Nicolson, Storia della diplomazia

Nicolson, Storia della diplomazia

Nicolson, Storia della diplomazia

Nicolson, Storia della diplomazia

Nicolson, Storia della diplomazia, Dall’Oglio, 1967, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Nicolson, Storia della diplomazia

.

Sir Henry Wotton ebbe a dire un giorno che “un ambasciatore è un uomo onesto inviato all’estero a dir menzogne per il bene del suo Paese”.
Harold Nicolson, invece, ha pensato di dare alle stampe Storia della diplomazia, 1963, pubblicato in Italia dalla Dall’Oglio nel 1967, serie I corvi, Universale Moderna numero 160, 42° della Sezione Verde.
Si tratta di un Saggio divulgativo di impronta anti-sovietica (a quei tempi c’era ancora la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica) che traccia un’apologia della diplomazia, non mette nemmeno per sbaglio una nota a pie’ di pagina e snocciola in modo poco preciso, notizie su come sia nata e come si sia evoluta la diplomazia, dalla preistoria fino ai tempi moderni.
L’excursus storico è molto approssimativo, manca di precisione cronologica, stemperandosi in un linguaggio volutamente discorsivo ma anche dispersivo. Lo scopo del testo viene precisato fin da subito:

.

Scopo di questa indagine storica è la dimostrazione che la diplomazia non è né l’invenzione né il passatempo di certi particolari sistemi politici, ma un elemento essenziale in qualsiasi ragionevole relazione fra uomo e uomo e fra nazione e nazione. Farà seguito un esame dei recenti mutamenti bei metodi della diplomazia, con speciale riferimento ai problemi della diplomazia aperta e segreta e alla difficoltà di conciliare una diplomazia efficiente con un controllo democratico della stessa. Altri capitoli tratteranno il concreto funzionamento della moderna diplomazia, la relazione fra diplomazia e commercio, l’organizzazione e l’amministrazione del servizio diplomatico, l’attività diplomatica nelle conferenze internazionali e la Società delle Nazioni come strumento di negoziato nell’uso diplomatico, per rendere comprensibile il linguaggio tecnico (è qualcosa di più di un mero gergo) che l’attività diplomatica è venuta sviluppando.

.

L’autore, fatte queste precisazioni, ipotizza che perfino nella preistoria i gruppi umani si servissero di ambasciatori per comunicare tra loro. È probabile dice, che anche gli uomini primitivi si siano resi conto della necessità di accordare ai messaggeri particolari immunità per garantire l’esatta comunicazione del messaggio e la riuscita delle relazioni tra gruppi. Dalle suddette immunità discenderebbero gli attuali privilegi di cui godono i diplomatici. Si lancia dunque in una sbrigativa carrellata storica sugli usi dei vari popoli antichi in materia di ambasciate fatte e ricevute. Gli araldi venivano posti sotto la protezione del dio Hermes, fascino, bricconeria e astuzia insieme. Fu Hermes poco dopo la sua nascita, a rubare cinquanta capi di bestiame ad Apollo. Nascose gli animali in una caverna e poi tornò a dormire nella culla come se niente fosse. Per questa sua capacità di ingannare, Giove gli affidò varie e delicate missioni diplomatiche. Hermes proteggeva contemporaneamente i ladri e gli araldi.
Dalla mitologia passa alla storia, dai messaggeri Greci ai Romani, spietati nei loro obiettivi e brutali nei loro metodi. Essi avevano un punto di vista coloniale, espansionistico e amministrativo piuttosto che diplomatico.
Soltanto nel XV° secolo si arrivò agli ambasciatori permanenti e la diplomazia venne riconosciuta come professione. Dopo il 1815 “le norme e la posizione giuridica di questa professione furono sancite da un accordo internazionale”.
Si ammette cone en passant che non sempre la diplomazia ha avuto una forma costruttiva ed etica e che spesso c’è lo scontro tra etica e tornaconto. Ma la critica si ferma ai diplomatici del XVI° e XVII° secolo che “corrompevano i cortigiani, fomentavano e finanziavano rivolte, incoraggiavano i gruppi di opposizione, intervenivano nei modi più sovversivi negli affari interni dei Paesi in cui erano accreditati, mentivano, spiavano…”.
Ecco che cita Machiavelli col suo fine che giustifica i mezzi, a sottolineare che i negoziati internazionali non sempre si basano su onestà e buon senso.
Notizie sparse qua e là sottolineerebbero il passaggio dalla vecchia alla nuova diplomazia, i mutamenti nella prassi diplomatica, il tipo di linguaggio usato e quali caratteristiche dovrebbe avere un diplomatico. Proprio la parte riguardante le espressioni tipiche di un diplomatico nella relazioni internazionali, chiarisce l’ipocrisia di un ruolo in cui occorre parlare per eufemismi e frasi fatte, evitando la schiettezza ordinaria del linguaggio diretto.

Se riuscite ad arrivare fino in fondo raggiungendo il dizionarietto senza sbuffare, siete salvi. Non sempre pubblicare con un grosso editore, è indice di bravura nel comporre i saggi. Inoltre il punto di vista è in questo caso, falsato, perché è comunque interno alla diplomazia, dato che Harold Nicolson era un diplomatico. Come chiedere all’oste se il vino è buono. Non vi dirà mai che è aceto.

.

Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

Christ was a female

 

 

Post a comment