De Coster, La leggenda d’Ulenspiegel

De Coster, La leggenda d'Ulenspiegel

De Coster, La leggenda d’Ulenspiegel

De Coster, La leggenda d'Ulenspiegel

De Coster, La leggenda d’Ulenspiegel, Formiggini, 1921, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

De Coster, La leggenda d’Ulenspiegel

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Charles Theodore Henri De Coster (Monaco di Baviera, 20 agosto 1827 – Ixelles, 7 maggio 1879), scrittore belga oggi pressocché ignorato e poco conosciuto, diede alle stampe nel 1867 La Légende et les Aventures héroïques, joyeuses et glorieuses d’Ulenspiegel et de Lamme Goedzak au pays de Flandres et ailleurs, ripubblicato per l’Italia da Angelo Fortunato Formiggini nella collana I classici del ridere: La leggenda d’Ulenspiegel e di Lamme Goedzack nel paese delle Fiandre e altrove, prima versione italiana di Umberto Fracchia con Disegni di Cipriano E. Oppo.
Il libro di De Coster, intriso di simbologia numerico-massonica, con la ricorrenza non casuale del numero sette, è un autentico capolavoro letterario in cui l’autore cambia mirabilmente registro, dal buffonesco, al tragico, senza mai scadere nell’ovvio.
Ambientando la storia ai tempi di Lutero e dei roghi dell’Inquisizione, De Coster, offre un romanzo storico di straordinaria efficacia espressiva, riprendendo il filone letterario di impronta carnevalesco-rabelaisiana senza tuttavia escludere la crudezza della tragedia in tutta la sua interezza e drammaticità.
I roghi e la crudeltà degli inquisitori spagnoli, capaci di uccidere e di torturare le loro vittime, soltanto per appropriarsi dei loro beni e il desiderio di libertà del popolo belga, rappresentano lo sfondo storico dell’opera e sono descritti con preciso realismo, così come l’inquietudine in cui i protagonisti si trovano a dover vivere a causa del papa e del re entrambi ebbri di potere e sangue.
L’opera, tenacemente anticlericale, non annoia mai e raggiunge livelli espressivi di rara poesia.
Il protagonista principale, Ulenspiegel, è un giovane figlio del popolo, arguto, intelligente, capace, con la forza del linguaggio, di tener dialetticamente testa a signori e uomini più colti di lui. Inquieto e mai rassegnato al giogo del potere, sogna la libertà del suo Paese e si improvvisa messaggero, spia, oratore, imbroglione, pur di coltivare il suo sogno di libertà.
L’Ulenspiegel, nonostante a volte strappi un sorriso divertito, non è comunque un libro allegro. Affronta temi molto importanti: la vendita delle indulgenze, la liberazione delle Fiandre, la lotta del papa all’eresia, le torture dell’Inquisizione, la corruzione della chiesa di Roma, etc.
Molti di questi temi è possibile trovarli in Rabelais, in Boccaccio, in quel filone letterario che utilizza il carnevalesco e il riso come mezzo per raggiungere messaggi simbolici più profondi. De Coster in più è capace di variare il registro come soltanto la grande letteratura sa fare, mai innocua, sempre da leggere tra le righe.
Così l’autore ci racconta la pazzia di Catheline, torturata dall’Inquisizione, la morte di Claes, bruciato vivo e gli scherzi di Ulenspiegel che spaccia degli stronzetti secchi di cavallo per grani profetici, sfottendo la vendita delle reliquie, la credulità popolare, la religione e la stupidità dei ceti medi:

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Ulenspiegel volle diventare anch’egli mercante. Vide per terra certi stronzoli di cavallo, e se li portò a casa, cioè sopra un ripiano dei bastioni. Quivi li fece seccare. Poi comprò un po’ di seta rossa e verde, ne cucì tanti sacchetti, vi mise dentro gli stronzolini, e li chiuse con un nastro, come se fossero pieni di muschio.
Quindi con poche assicelle si costruì una cassetta di legno, se la appese al collo con due vecchie corde e se ne andò al mercato con la cassetta piena di sacchetti. La sera, per illuminarli, accendeva una candeluccia. Quando qualcuno s’avvicinava per chiedergli che cosa vendesse, egli rispondeva misteriosamente: – Ve lo dirò, ma non parliamo a voce troppo alta.
– Che è dunque?
– Sono grani profetici venuti direttamente dall’Arabia in Fiandra, rispondeva Ulenspiegel, e preparati con grande arte da mastro Abdul-Medil, della schiatta di Maometto…
– Dacci un po’ questi grani profetici.
– Quando avrete fiorini per pagarli, rispondeva Ulenspiegel.
– E i poveracci se ne andavano malcontenti, dicendo: – Non c’è gioia che per i ricchi, in questo mondo.
– Intanto la voce che si vendevano granelli profetici si sparse per il mercato… E tutti i borghesi andavano da Ulenspiegel a chiedergli i suoi grani. Ma egli, che voleva trarne grossi guadagni rispondeva che non erano ancora abbastanza maturi, e teneva d’occhio due vecchi ebrei che gironzavano per il mercato…
– