Point Rash-Judgement, William Wordsworth

Point Rash-Judgement, William Wordsworth

Point Rash-Judgement, William Wordsworth

Point Rash-Judgement, William Wordsworth

Campagna inglese, credit Mary Blindflowers©

 

Mariano Grossi©

Point Rash-Judgement, William Wordsworth

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Vi è una classe di livello puramente tecnico ed oserei dire estetico, in senso etimologico, tecnica della sensazione, nell’estratto di William Wordsworth che presento qui di seguito e che affascina, almeno questa è la mia impressione, il lettore, trascinandolo con quei reiterati past tense in cui egli indulge nella descrizione prettamente naturalistica di una giornata di pace e svago, preferendoli nella loro valenza quasi aoristica, intendo dire indeterminata, meta-cronica, a quei past continuous che un poeta inglese odierno avrebbe sicuramente utilizzato. Come se al narratore non interessi trasportare il lettore in medias res di questa piacevole e trastullante passeggiata in un scorcio lacustre incantevole come solo certi tagli di natura britannica sanno offrire. Quei past tense a mio parere vogliono porre una valenza fotografica con un tempo di otturazione meramente descrittivo di uno stato d’animo più che della natura, quasi a preparare scientemente il lettore all’aprosdòketon umorale che sta per arrivare in coda alla poesia. E questo, nonostante la sorpresa finale, avviene in maniera progressiva, poiché chi legge si predispone ad una seconda parte del narrato che si inclini a descrivere un drama, vale a dire una rappresentazione scenica di un evento, di un fatto estremamente ed espressamente “agito”. Alludo alla descrizione del frastuono di una giornata lavorativa nei campi attigui al sentiero che costeggia il recesso di Grasmere. Ed ecco improvvisamente e, direi quasi improvvidamente, per un lettore letteralmente drogato dalla capillare descrizione idilliaca della natura di Grasmere, la metabolè umorale fisicizzata dal repentino apparire di un contadino-pescatore tutto solo, approcciato dalla combriccola dei bighelloni e pronto a voltarsi per salutarli, già battezzato a modo suo dai tre viandanti come uno sfaccendato che può permettersi un giorno di riposo avendo verosimilmente una situazione di benessere economico che lo esime dalla compartecipazione alle fatiche delle messi. Ed ecco il livello contenutistico ragguardevole che equipara, ove non lo surclassi, quello tecnico-formale di Wordsworth: il lettore, calato in questa atmosfera eclogo-georgica, si trova imprevedibilmente catapultato in un’aria profondamente meditativa, causata dall’apparire della sagoma ribaltata del pescatore, che esplode tutta la sua tragicità a smentire i giudizi affrettati dei suoi superficiali osservatori; quel girarsi a 180° squinterna la docimologia espressa dai tre e la malattia, la magrezza, l’esilità degli arti, l’incavo delle mascelle dell’uomo creano un turbine interiore nei tre escursionisti di Grasmere capovolgendone l’umore in una sindrome riflessiva che renderà incancellabile quella giornata al punto tale da non volerla (unwilling to forget that day) più dimenticare e considerarla gnomone per un approccio mai più istintivo e preconcetto alle epifenomenologie umane nel loro primo apparire, fino a sentire la necessità di stabilire un memoriale per il luogo di quella comparsa; la lingua di terra dell’epifania dell’uomo con canna e amo non potrà che essere battezzata: “Punta “Giudizio affrettato”.
Questa è a mio parere l’originalità contenutistica di Wordsworth, questo cambio inopinabile di atmosfera capace di esponenzializzare in chi legge la gradevolezza del racconto, rivelando nello scrittore una versatilità e poliedricità tematica non facilmente riscontrabile in autori di analogo imprinting romantico.

