Katheline, Inquisizione, tortura, eretici

Katheline, inquisizione, tortura, eretici

Katheline, Inquisizione, tortura, eretici

Katheline, inquisizione, tortura, eretici

De Coster, La leggenda d’Ulenspiegel e di Lamme Goedzack, Formiggini, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Katheline, Inquisizione, tortura, eretici

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Una delle figure più tragiche e commoventi de La leggenda d’Ulenspiegel e di Lamme Goedzack di De Coster, è quella di Katheline, torturata per ben due volte dall’Inquisizione. La prima volta viene accusata di stregoneria da un allevatore perché riesce a guarire un bue, tre montoni e un porco appartenenti a Speelman ma non riesce a guarire una vacca di Jan Beloen che quindi, indispettito, corre dall’Inquisitore, dichiarando che Katheline ha fatto il malocchio alla sua bestia, parlandole in un linguaggio misterioso e accarezzandola con la scusa di guarirla, perciò la vacca è morta per colpa dei suoi incantesimi e delle sue stregonerie.
Katheline viene arrestata e sottoposta a tortura. All’epoca bastava una delazione per essere messi in prigione.
De Coster descrive molto bene la tortura di Katheline.
Il carnefice le mette in primis dei panni bagnati sul petto, le versa acqua calda nello stomaco fino a farla gonfiare e la lascia ricadere sul banco. Intanto lo scabino domanda alla torturata se vuole confessare. Katheline fa cenno di no, quindi la tortura prosegue, altra acqua calda che la brucia e la gonfia fino a farla vomitare. Lo scabino ancora le chiede di confessare il malocchio alla vacca e la commistione col demonio. Ma la donna si rifiuta. Quindi la mettono nel secondo banco di tortura, la fanno sedere sopra una specie di bara di quercia, posata su dei cavalletti. Il coperchio della bara è tagliente. Seduta dentro la bara, Katheline viene munita di scarpe di cuoio molto strette e posta davanti a un fuoco. Il legno del coperchio della bara le taglia la carne, il calore la riscalda e il cuoio delle sue scarpe tira sempre più perché viene stretto dal carnefice. La donna impazzisce totalmente e non confessa nulla. Tre giorni dopo viene condannata alla prova del fuoco, le vengono bruciati dei  capelli di stoppa, dovrà pagare venti carlini d’oro e sarà bandita per tre anni dal territorio dove vive, pena, la perdita di una delle sue membra.
Il boia attacca Katheline a un palo, posa sul suo capo una parrucca di stoppa e le dà fuoco.
Il corpo della torturata sopravvive ma la sua mente se ne va via per sempre:

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Sono ammalata; mi hanno presa l’anima… la testa ora è vuota. Senti? Suona come una campana; è la mia anima che batte alla porta per andarsene, perché brucia.. l’anima che c’è dentro crudelmente mi strazia per uscire. E io morirò, sì morirò. Non dormo più…

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La pazzia di Katheline, figura sublimemente umana, emblema di un’epoca in cui la religione predicava la carità e infliggeva la tortura, raggiunge in De Coster, livelli poetici di rara intensità espressiva perfino nella reiterazione continua e cadenzata di frasi che ne attestano la perdita del senno: “togliete il fuoco, la testa brucia!” e che, nella loro semplicità, descrivono un destino che non è soltanto individuale, ma collettivo, un dramma che non è soltanto di Katheline, ma di tutti i condannati per eresia. Torturata a distanza di tempo per la seconda volta, Katheline non resiste. Buttata nel canale per essere sottoposta alla prova dell’acqua, muore tre giorni dopo. Sullo sfondo gli umori del popolino ignorante, pronto a cambiare idea con la facilità con cui la pioggia cade dal cielo, una massa inerme, superstiziosa e sciocca, continuamente agita, manipolata dal potere, le città rigurgitanti di delatori pronti ad avvantaggiarsi economicamente della morte delle loro vittime. Le piazze piene di roghi che campeggiano dappertutto nell’epoca triste e sanguinosa della caccia agli eretici:

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Sangue e lacrime! la morte falcia sui roghi; sugli alberi che servono da forche lungo le vie maestre; nelle fosse aperte dove vive sono gettate le povere fanciulle; negli annegamenti delle prigioni; nei cerchi di fascine infiammate al cui centro, a lento fuoco, bruciano i pazienti; nelle capanne di paglia incendiate dove le vittime muoiono tra fumo e fiamme. Il re eredita.
Così ha voluto il Papa di Roma.
Le città rigurgitano di spie, che aspettano la loro parte dei beni appartenuti alle vittime. Più si è ricchi e più si è colpevoli. E il re eredita.

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Comment (1)

  1. POETA DELL'AMIATA

    Sappiamo bene cosa ha fatto in passato la Chiesa con l’Inquisizione, quindi non ci meravigliamo…

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