Sterne, battesimo con siringa

Sterne, battesimo con siringa

Sterne, battesimo con siringa

Sterne, battesimo con siringa

Sterne, Tristan Shandy, 1922, Formiggini, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Sterne, battesimo con siringa

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Lawrence Sterne nel suo Tristan Shandy, collocandosi sulla scia della tradizione rabelaisiana, satirizza la Sorbonne e il rituale romano che prevedeva il battesimo di un bambino non ancora nato soltanto se una parte qualunque del suo corpo fosse visibile e sporgesse dal corpo materno:

“prima d’esser battezzato era necessario ch’io fossi nato. Se mia madre fosse stata cattolica, questo non lo avrei potuto dire”.

La questione non era nuova, ma ampiamente dibattuta dai padri della Chiesa.
San Tommaso già aveva sentenziato sulla impossibilità della somministrazione del battesimo ai bimbi non nati: Infantes in maternis uteris existentes, baptizari possunt nullo modo.
Sant’Agostino in opposizione a Pelagio, confermava che la dannazione dei bambini morti senza battesimo, era accertata dalla Sacra Scrittura perché tutti, anche i bambini appena nati, avrebbero bisogno della salvezza di Cristo, impartita attraverso i sacramenti.

Sterne nel Tristan Shandy scrive che il 10 Aprile 1733 i dottori della Sorbonne, hanno esaminato la domanda circa il poter battezzare un bambino non nato con nessuna parte del suo corpo visibile all’esterno del corpo materno, dato che l’acqua benedetta poteva essere somministrata tramite iniezione con una siringa.
Di fronte alla richiesta di un chirurgo di poter impartire il sacramento tramite una “petit canule”, nei rari casi in cui il bambino è così tenacemente attaccato al seno materno, da non voler uscire, la Sorbona risponde affermativamente:

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Un Chirurgien accoucheur, répresent à Messieurs les Docteurs de la Sorbonne, qu’il ya des cas, quoique très rares, où une mère ne sçauroit accoucher, même où l’enfants est tellement renfermé dans le sein de sa mère, qu’il ne fait parôitre aucune partie de son corps, ce qui seroit un cas, suivant les Rituels, de lui conférer, du moins sous condition, le baptême. Le Chirurgien preténd, par le moyen d’un petite canule, de pouvoit baptiser immediatement l’enfant, sans faire alcun tort à la mère…

Reponse

Le Conseil se conforme à tous les rituels, en autorisant le baptême d’un enfant qui fait paroître quelque partie de son corps, enjoignement néanmois et ordonnent de le baptiser sous condition s’il vient heureusement au monde… (Sterne, Tristan Shandy, vol. I).

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A parte la tragica risibilità della scenetta in cui una levatrice somministra ad una puerpera che ha problemi a partorire, una bella siringa di acqua di Cristo, per garantire la salvezza del piccolo che probabilmente non sopravviverà, il cervello ha anche una certa difficoltà ad accettare la dannazione eterna di un bimbo innocente, per una piccola formalità dogmatica che Sterne mette così abilmente in luce.
Tristan Shandy è un’opera nel Settecento. Mentre gran parte del popolo moriva di fame sotto gli occhi dei teologi, questi si preoccupavano di ridicole questioni dottrinali che già si erano ampiamente dibattute nel Medioevo.
Ovviamente il tema è ancora in piedi perché la teologia invece di preoccuparsi dei problemi reali dell’umanità, ancora ci tedia con discussioni sterili, concludendo che i bambini non battezzati sono affidati alla misericordia di dio. Geniali! Il ridicolo gap tra la volontà salvifica universale di Dio e la necessità del Battesimo sacramentale è tuttora irrisolto.
Ma una persona intelligente forse comprende che sarebbe meglio risolvere la fame nel mondo o catastrofi più che reali, piuttosto che queste contraddizioni di matrice pseudo-filosofica di cui veramente non può importar  meno di zero alle persone dotate di ragione autonoma.

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