Marketing, libri, film, scrittori

Marketing, libri, film, scrittori

Marketing, libri, film, scrittori

Marketing, libri, film, scrittori

A. Frohner, Incisione originale, Credit Antique Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Marketing, libri, film, scrittori

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Soltanto i geni o i fanatici religiosi hanno la capacità di desiderare ciò che non esiste, avviando però due dinamiche completamente diverse. Mentre i primi inventano ciò che non è stato ancora inventato, i secondi mediocrizzano il mondo, desiderando ciò che non si vede ma è stato inventato, dato che qualcuno ne parla in continuazione e segna il suo passaggio ufficiale dal mondo del nulla a quello del tutto. Il genio crede in se stesso, non cede alle lusinghe della vista e dell’udito, è capace di vedere e sentire il futuro con sensi diversi. Il mediocre fanatico crede soltanto nel dio dei fanatici, quello dei dogmi e delle certezze assolute che vengono pubblicizzate dappertutto e ci crede perché qualcuno gli ha imposto di crederci.
Il marketing sa che la maggior parte dei comuni esseri umani che affolla il pianeta, non è geniale, ma fanatica e dogmatica, quindi sfrutta ampiamente questo principio per indurre i mediocri a comprare qualsiasi cosa.
I mediocri non hanno creatività, quindi desiderano ciò che vedono, perché non essendo geniali non riescono a desiderare qualcosa che non si vede e di cui nessuno o quasi, parla. Vivono nel passato e nel presente, mentre il genio naviga già in un futuro che essi sono incapaci di scorgere perché privi del sesto senso necessario ad andare oltre.
Il marketing quindi mette in moto principalmente due sensi, vista e udito. Mostra ossessivamente il prodotto e ne parla in continuazione, in modo da creare desiderio, in modo che il mediocre medio si convinca della sua indispensabilità, tanto da chiedersi, come ho fatto finora senza quel prodotto?
Il marketing però ha un costo da sostenere. Quindi l’accesso a forme massicce di marketing è riservato all’élite che dispone di seri capitali per mettere in moto l’intero meccanismo e più si paga più il marketing diventa massiccio, reiterato nel tempo, distribuito nello spazio, universale.
Anche il libro è un prodotto. Bisogna venderlo. Per venderlo occorre che venga stampato in un elevatissimo numero di copie, in modo da avere una distribuzione capillare ed ossessiva, che venga pubblicizzato ovunque ancora prima dell’uscita, creando aspettative che verranno poi rafforzate da forti campagne pubblicitarie post-stampa, recensioni in giornali importanti, saccenterie di professori che approderanno poi a qualche film.
Il meccanismo per vendere è questo.
Per entrare in questo meccanismo occorre essere immersi completamente dentro un sistema elitario, occorre essere élite, stare dentro una rete che coinvolga partiti politici, agenzie letterarie che contano, editori importanti, agenzie di marketing di un certo livello, registi, professori universitari e librerie.
La qualità del prodotto in tutto questo non conta nulla, tant’è che libri mediocri vengono stampati in milioni di copie, altri di qualità, in poche copie. Stante una forte mediocrità di base, il marketing cercherà di creare il personaggio da ricordare, ossia far dimenticare al lettore che la qualità del libro è scarsa, attraverso lo spostamento dell’attenzione dal libro allo scrittore, ossia dal prodotto al personaggio la cui biografia viene così creata a tavolino e ufficializzata.
La biografia artificiale si aggirerà lungo i sentieri della bellezza, della straordinarietà e della bontà, sciorinate dappertutto, create apposta per distrarre dal contenuto del testo e per incuriosire.
Le librerie hanno la tendenza ad acquistare libri stampati in milioni di copie, perché sono quelli gli unici che vendono e vendono perché si vedono ovunque. I professori universitari e i critici parlano soltanto di libri pubblicati da editori importanti; i registi fanno film su libri di autori pubblicati dai grossi editori del loro partito di riferimento; gli editori importanti pubblicano in milioni di copie soltanto gli autori sostenuti da un partito politico. Una catena di Sant’Antonio, insomma.
L’uomo medio compra, commenta e parla di quello che vede perché non ha tempo o sufficiente intelligenza né per immaginare ciò che non vede e di cui non sente parlare, né per capire che possa esistere qualcos’altro oltre quello che il sistema propone.
Tutto questo viene chiamato cultura.
Ovviamente ci sono delle conseguenze.
C’è un prezzo da pagare. Le star della letteratura dovranno sempre sostenere il punto di vista del partito che le ha fatte diventare delle star da doppio brodo, rinunciando ad un punto di vista trasversale e ad una minestra personale. Per questo motivo vanno in tv a litigare coi politici o a presenziare nei programmi, invece di scrivere, attività che in teoria dovrebbero saper fare bene.
In senso più ampio invece possiamo tranquillamente affermare che le conseguenze per la letteratura sono disastrose. Le vetrine delle librerie sono piene di libri spazzatura, buoni a raddrizzar le gambe dei tavoli, tanto poi ci saranno registi, critici e professori universitari che diranno che quella spazzatura è arte, consentendo al meccanismo di continuare a girare con tutto il suo carico di mondezza e illusioni.
Intanto però alcuni si accorgono, ancora troppo pochi a dire il vero, che le promesse del marketing sulla bontà del prodotto non corrispondono esattamente al suo reale valore e non comprano più come prima. In compenso ci sono milioni di polli da batteria ancora disposti a ingoiare il becchime che si espone nelle vetrine, per poi potersi vantare con gli amici: “io leggo!”.

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Rivista Il Destrutturalismo

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