Editori grossi, piccoli, volpe, gallina

Editori grossi, piccoli, volpe, gallina

Editori grossi, piccoli, volpe, gallina

Editori grossi, piccoli, volpe, gallina

Il tempo, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Editori grossi, piccoli, volpe, gallina

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Andando contro il mio stesso, comune o non comune, fate voi, buon senso o controsenso, mi spezzo una lancia in testa a favore, si fa per dire, della grossa editoria.
Molti penseranno a una mia arteriosclerosi galoppante che si affaccia sulla soglia di una non troppo lontana vecchiaia dei neuroni ormai in disfacimento, ma forse no, non è così, perché costi quel che costi, bisogna essere obiettivi e mai unidirezionali.
Visto che in questo periodo si parla tanto di animali e li si mette in competizione coi figli (papa sdocet), io vorrei accostare il grosso editore alla volpe e il piccolo… all’uva?
No, no, non sto parlando di questo, e poi semmai sarebbe il contrario. No, il piccolo lo accosto alla gallina, chiedendo preventivamente scusa alla bestiola.
La volpe è tradizionalmente furba, si presenta bene, con un bel portamento regale, lisciato, ha i denti ma non li espone come il lupo delle favole, con quelli ci sorride, perché è lei stessa favola che cammina. Ma non la vedete? Guardate i bei colori sgargianti del suo manto, vanto e delizia dei compratori di copertine e nomi a costo infisso nel cranio delle masse a cui si arruffan le matasse del cervello. Guardate che finezza la volpona da superuranio nel sembrare mite maestra, così paciosa in vetrina, con la sua minestra a volte riscaldata, a volte buona, dipende dai casi, una delizia per gli occhi e l’intelletto, forse. In realtà questa bella bestia uccide i piccoli editori, ad uno ad uno, appunto perché la volpe si mangia le galline e lo fa senza pietà. La vile legge dello spazio insufficiente per tutti.
E direte voi, farebbe bene?
Beh, diciamo di no.
L’assassinio delle galline non è una cosa bella, fermo restando che le bestiole, essendo di base stupide, spesso e volentieri finiscono sotto curiosi meccanismi di autoflagellazione che passano nella strada della vita editoriale, e senza nemmeno accorgersene, paf, puf, pif, plink, plonk, triturate!
Tutte le affermazioni unidirezionali circa il fatto che i piccoli editori gallina piume al vento e speranze deluse nel becco da lamento, sfornerebbero uova di piccoli irriconosciuti capolavori, mentre il grosso partorirebbe solo conformismo, marketing, business, politica, etc. andrebbero un attimo ridimensionate, perché se è vero che il grosso è volpe e alleva e nutre chi gli pare e piace, spesso gente che non merita nemmeno di lavare i calzini che infila nelle zampe del suo cane, è anche vero che i piccoli non sono affatto messi bene.
I piccoli nel piccolo seguono le stesse logiche pur non avendo né distribuzione, né numeri per far la voce grossa, in più non pagano i diritti e sono galline perché mentre il grosso stampa un numero di libri più che consistente e quindi, da buona volpe furbetta, vede recensioni di tutti i tipi, buone, cattive, brutte, belle, scritte bene, scritte male, e se ne frega altamente delle recensioni dei vari blog e bloghettini, che sono come piccoli tafani ronzanti e perlopiù innocui nell’oceano web dove gli accademici barbuti dicono che alloggiano solo imbecilli, il piccolo, ah il piccolo, ha il rodimento interiore dell’inferiore.
Mentre la volpe non fa caso a nulla, cercando di evitare furbamente ogni innesco polemico, la gallina, siccome non stampa granché e non distribuisce le sue uova che a pochi amici che hanno pietà degli autori, va a beccare, a raspare, e a zampettare ridicolmente ovunque si parli di lei e se poco poco qualcuno segnala che forse tanto corretta non è questa gallinella sciocca, raduna le altre galline e i galletti del suo micropollaio cercando vendetta subito o dilazionata nel tempo e inizia dapprima a mandare mail minacciando di lanciar vermi dell’orto, scomuniche, fuoco, fiamme, denunce, peti pollaioli, penne nell’occhio e in fronte, lance nel becco, insetti stecco nell’orecchio del nemico, coccinelle nelle nari, alari e tutto ciò che trova, poi si infila in ogni spazio dove può lasciare commenti negativi, i social, per esempio. Trattasi di vero sfogatoio e gallinaio di demenza collettiva con qualche piccola luce qua e là.
