I primi elementi di occultismo?

I primi elementi di occultismo?

I primi elementi di occultismo?

I primi elementi di occultismo?

I primi elementi di occultismo, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

I primi elementi di occultismo?

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La Brancato negli anni 90 ripubblica un saggetto dell’occultista gnostico J. Bricaud, I primi elementi di occultismo, in ristampa anastatica dall’edizione del 1922.
Come recita il titolo, il libro si occupa di dare un’infarinatura elementare a chi non ha mai letto testi di filosofia esoterica o di occultismo e fa una sorta di cronologia, ad uso dei digiuni affinché si sazino con un poco di sciapo minestrone contenutistico. Si spazia dunque dalle credenze di Assiri, Caldei, Egiziani, Ebrei, Persiani, Celti, Greci e Romani, trattate all’acqua di rose, fino alla filosofia della Blavatsky, giusto nominata, poi ecco i numeri dell’occultismo, gli elfi, lo spiritismo e il doppio fluidico e la morte coi suoi misteri, l’oroscopo, auree ed immagini astrali, la divinazione e chi più ne ha più ne metta, insomma un bella carrellata minestronosa che ha il preciso compito di non dire nulla e infarcire le pagine di una sciocchezza dopo l’altra. Una lettura molto leggera e ingenua tendente alla faciloneria, un libro che non approfondisce nulla ma in compenso riferisce ciò che hanno detto Paracelso e i neoplatonici e gli occultisti antichi e Leonardo da Vinci, nel migliore di casi, nel peggiore si rifà a Papus e ciarle varie.
Un libro da perdere come la maggior parte delle pubblicazioni della Brancato che gioca molto sul colore della copertina per attrarre lettori ma di fatto pubblica cose scarsissime.
Sinceramente con tutti i libri seri di filosofia esoterica che sarebbe possibile stampare e ristampare, la scelta di Bricaud non è stata felicissima. L’unica cosa positiva è la qualità della stampa che è abbastanza buona ma se si considera che il libro costava ben 24 mila lire nel 1991, si può dire che fosse carissimo sia per la scarsità dei contenuti sia perché non ha la copertina rigida ma un cartoncino morbido abbastanza banale, anche se la carta delle pagine interne è di grammatura consistente.
La parte peggiore del libro è sicuramente quella dedicata alla morte o all’aura. L’autore sciorina un insieme di favolistiche castronerie prese qua e là e riappaccottigliate in un insieme caotico e carico di certezze che non si reggono in piedi e ripropongono i vecchi miti dell’occultismo da fiera, citando autori scarsissimi come Papus et similia.
Il libro inoltre, senza alcuna base scientifica, pretende di sapere per filo e per segno che cosa accade all’uomo in fase post-mortem, trasformandosi in una sorta di religione che reitera il trito tema della reincarnazione, spacciandolo per verità incontrovertibile e confondendo psicometria e occultismo in un’amalgama veramente ridicola:

 

Quando un essere o una cosa sparisce, il suo riflesso persiste in astrale, e l’immagine di tal cosa o di tale essere perdura tale, quale era al momento preciso della sparizione. Ogni uomo lascia, dunque, in astrale, un riflesso, una immagine caratteristica. È col mettersi in relazione con queste immagini astrali che il veggente ritrova tutta la storia delle civiltà sparite. Una scoperta recente, quella della psicometria. È venuta a provarci che queste affermazioni dell’occultismo, che potevano essere prese per metafisica, corrispondono a realtà assolute.

 

La psicometria in realtà non dà affatto credito a queste fantasie, semplicemente si occupa dell’osservazione di comportamenti umani con l’utilizzazione di test psicologici che servono per misurare l’accuratezza visiva e auditiva, il tempo o il tipo di reazione ad un determinato stimolo, la forza muscolare, etc. Il numero ottenuto ha un valore puramente indicativo, non si può di certo parlare di certezze perché ad inficiare la prova possono intervenire una serie di fattori anche extra-umani che però incidono sul soggetto. Non si coglie il nesso tra occultismo e psicometria nella formazione di queste millantate “realtà assolute”.
Inoltre già l’affermazione che è il veggente a ritrovare la storia delle civiltà sparite, fa abbastanza ridere.
Chiameremo i veggenti dunque per capire la preistoria?
Ma il libro è tutto così, può essere infatti smontato punto per punto. In poche parole un insieme di scempiaggini.
Il bello è che Bricaud è stato anche ripubblicato da Atanor negli anni 80 oltre che nel 1922 e viene tuttora riproposto continuamente in ebook o su cartaceo da varie case editrici che scrivono, convinte: “in quest’opera, l’Autore offre elementi di approfondimento, riflessioni ed insegnamenti pratici su questa affascinante e poco conosciuta materia”.
Ma gli editori hanno una minima idea di cosa significhi approfondimento?
Ne dubito.

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