 

 

Point Rash-Judgement’ by William Wordsworth (lines 1–86)

A narrow girdle of rough stones and crags,
A rude and natural causeway, interpos’d
Between the water and a winding slope
Of copse and thicket, leaves the eastern shore
Of Grasmere safe in its own privacy.                                 5
And there, myself and two beloved Friends,
One calm September morning, ere the mist
Had altogether yielded to the sun,
Saunter’d on this retir’d and difficult way.
– Ill suits the road with one in haste, but we                   10
Play’d with our time; and, as we stroll’d along,
It was our occupation to observe
Such objects as the waves had toss’d ashore
Feather, or leaf, or weed, or wither’d bough,
Each on the other heap’d along the line                            15
Of the dry wreck. And in our vacant mood,
Not seldom did we stop to watch some tuft
Of dandelion seed or thistle’s beard,
Which, seeming lifeless half, and half impell’d
By some internal feeling, skimm’d along                         20
Close to the surface of the lake that lay
Asleep in a dead calm, ran closely on
Along the dead calm lake, now here, now there,
In all its sportive wanderings all the while
Making report of an invisible breeze                                 25
That was its wings, its chariot, and its horse,
Its very playmate and its moving soul.
– And often, trifling with a privilege
Alike indulg’d to all, we paus’d, one now
And now the other, to point out, perchance                    30
To pluck, some flower or water-weed, too fair
Either to be divided from the place
On which it grew, or to be left alone
To its own beauty. Many such there are,
Fair ferns and flowers, and chiefly that tall plant            35
So stately, of the Queen Osmunda nam’d,
Plant lovelier in its own retir’d abode
On Grasmere’s beach, than Naid by the side
Of Grecian brook, or Lady of the Mere
Sole-sitting by the shores of old Romance.                         40
– So fared we that sweet morning: from the fields
Meanwhile, a noise was heard, the busy mirth
Of Reapers, Men and Women, Boys and Girls.
Delighted much to listen to those sounds,
And in the fashion which I have describ’d                          45
Feeding unthinking fancies, we advanc’d
Along the indented shore; when suddenly,
Through a thin veil of glittering haze, we saw
Before us on a Point of jutting land
The tall and upright figure of a Man 50
Attir’d in peasant’s garb, who stood alone
Angling beside the margin of the lake.
That way we turn’d our steps; nor was it long
Ere making ready comments on the sight
Which then we saw, with one and the same voice              55
We all cried out, that he must be indeed
An idle man, who thus could lose a day
Of the mid-harvest, when the labourer’s hire
Is ample, and some little might be stor’d
Wherewith to chear him in the winter time.                         60
Thus talking of that Peasant we approach’d
Close to the spot where with his rod and line
He stood alone; whereat he turn’d his head
To greet us – and we saw a Man worn down
By sickness, gaunt and lean, with sunken cheeks                  65
And wasted limbs, his legs so long and lean
That for my single self I look’d at them,
Forgetful of the body they sustain’d. –
Too weak to labour in the harvest field,
The man was using his best skill to gain                                   70
A pittance from the dead unfeeling lake
That knew not of his wants. I will not say
What thoughts immediately were ours, nor how
The happy idleness of that sweet morn,
With all its lovely images, was chang’d                                      75
To serious musing and to self-reproach.
Nor did we fail to see within ourselves
What need there is to be reserv’d in speech,
And temper all our thoughts with charity.
– Therefore, unwilling to forget that day,                                 80
My Friend, Myself, and She who then receiv’d
The same admonishment, have called the place
By a memorial name, uncouth indeed
As e’er by Mariner was giv’n to Bay
Or Foreland on a new-discover’d coast,                                    85
And POINT RASH-JUDGMENT is the name it bears.

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“Punta Giudizio avventato” di William Wordsworth

Una stretta cintura di ruvide pietre e dirupi,
un sentiero grezzo e naturale posto
tra l’acqua ed un tortuoso pendio
di sottobosco ceduo e boschetto, lasciano la costa orientale
di Grasmere sicura nella sua tipica intimità.                                                                 5
E lì, io e due cari amici,
Una calma mattina di settembre, prima che la bruma
Cedesse completamente al sole,
Bighellonavamo lungo questa via solitaria e difficile
La collina si conforma saldamente e rapidamente alla strada, ma noi                    10
Giocavamo con il nostro tempo; e siccome bighellonavamo a lungo
Era nostra occupazione osservare
Alcuni oggetti così come le onde li avevano gettati sulla spiaggia,
Piume o foglie o erbacce o rami d’albero marciti
Ammucchiati l’uno sull’altro lungo la linea                                                                    15
Dell’asciutto naufragio. E nel nostro tranquillo stato d’animo
Non di rado ci fermavamo per guardare qualche ciuffo
Di seme di dente di leone o resta di cardo selvatico
Che, sembrando per metà privi di vita e per metà spinti

