alterum, et alterum super alterum»[2].
Ci sono branche della Cabalah che si occupano di Gematria[3], e di Nomi di Potere, nomi segreti di Angeli e Demoni da usarsi nelle invocazioni magiche. I nomi infatti hanno una speciale forza. Non a caso le forme più popolari di talismani prevedono un pezzetto di carta o pergamena vergine con su scritto sopra il nome di un Angelo[4].
Anche le filosofie orientali subiscono il fascino dell’armonia.
L’Aum o Ohm, Om, è suono primordiale, l’universale assoluto, il sì eterno, affermazione, negazione e capacità di trascendere entrambe. Esso è il respiro del Brahman Dal suono è scaturita tutta la creazione[5] e gli elementi: etere, aria, acqua, terra e fuoco. Om è sintesi ed essenza di ogni mantra. Nei Veda in origine Dio era un unico completo, privo di forma e nome. Non esisteva dunque realmente, gli mancava la dualità, la capacità di sperimentare se stesso al di fuori di quell’unico sè. Ebbe quindi un pensiero, quello di essere molti. Questo suo desiderio si concretò nel suono: Aum da cui tutto nasce, l’Aum che ha per riflesso la danza cosmica di Shiva dai molti nomi[6] e dalla fluente chioma.. Il dio ha il potere di distruggere e creare. La terra trema a causa della vibrazione della danza o Tandava. L’Universo brucia, diventa cenere. La sua energia si affievolisce sempre più nel bindu, unico punto colorato, quello che le donne hindu portano sulla fronte. Esso rappresenta il sesto cakra. Il bindu lentamente scompare, rimane soltanto una vibrazione molto debole, nada, la cui essenza si perde nel vuoto. Shiva o Natharaja danza ancora e il vuoto vibra e tutto si ripete al contrario. Dal movimento del vuoto nasce nada, che origina il bindu che cresce nell’Universo. Morte-vita, in un eterno, ciclico ritorno. Alla base di tutto c’è ancora una volta la magia del suono, la vibrazione. Shiva ha quattro braccia, una per ogni punto cardinale. In una mano tiene un tamburello con cui scandisce il ritmo della danza, nell’altra ha il fuoco distruttore. Il tamburo o damaru secondo la tradizione viene suonato 14 volte per creare gli alfabeti. Lo strumento è fonte ed origine di tutte le lingue e dello stesso suono. Il dio si trova all’interno di un cerchio di fuoco formato da numerose fiammelle. Schiaccia un nano sotto il piede destro. Il nano è una creatura dell’oscurità, simbolo di transitorie illusioni umane.
L’atto della creazione stessa nella Genesi, dipende prima di tutto dal suono delle parole divine. Nominare si identifica perfettamente col creare, consentendo il passaggio magico dal pensiero all’ente: «E Dio disse- che la Luce sia – e la Luce fu»[7]. (Pinna, Picacismo Simbolico, Bastogi, 2013).
Quale sarebbe il compito di un intellettuale di fronte a eventi come la guerra attuale in Ucraina? Se si vuole che le armi tacciano, gli “Antichi” non avevano individuato altro rimedio possibile che parlarsi. La “Modernità” – come comunemente è detto nell’Occidente – è fondata sul Logos o Verbo; ma, in vero, essa è bensì il portato di un’unica e intera Tradizione dell’“Antichità”, che – come altrettanto comunemente l’Occidente non può non riconoscere – proviene dall’Oriente. Interpretare la Storia come un passaggio da un’epoca “Antica” a un’epoca “Moderna”, diversa l’una dall’altra, è semplicemente un inganno. E infatti: la Storia accade secondo una linea di continuità, che non può interrompersi, e che caratterizza la via dell’intera umanità come un’unica “comunità di destino” o di specie.
Una comunità che tende a dividersi lungo una faglia, l’interruzione di una linea immaginaria, che più spesso è descritta come una linea di divisione tra l’Oriente e l’Occidente. Ma, tante sono le linee di divisione che sono create dall’uomo, nient’affatto naturali, linee di demarcazione “ideali” che interpretano e dividono lo spazio “reale”, dimorato – alla maniera heideggeriana – da ogni specifica comunità di destino.
La prima legge della costruzione di George Spencer Brown dice: “Opera una distinzione. Chiamala prima distinzione. Chiama lo spazio in cui si opera tale distinzione lo ‘spazio che mediante tale distinzione viene separato o diviso’” (Laws of Form, The Julian Press, New York, 1972, p. 3.).
E dunque: perché la storia e le storie continuino occorre che lo spazio in questione non sia dagli uomini separato o diviso, bensì percepito e destinato come dimora abitativa comune.
