Opinionismo di massa, certezze

Opinionismo di massa, certezze

Opinionismo di massa, certezze

Opinionismo di massa, certezze

Direzione imposta, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©

Opinionismo di massa, certezze

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La prima cosa che impari scrivendo saggistica è che ogni cosa che scrivi va provata con documenti e fatti se non certi, quantomeno probabili, talmente probabili da consentirti anche di dare origine ad una ipotesi che probabilmente non sarà certa ma a sua volta probabile.
Nel mondo dell’improbabile avviene tutto il contrario, ossia diventa quasi obbligatorio avere un’opinione su tutto, sui vaccini, sulle condanne in tribunale di noti personaggi, sull’umidità dell’aria, sull’alternarsi delle stagioni, su libri mai letti, sulle scarpe e sulle carpe, sugli extraterrestri e i nuovi pianeti, insomma, dal pesante al leggero, dall’utile al futile, dal quotidiano allo straordinario, dal terrestre al planetario, dal particolare all’universale, occorre una opinione per essere.
In “Il Politico”, Platone dice che, in quanto uomini, abbiamo a che fare con due ordini diversi: l’uno divino e naturale fondato sulla verità e cioè l’incertezza e la conseguente sospensione del giudizio (ἐποχή); l’altro politico, in cui la verità – la vera certezza, che è bene ribadirlo, è impossibile – rappresenta solo una forma di accomodamento, adaequatio, una forma di verosimiglianza logica al fatto in sé e per sé, che è destinato comunque a restare incerto. In Italia, dove maggiore è la presenza dell’ordine politico-religioso, e quindi più diffuso l’atteggiamento di chi finisce per affidarsi a un dogma religioso e/o ideale politico, ogni fatto rappresenta solo un mero pretesto per la costruzione di tesi verosimili, contrapposte, che mirano alla separazione e divisione, quindi all’attuazione del principio “divide et impera!”.
In “Essere e tempo”, Martin Heidegger, scrive che con il termine greco “ἀλήθεια”, tradotto originariamente da lui stesso con il significato di “verità” (o, per così dire, vera certezza), deve piuttosto intendersi “la non-ascosità (Unverborgenheit) pensata come radura (Lichtung) dove si dispiega la presenza (Anwesenheit)”, che: “è dunque qualcosa di meno della verità … O è qualcosa di più, poiché soltanto essa concede la verità come adaequatio e certitudo” (ed. Guida 1998).
Come dicevamo, si tratta di due campi d’azione diversi, due aree semantiche diverse in cui il termine “verità” dovrebbe correttamente assumere significati diversi: in ambito filosofico, il significato di “vera certezza” – ripetiamo, impossibile a darsi -; mentre, in ambito politico o religioso, il significato corrispondentemente di “pensiero” (opinio) o “credenza” (superstitio).
L’opinione non è un fatto e nemmeno un’ipotesi che si basi su dati certi, ma intacca il regno della soggettività più pura che però paradossalmente non è affatto soggettiva, nel senso che non è maturata dentro il chiuso della coscienza individuale ma nel chiuso dei gabinetti di partito e nel clamore dei giornali. I partiti (gestiti dalla finanza), dettano lo slogan da far ripetere alla massa, lo slogan vien pubblicato sui giornali, pubblicizzato tramite vignette e articoli, quindi la massa è edotta, istruita, e può farsi un’opinione che poi, dati i tempi, rimbalza a loop sui social e viene ripetuta dal primo asino che la passa al secondo che la passa al terzo e così via all’infinito finché l’aria si riempie di ragli che cadono in basso. Si creano sempre due verità perché la destra ha la sua e la sinistra anche, così i pesci a nuoto sincronizzato che votano a destra ripeteranno ciò che dicono i giornali di destra e i pesci sincronizzati che votano a sinistra, ripeteranno ciò che dicono i giornali di sinistra. La verità quindi fa due. E ciascuno pensa di averne una sola in tasca e litiga e si azzuffa per difendere un’opinione soggettiva formata in modo interessato dai partiti. Così i pappagalli o meglio polli di destra litigheranno con quelli di sinistra, anche se destra e sinistra, di fatto, non esistono più, sono ormai categorie fittizie dopo il crollo delle ideologie, ma la massa crede che esistano ancora. Così i tuttologi che sanno ogni cosa per averla appresa su fb, sempre si insultano reciprocamente perché gli uni dicono che il personaggio X è un santo che ha subito una ingiustizia da una giustizia non equa né mai giusta, gli altri dicono che è un criminale. Nessuno di quelli che parlano ha visualizzato le carte del processo, né ascoltato le intercettazioni o letto le motivazioni della sentenza che vede coinvolto X. L’opinione si basa su quello che c’è scritto nei giornali finanziati dai partiti. L’uomo medio non ha mai nessun dubbio. Nell’opinionismo di massa ciò che conta è esserci, dire la propria, a tutti i costi e sempre, anche quando non se ne sa niente e magari sarebbe più saggio sospendere il giudizio in attesa di nuovi approfondimenti che possano aiutare a capire meglio. A nessuno però importa nulla di capire, l’importanza è attribuita all’etichetta che ci si stampa in fronte e che permette di esserci nel mondo. Chi sospende il giudizio diventa così un vile, un imbecille, uno che non ha cervello. Se non sei no-vax o pro-vax, diventi un boh-vax, una sorta di mentecatto che non capirebbe nulla e quindi non potrebbe avere un’opinione certa (contraddizione in termini, dato che l’opinione non può essere certa). In sintesi un’etichetta la devi avere per forza, è obbligatorio perché l’intelligenza di un pensiero trasversale va eliminata, sempre.
Se non stai con il santo martire del partito del momento, stai per forza contro, sospendere il giudizio non si può.
Il movimento del pensiero si basa così su informazioni filtrate e conianti slogan ad effetto e sull’incapacità di valutare oggettivamente un fatto. A questo si aggiunge che se non c’è un nome celebre il fatto non è un fatto. Parliamoci chiaro, se un pinko palla p minuscole viola la legge, ha violato la legge e basta, insomma si aggiusti, che importa all’opinionismo di massa? Niente perché non importa nulla ai politici o ai giornali che non conieranno slogan per difenderlo o affossarlo, quindi tutto tacerà. Se però a violare la legge è un Signor Qualcuno, s e Qu maiuscole, le cose cambiano perché i partiti si attivano, i giornali anche e la macchina robotica e pappagallesca dell’opinionismo, si mette magicamente in moto.
È chiaro che in tutto questo c’è una sola morale, siamo costantemente agiti. Condividiamo contenuti pre-impostati perché c’è la logica del rapace che imbocca i suoi figli e decide cosa devono mangiare e quando.
Comunque stiano realmente le cose, qualunque sia la verità, resta il fatto che a tutti i costi si esalti la filosofia della certezza sempre. I dubbi non sono leciti, chi ha dubbi è chiaramente uno che non sa stare al mondo perché ha il rifiuto dell’etichetta. E più i tempi sono incerti e le matasse sono imbrogliate, più la gente ha certezze. Beata lei.

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