La gallina che non conosce l’arte dello snobismo, è incomparabilmente inferiore alla volpe, che tocca ammetterlo, è assai più furba, più sottile oltre che molto più ricca e raffinatamente snob.
La volpe sa che parlare di un libro siappur negativamente, è sempre parlarne, insomma una forma di pubblicità gratuita, finché c’è qualche fesso che la fa, ben venga, il famoso purché se ne parli… tanto chi se ne frega di un povero fesso che magari si è pure comprato il libro e lo ha letto? E non fa caso alcuno a chi dichiara di non aver gradito o a chi dice che la grossa editoria è per pochi. Anche se è vero, lo sanno tutti, ma chi lo dice apertamente? Un pinko palla, uno che magari non ce l’ha fatta e che i camerieri della volpe possono sempre accusare di essere un minchione o un rosicone. Del resto chi è costui? Un lettore qualsiasi, senza autorevolezza, senza investiture, uno scrittore fallito che aspira come il famoso Puddu (tanto per rimanere in tema di polli) al massimo della sua categoria da intronato. Insomma chi gli crederebbe? Intanto il libro viene citato. La volpe non ci bada, pensa saggiamente: ma chi se lo fila il piccolo insignificante recensore? La volpe è volpe, è perfidamente intelligente e questa sua perfidia la rende vincente, attenta solo ai recensori che contano. Lo stesso dicasi degli autori, un autore che si definisce tale, se pur vede le critiche, al massimo ride, o al limite avverte un attimo di fastidio dietro l’orecchio e si gratta pian piano, senza farsi accorgere da nessuno… se poi è povero in dialettica, sta zitto e fa lo snob, che a contro-recensire magari farebbe una figuraccia, e ancora di più se il recensore si chiama pinko o palla o palla pinko insieme, a scelta, giusto per farsi forza da solo. Insomma il gigante non può abbassare il suo livello, non poggia le formiche sul palmo della sua potente mano per conversare con chicchessia chiunque esso sia. Meglio tacere perché la dialettica è arte subdola che la volpe tende ad annullare, valutandone pro e contro, eliminandola, dato che non ha bisogno di esercitarla, visto che ha sempre ragione per il solo fatto di essere volpe. Un povero scribacchino vede che lo criticano e sviene, va in defibrillazione, cerca di opporsi con dialettiche fragili che cedono al primo tirar di vento, e si ammala di rabbia mettendo faccine su facebook per sembrare contento mentre scoppia dentro di bile, per cosa poi? Per dei libri dalle cui vendite non ci si compra nemmeno una cingomma? Caspita, odio sprecato in una vita che dura poco e in cui tutto è aleatorio, perfino il concetto di successo e fallimento.
La gallina è come l’autore scarso, siccome di base è scema, si inerpica in sentieri scoscesi e pericolosi da dove rischia di cadere e di rendersi pure un poco ridicola a far polemiche sul nulla e per nulla, a discettare citando autori famosi per il gusto di sembrar dotta a tutti i costi, a radunare il pollaio per pigolare al vento l’inerzia contenutistica dei suoi assiomi da pennuto permaloso e ferito, per poche copie stampate che nemmeno il galletto del contadino leggerebbe, figuriamoci i finti likanti ispirati dalla pena. La gallina è stupida a cercar vendette alla maria calzetta che è stata relegata in una gabbia troppo stretta, ma perché è gallina e mai sarà volpe. Quest’ultima non ha bisogno di radunare i suoi camerieri, quelli, di fronte a qualsiasi contestazione, arrivano in automatico in sua difesa, perché lei è volpe e tutti gli animali del praticello, hanno paura di lei e le lavano la coda e pure qualcos’altro posizionato un po’ più sotto. Ma chi mai avrebbe paura di una povera gallina se non la gallina stessa che, guardandosi inavvertitamente allo specchio, potrebbe anche riconoscersi e vedere che è soltanto una gallina?

Quindi?

Ciascuno si risponda da solo.

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Comment (1)

  1. giancarlo

    Hai fatto un racconto sicuramente reale, il peggio è per noi poveri sciocchi scrittori alle prime armi, ci vediamo a volte presi in giro. Buona serata

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