Se si vuole davvero che tacciano le armi, occorre parlarsi; gli uni con gli altri; e in modo che gli uni e gli altri non operino una distinzione che generi uno spazio di separazione o divisione, che finisca per ampliarsi.
Note
[1] J.Marquès-Rivière, Storia delle dottrine esoteriche, Mediterranee, Roma, 1984, p. 16.
[2] H. P. Blavatsky, La dottrina segreta, sintesi della scienza e della religione e della filosofia, Antropogenesi, Fratelli Bocca, Milano, 1953, pp. 38, 40.
[3] Un sistema che consente di trasformare le parole ebraiche in numeri.
[4] Su amuleti di questo genere e oggetti magici ampiamente pubblicizzati, è fiorito un deleterio commercio che alimenta superstizione e credulità popolare. La magia, come la religione, fa appello alla paura, all’ignoranza e all’isterismo collettivi per fare business. Le arti magiche, nate come esigenza di sondare l’inconoscibile e le forze latenti presenti nell’uomo, sono oggi degradate da personaggi di dubbio gusto che si definiscono “maestri” o “maghi”, fanno comparse televisive in tenute da mago Merlino, mani coperte di anelli, oggettini rituali, serpenti e amuleti fallici in testa, hanno spesso regolare partita iva e affermano di essere i depositari d’ogni sapienza esoterica. Agli angoli delle piazze ci sono imbonitori più modesti che su improvvisati banchetti, “fanno le carte”, dichiarando di poter prevedere il futuro previo esborso di qualche euro. Ipnotisti, veggenti, cartomanti, letture della mano, guaritori. Un giro d’affari vergognoso. La religione, che combatte questi fenomeni, non è comunque meno competitiva. Sa anch’essa vendere bene il suo esclusivismo. Il turismo della fede. I vacanzieri dell’anima spendono. Rosari, santini, acque benedette, calendari e riviste. Per non parlare del tentacolare potere di organizzazioni legate al Vaticano. L’Opus Dei poco ha a che fare con povertà e carità cristiana. Possiede Università, Collegi, centri residenziali, società amministrative. La religione fa affari non sempre trasparenti.
[5] «La creazione ha luogo quando la parola che indica la cosa, il nome, il verbo creatore, è pronunciata», (La scienza dei magi, Dizionario dei Termini Ermetici dell’Opera Omnia di Giuliano Kremmerz, a cura di Ugo Danilo Cisaria, Vol. IV, Mediterranee, 1976, p. 116); «È scritto: i cieli sono stati fatti dalla parola di YHWH, e tutta la loro organizzazione dal soffio della sua bocca. Il Santo Benedetto non creò il suo universo con lavoro e fatica ma i cieli sorsero simultaneamente alla sua parola… La creazione della luce, e le sue molteplici implicazioni teologiche, sono capitali, precisamente come l’assoluta preminenza del Verbo di Dio, nell’ordine della manifestazione»; (Severin Batfroi, Dal caos alla luce, Mediterranee, Roma, 1988, p. 41).
[6] Molti sono i nomi e gli attributi di Shiva: Sadashiva, l’eterno, Yogishvara, signore degli Yogi, Pashuspati, signore degli esseri viventi, Nataraja, signore della danza, Chandra Shekhara, colui che indossa la luna, Mahakala, Conquistatore del tempo, Mahabaleshvara, signore della forza, Trishuladhari, reggitore di tridente, Nilkantha, signore dalla gola blu, Trinetra Dhari, dai tre occhi, Mrtyumjaya, vincitore della morte, Parameshvara, signore supremo, Shankara, il benefico, Mahadeva, grande Dio.
[7] Il potere creatore della parola divina è sottolineato a più riprese nel Libro dello Splendore. Il ruolo della parola non si esaurisce nel designare l’oggetto, essa racchiude forze misteriose, occulte ed agenti che consentono il passaggio dal pensiero all’esistenza. «Al momento della creazione, gli elementi costitutivi non erano ancora purificati; il fiore di ogni elemento era mischiato al fango. Così tutto mancava di lineamento come il segno tracciato da una penna con la punta sporca dei depositi dell’inchiostro. Fu allora che grazie al nome impresso con 42 lettere, il mondo assunse forme più nette. Tutte le forme che esistono nel mondo emanano da queste 42 lettere, che sono, in un certo senso, la corona del nome sacro. È combinandosi insieme, ponendosi una sull’altra e formando così certe figure in alto e certe altre in basso, che esse hanno dato origine ai quattro punti cardinali e a tutte le forme e le immagini che esistono nel mondo…»; (Il libro dello Zohar, pagine tradotte dal caldaico da Jean de Pauly, traduzione dal francese di Luciano Balducci, Atanor, Roma, 1978, pp. 9, 35).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti