Vita movimento, dogma, simboli

Vita movimento, dogma, simboli

Vita movimento, dogma, simboli

Vita movimento, dogma, simboli

Scarpa magica, 17 secolo, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©

Vita movimento, dogma, simboli

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Secondo il mito della Bibbia, dall’albero della conoscenza non sarebbe possibile cogliere alcun frutto, nel senso che il frutto della conoscenza è incerto. Si tratta qui della via scettica degli antichi, di cui dice Parmenide, per mezzo anche di Plutarco, e poi Socrate.
Dall’albero della vita è invece possibile cogliere tutti i frutti possibili, compreso dunque anche il frutto della morte, suicidio e omicidio, e quindi sia il bene che il male.
L’albero della vita rappresenta l’asse del sole, l’eclittica, portatore di vita ma anche di morte, come in caso di siccità o in generale ciò che è parimenti narrato nel mito di Fetonte.
L’albero della conoscenza rappresenta, attraverso il mito in generale, l’altro asse, quello terrestre di cui l’umano sarebbe il dominus, il vertice della piramide, l’apice della catena biologica. Ma, questa è solo una tesi o ipotesi di conoscenza, che, come il mito insegna, è destinata umanamente, dal punto di vista cioè umano di natura superbamente antropocentrica, a restare sempre incerta.
I simboli di qualsiasi tipo infatti sono eternamente ambivalenti. Non soltanto l’albero della vita-morte, che incarna entrambe le ipotesi contemporaneamente, la mortifera e vitale, ma proprio tutta la simbologia si nutre di costanti e ineludibili ambiguità significanti, basti pensare alla metafora dello stomaco “simile al mare che tutto inghiotte”, come sottolineava S. Giovanni Crisostomo, e dentro cui avvengono trasformazioni che generano energia e vita ma anche morte e dissoluzione della materia stessa.
L’acqua è legata all’idea del mutamento, dell’instabilità in cui la sicurezza si alterna alla morte. Del resto, come sottolineava pure Camporesi ne “Il paese della fame”: “L’Isola felice delle allucinazioni cocagnarde con sempre maggior nitidezza si manifesta, al di là delle brume nodose, come ectoplasma onirico, proiezione dell’inconscio desiderio di sicurezza coincidente, di fatto, con la morte… Il mare è fondamentale componente del senso della lontananza, dell’inattingibile, del mortuario; come la morte esso è sterile e senza tempo, immagine serena e perfetta di un immenso cimitero” in cui come dentro un grande, immenso stomaco, tutto muta e si trasforma e si rigenera, nasce e muore di continuo, senza sosta.Il frate minimo genovese Francesco Fulvio Frugoni, In De ritratti critici abbozzati e contornati, associa la tavola alla tomba: “Spuntano in ogni parte tavole che non altro differiscon dalle tombe”.
L’uomo fa parte del ciclo della vita, come animale fra altri animali e vede morte in ogni lato della vita. Si illude di vedere vita nella morte.
Nasce così l’ipotesi e l’illusione di una condizione pre-umana e/o post-umana. Condizione che, sic stantibus rebus, revoca la pretesa cristiana, e comune a tutte le religioni cosiddette rivelate, di una centralità cosmica dell’uomo, narrata, mediante il mito del logos vivente, sub specie aeternitatis.
Ma, come ammettono gli stessi esegeti, l’eternità non è parte di <questo mondo>, dato che il moto continuo, la rinascita e la morte, anziché affermarlo, contraddicono ed escludono l’eterno; né è detto, necessariamente, che sia parte di un <altro mondo>. In definitiva, anche il tempo, come lo spazio, è soltanto un’ipotesi su cui poggia forse la più comune e non sappiamo quanto più antica teoria cosiddetta della precessione equinoziale per cui la terra fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione, insegnandoci che tutto è relativo, non c’è alcuna certezza assoluta. Il solo movimento è alla base della vita. Il pensiero stesso è movimento (Scaligero). Per l’uomo di ogni epoca l’unica via è il riconoscimento che non ci sono davvero punti fissi ed immobili, invenzioni del dogma che pretende di stravolgere la realtà del moto a favore di una superba immobilità di matrice antropocentrica in cui Dio (invenzione delle invenzioni immobili) diventa immagine e somiglianza dell’uomo. E non viceversa. La religione diventa così la pretesa all’immobile inesistente e mai provato che ingerisce nella vita del singolo, manipolandone le coscienze e modificando prepotentemente l’ordine della natura.
Se i simboli sono ambigui e in continuo movimento perché riflettono la vita reale; se la Terra non è immobile ma ruota e si muove, se l’intero universo è un movimento costante di vita-morte, perché la religione vuole antropocentricamente modificarne il senso, conducendoci alla fissità?
Tutti i sistemi filosofici dell’immobilità sono dunque fasulli. Non lo diciamo noi, lo dice la natura. Basta osservarne il moto per capire che l’idea di Dio e di un motore immobile, è semplicemente assurda ma consustanziale al potere.

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Comment (1)

  1. GIANCARLO

    Beh, io credo in tempi passati con la prepotenza si sottometteva la plebe ignorante, oggi si richiede più lealtà, affinché l’umano possa credere di nuovo in se stesso…

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