Dunque, facciamo una colletta?

Dunque, facciamo una colletta?

Dunque, facciamo una colletta?

Dunque, facciamo una colletta?

Andar di notte, credit Mary Blindflowers©

 

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Dunque, facciamo una colletta?

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Massimiliano Parente sulle pagine de Il Giornale, in questo pandemico gennaio, fa un appello per Busi, e usa la solita retorichetta de il più grande scrittore vivente, un genio, lo scrittore che avrebbe cambiato la letteratura italiana, producendo un capolavoro dopo l’altro, etc., etc. Parole abusate quelle di genio e capolavoro, ma sorvoliamo su questo punto di vista opinabile. Piuttosto, soffermiamoci su quanto scrive Parente:

 

C’è un suo romanzo, che sarà una specie di testamento letterario di un genio, e non c’è un editore? Qualcuno dice: chiede troppi soldi. E perché non dovrebbe, è Aldo Busi, mica uno dei timbratori di cartellini narrativi della narrativa italiana che fanno a gara per farsi dare il famoso premio, giustamente, perché cosa volete che resti di questi qui? Il problema è che Busi vuole centomila, duecentomila euro? Ma gli editori non avevano l’alibi culturale di pubblicare paccottiglia commerciale con il fine di potersi permettere di pubblicare la vera letteratura?

 

Duecentomila euro, ma cosa volete che siano, quisquilie! Ma vogliamo dirla tutta? Busi non è un incompreso, non è un povero scrittore di talento ignorato completamente da editori e media, non è una vittima. Il successo lo ha avuto, lo ha assaporato, ha posteggiato il suo opinionismo non sempre gradevole, in Tv e anche in programmi di quarta categoria, per molto tempo, poi è sparito, cacciato via perché le regole non si sovvertono e se arrivi in tv a qualche cosa devi rinunciare e in primis alla libertà intellettuale. E ora lo scrittore vorrebbe duecentomila euro per pubblicare il suo testamento spirituale, perché Busi non si svenderebbe “neppure da vecchio”.
Ma allora, dice Parente, organizziamo una colletta:

 

Organizziamo una colletta, i giornali non sono messi bene, ma penso che i lettori del Giornale sarebbero disposti a mettere la loro parte, e lo facciano pure quelli del Corriere della Sera, Repubblica, il Fatto Quotidiano, La Verità, Libero, e di tutti coloro che hanno delle pagine culturali. Si faccia avanti un editore, Mondadori, Einaudi, Rizzoli, Adelphi, La nave di Teseo, chiunque sia disposto a pubblicarlo e dica: «vorremmo, ma costa troppo, se lo pagate voi, lo pubblichiamo noi». Sarebbe uno scossone culturale, ma anche uno schiaffo morale in un mondo letterario che è disposto a vendersi per poco, per quello che danno, anche troppo.

 

Francamente a noi viene da ridere. Parente pensa di dare uno scossone a questa marcia editoria, organizzando una colletta per Busi… Non abbiamo capito bene se sia uno scherzo… Noi lettori dovremmo sborsare soldi per far pubblicare uno che insomma, di bei soldi ne dovrebbe aver beccati quando campeggiava in tv; dovremmo dare una svolta alla letteratura sganciando soldi per uno scrittore caduto in disgrazia presso i padroni che lo hanno fatto diventare famoso, perché sia ben inteso, puoi scrivere quello che ti pare, puoi fare buona o cattiva letteratura, ma non vai in tv e non pubblichi con un grosso editore perché sei bravo, queste sono favolette che si raccontano, insomma notiziole per le masse.

Quanti vengono ogni giorno totalmente ignorati e nessuno si scandalizza?
A quanti di loro basterebbe anche soltanto essere letti e avere perlomeno la soddisfazione di essere chiamati scrittori? E noi dovremmo commuoverci per Busi.
Ci rimane un ultimo dubbio: è spontanea o “spintanea” questa peroratio ad Busim redatta da Parente, il quale neanche tanto tra le righe ci fa capire che, se non fosse esistito come letterato Busi, non sarebbe esistito neanche lui (il che ci fa sorridere, pensando a quanti danni abbia fatto allora Busi nascendo!!!)? E’ lui che, colto da insopprimibile debito di riconoscenza, ha sottoscritto questa invocatio ad pecuniam colligendam pro Busis ultima editione o parla per invocatio recepta?
Nell’uno e nell’altro caso, caro Parente, non ce ne può fregare di meno, giusto per dirla con raffinatezza, primo, per rispetto alla memoria dei veri grandi come Kafka, Leopardi e Dostoevskij, ignorati in vita da una sfilza di editori maneggioni ed incompetenti, secondo, per decoro dello stesso Busi: come può chi ha fatto il leone protervo per anni in TV, ridursi a mite agnello belante disposto a pubblicare, parliamoci chiaro, manco a pagamento, di tasca propria (ché piene e locuplete dovrebbe tenerle le tasche), ma collectae pecuniae gratia?
E non ha Busi qualche vero parente che sia in grado di aiutarlo, senza ricorrere al Parente acquisito per meriti letterari dai più oggi negletti? Non si è conservato qualche soldino dopo aver partecipato, urlato e detto parolacce in quell’indegno spettacolo per polli che si chiama Isola dei famosi? Dunque, nell’italietta devastata dalla pandemia e da un governo inetto, facciamo una colletta per Busi? Crediamo sia superfluo rispondere con dei francesismi.

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