Natura, patetiche contraffazioni artificiali

Natura, patetiche contraffazioni artificial

Natura, patetiche contraffazioni artificiali

Natura, patetiche contraffazioni artificial

Fish, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Natura, patetiche contraffazioni artificiali

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La natura è perfettamente cattiva, non è la madre dolcissima di Pascoli, ma l’oscura matrigna leopardiana, uno spietato strumento del meccanismo cosmico atto soltanto all’autoconservazione.
La perfezione della natura infatti non implica né giustizia, né pietà né tanto meno uguaglianza sul piano delle esistenze individuali.
L’ecosistema e la catena alimentare basata sul più forte che mangia il debole, su predatori e prede, ha la priorità, sacrifica la vita del singolo al funzionamento della macchina, che ci piaccia o no.
Crudele matrigna dunque, la natura, ha deciso che il punto di vista della preda non conti nulla.
Un concetto molto difficile da accettare, esattamente come quello della morte, l’unica ingiusta democrazia che esista al mondo.
Non vogliamo essere prede e non desideriamo morire, almeno, la maggior parte di noi. C’è sempre l’eccezione a confermar la regola. Quindi abbiamo pensato, in pieno delirio di onnipotenza antropocentrica, di moralizzare la natura, ossia di applicare la nostra morale umana al meccanismo naturale vita-morte. Anziché pensare al benessere generale, abbiamo creduto opportuno sopravvalutare il singolo.
Così mentre la natura seleziona i capobranco sulla base della loro forza, della loro intelligenza, della loro abilità, in modo da garantire la sopravvivenza di una specie sempre più forte, noi abbiamo portato i deboli al potere, gli inetti e gli inutili alla gloria, i cretini agli allori, e poi ci lamentiamo se il nostro sistema artificiale che chiamiamo società, non funziona poi così tanto e si compone di circoli nei circoli:

Molti, anzi, quasi tutti gli uomini, che da conoscenti e da se medesimi si credono stimati nella società, non hanno altra stima che quella di una particolar compagnia o di una classe o di una qualità di persone alla quale appartengono e nella quale vivono (Leopardi).

Alcuni si spingono oltre la frenetica e insensata eticizzazione. Per esempio, dicono che la raccomandazione è una cosa buona perché individui scarsamente intelligenti che in natura sarebbero destinati alla morte o ad un ruolo del tutto subalterno, occupano nelle nostre evolute società, posti importanti, che non avrebbero mai potuto occupare, poveretti, in natura. Che il risultato finale di questa pseudo-filosofia del peggiore che vince, sia nei fatti disastroso, poco importa per i mediocri ascesi all’Empireo. L’importante sembra soltanto assicurarsi un posto nel mondo, così cantanti senza voce, cantano; impiegati senza qualifiche adatte, fingono di lavorare; lavativi di tutte le specie intasano gli uffici pubblici; comici che non fanno nemmeno ridere, “comicano”, ossia dicono le stesse battute dei politici al governo; scrittori che non sanno nemmeno parlare, fanno lo stesso e “scrivono” quando avanza qualche tempo da buttare; artisti che presentano quadri inesistenti, quadrerebbero ossia farebbero arte, etc. etc.
Abbiamo sostituito la forza e l’intelligenza innate con il denaro, lasciapassare per ogni carriera, ma non ci siamo limitati a rovinare la nostra società. Siccome siamo superbi, abbiamo voluto strafare e quindi abbiamo inquinato la terra e pure lo spazio extraterrestre, strappato minerali alla terra, buttato liquami nei fiumi, creato isole di plastica negli oceani, manipolato i geni altrui, per poi dire che forse abbiamo sbagliato qualcosa nel voler violentare e piegare e sfruttare una natura così cattiva e ostile e ci siamo chiesti, ma chi è più cattivo, alla fine, noi che pretendiamo di essere buoni o la natura che non pretende se non di essere se stessa?
Per rimediare al danno e scaricarsi la coscienza, alcuni hanno deciso di mangiare erbette e frutta, perché gli animali soffrono, quindi non sarebbe giusto mangiarli. Per questi signori il gatto non dovrebbe mai permettersi di mangiare un topo, ma soltanto verde erba di prato, quella che probabilmente i vegani si fumano quando concepiscono questi pensieri di panamore universale e senza senso. Peccato che questi illuminati sensibili e raffinati che predicano ogni anno contro la strage degli agnelli, poi abbiano un gatto a cui danno gli scarti della lavorazione di quella stessa carne che essi rifiutano, senza accorgersi che le parti meno nobili e gli scarti della carne dell’agnello e non solo, sono contenute in quella scatoletta di metallo che agitano davanti al naso del loro amico a 4 zampe. Essi rimangono straconvinti del fatto che la natura si difenda snaturalizzando, ossia applicandole un’etichetta di pietà universale e snob che si compra la soia, magari geneticamente modificata, pagandola tre volte quello che vale, pensando che cresca spontanea nei campi dei miracoli, per poi approdare nei negozi di lusso superpatinato per borghesi coi piedi calzati di ecopelle firmata.
Queste anime buone e gentili che non mangiano carne ma di solito hanno il portafoglio gonfio della media classe perbenista, arrivano ad augurare grandi catastrofi a chiunque non adotti la loro filosofia da salotto, perché l’amore è universale solo tra simili, oltre la somiglianza arriva l’intolleranza.

Non basterebbe semplicemente accettare la crudeltà della natura come fatto ineluttabile, evitando patetiche contraffazioni artificiali? La natura è e deve essere cattiva, bisogna farsene, purtroppo, una ragione che, per quanto irragionevole sia, è comunque necessaria.

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