Asino, mito, scrittura, irraggiungibilità

Asino, mito, scrittura, irraggiungibilità

Asino, mito, scrittura, irraggiungibilità

Asino, mito, scrittura, irraggiungibilità

La libellula, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Asino, mito, scrittura, irraggiungibilità

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L’idea di prossimità scrittore-lettore, danneggia la scrittura e crea un’illusione stile abbracci e baci che fa parte di un mondo ristretto e inerte.
Chi pubblica per vendere il proprio libro ai parenti è come un asino dotato di paraocchi e prigioniero nello stretto spazio tra due muri che non vede e oltre i quali c’è un agitarsi d’anime mitiche.
L’asino vede solo davanti a sé e non ha nemmeno lo spazio sufficiente per fare manovra e tornare indietro né i mezzi per andare oltre il muro, è semplicemente prigioniero delle sue illusioni: davanti vede l’orticello sereno dei conoscenti, a cui vorrebbe appioppare il suo libro, e che magari lo comprano per simpatia e un po’ commiserando il povero asino che si illude di essere o di diventare libellula per volare oltre.

I due muri sono i social, la strada è quella della comunicazione virtuale che conduce all’orticello dei conoscenti. La prossimità e il contatto social non giovano affatto alla stima letteraria di un autore, primo perché nessuno legge nulla o quasi, secondo perché la stima letteraria non si raggiunge con la vicinanza, cercando di farsi conoscere, di far sapere a che ora l’asino va a letto, se gli piacciono i canditi del panettone, quanti pois ha sul pigiama e di che colore sono le sue babbucce, di queste cose non importa veramente nulla a nessuno.
La stima letteraria e artistica si guadagna con il riconoscimento ufficiale, senza quello la prossimità e la conoscenza possono essere più dannose che favorevoli al nostro asinello, sì, perché gli amici del nostro povero asino prigioniero tra due muri, si compreranno il libro dei famosissimi Moron Iomlan o di Ittaikei Moron o di Integrálny Hlupák pubblicizzato in tv e pubblicato dalla famosa casa editrice Einauditomanelnaso, piuttosto che il libro del nostro solerte asinello, è matematico. Ciò che è lontano è necessariamente più figo, tant’è che gli scrittori famosi raramente interagiscono con il popolino social anche se tutti gli chiedono l’amicizia e hanno su fb 5000 amici, perlopiù poveracci in cerca di fortuna. I big scrivono un post e tutti commentano ma loro non rispondono mai, guardano dall’alto fingendo di saperne molto di più anche se magari non capiscono un tubo, ma è un metodo per raggiungere la distanza, per sottolineare, io sono io e voi… voi…vabbé, poveretti… e tutti quei voi stanno al suo gioco perverso perché percentualmente il numero degli idioti è sempre superiore a quello dei savi.
Invece lo scrittore-asino prigioniero alle prime armi fa di tutto per rendersi simpatico, mette i like agli editor, cerca di crearsi un giro di amici, chiamati pomposamente fans, posta faccine sorridenti ovunque, melius abundare quam deficere, liscia, raglia qua e là, pettina, carezza, striscia, fa qua qua, e dice anche quando piscia.
Se lo scopo è vendere i propri libri, l’asinello improvvisato oca, dovrebbe sapere che non serve a nulla, anzi, molti dei suoi amici, nonostante le reiterate linkate del libro, non si accorgeranno nemmeno che l’asino è uno scrittore, che pubblica libri con l’editore Vattelapesca o Vattelapiglianondicodove che sicuramente nemmeno lo paga, e gli chiederanno pure consigli su quali libri acquistare, su quale autore è meglio di un altro etc. Poi lo taggheranno per commentare il libro di Iomlan, Moron o Hlupák  appena pubblicizzato in tv, e dedicheranno lacrime, commenti, inchini, a tutti e tre questi scrittori così lontani e irraggiungibili, proprio perché con loro non può esserci prossimità. L’irraggiungibilità alimenta il mito creato dalla pubblicazione con un grosso editore, dalla pubblicità sui giornali e in tv.
In poche parole l’asino cammina felice nel suo orticello stretto stretto tra due muri ma non si accorge che non potrà mai essere un mito perché gli altri asini che vede in fondo alla strada tra i due muri possono vederlo e lo sentono vicino, infatti preferiscono ignorarlo e guardare ciò che non si può raggiungere. Il mito deve essere irraggiungibile perché per essere classificato come tale, deve allontanarsi dal reale e costituire un ideale astratto. Tale astrazione la si raggiunge solo con la lontananza da una dimensione locale e ristretta.
Anche nella mitologia greca e latina i protagonisti del mito sono dei o eroi, esseri dotati di poteri fuori dal comune, non sono mica il vicino di casa che stende i panni. Il mito poi è eterno e opera in un mondo straordinario.
Il mito non esiste ma si costruisce su una base di finta eccezionalità, iterazione di motivi tipici ed eternizzazione di contenuti sostenuti sempre dall’irraggiungibilità, fattore chiave che consente agli amici social di ignorare chi è prossimo, raggiungibile e vicino, rispetto a Moron Iomlan, Ittaikei Moron o Integrálny Hlupák pubblicati da Einauditomanelnaso, anche se la traduzione di questi tre termini è deficiente integrale in varie lingue.

p.s. Morale della favola che favola non è, se non potete tornare indietro e non riuscite a scavalcare i due muri, perlomeno levatevi i paraocchi per vederli e siate voi stessi. Se poi qualcuno dirà che siete antipatici, pazienza. Che importanza volete che abbia questo per un asino destinato in partenza a non diventare mai mito?

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