Da un qualche sentimento interiore, scorrevano                                                         20
Vicino alla superficie del lago che giaceva
Addormentato in una calma piatta, correvano aderenti
al lago a calma piatta, ora qui, ora là,
In tutti i loro gai vagabondaggi nel frattempo
Facendo riporto di un’invisibile brezza                                                                          25
Che fungeva loro da ali, carro e cavallo,
vero compagno di giochi e spirito motore.
E spesso, prendendola alla leggera,
Quasi a lasciarsi andare, noi sostavamo, ora uno
E ora l’altro, a indicare, per caso,                                                                                      30
A sradicare, qualche fiore o elodea, troppo bella

Sia per essere staccata dal posto
Dove cresceva, o per esser lasciata sola
Alla sua propria bellezza. Ce ne sono molte lì,
belle felci e fiori, e soprattutto quell’alta pianta                                                             35
così maestosa, chiamata della Regina Osmunda,
Pianta più amabile nella sua propria solitaria dimora
Sulla spiaggia di Grasmere rispetto alla Naide sulla riva
Del ruscello Greco, o la Signora della Mere
.
Seduta sulla pianta del piede lungo le spiagge in un vecchio racconto fantastico.                 40
Così ce la spassavamo noi quella mattina: dai campi
Nel frattempo si udì un rumore, l’indaffarata allegria

Dei mietitori, uomini e donne, ragazzi e ragazze.
Molto felici nell’ascolto di quei suoni
E nella maniera che ho descritto                                                                                              45
Nutrendo irriflessive fantasie, avanzavamo
Lungo la costa frastagliata; allorché improvvisamente,
Attraverso un sottile velo di brillante foschia, vedemmo
Davanti a noi, su una punta di terra sporgente,
L’alta e diritta figura di un uomo                                                                                                   50
Vestito da contadino, che stava lì da solo
Pescando lungo il margine del lago.
A quel punto noi vi dirigemmo i nostri passi; né passò molto tempo

Prima che facessimo rapidi commenti alla vista
Che vedemmo, all’unisono e con la stessa voce                                                                     55
noi tutti gridammo che egli doveva sicuramente essere
Uno sfaccendato che perciò poteva perdere una giornata
Del raccolto autunnale, quando l’ingaggio dei braccianti
È ampio e si può immagazzinare qualcosa in più
Con cui poter festeggiare d’inverno.                                                                                        60

Così parlando di quel contadino ci avvicinammo
Al posto dove con la sua canna e il suo filo

Se ne stava in piedi tutto solo; per cui egli girò la testa

Per salutarci – e noi vedemmo un uomo sfatto
Dalla malattia, magro e scarno, con le guance incavate                                                        65
E gli arti logori, le gambe talmente secche e magre
Che per quanto mi riguardava presi a guardarle

Dimentico del corpo che esse sostenevano.
Troppo debole per lavorare nei campi di raccolto,

L’uomo stava utilizzando la sua migliore attitudine per guadagnare                                70
Un magro salario dall’insensibile lago morto
Che non conosceva nulla delle sue necessità. Non vi dirò
quali pensieri immediatamente furono i nostri, né come

La felice indolenza di quel dolce mattino,
Con tutte le sue amabili immagini fu cambiata                                                                      75
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In seria meditazione ed auto-biasimo.

Né mancammo di vedere in noi stessi
Che bisogno ci fosse da riservare in parole
.
E mitigare tutti i nostri pensieri con la carità.
Perciò, non desiderando dimenticare quel giorno,                                                                     80
il mio amico, io stesso e lei che allora ricevemmo
Il medesimo ammonimento, abbiamo chiamato quel luogo
Con un nome commemorativo, invero sgraziato,
Quasi come veniva dato da un marinaio a una baia
O promontorio di una costa appena scoperta                                                                          85
E il nome che esso porta è PUNTA “GIUDIZIO AVVENTATO”.

 

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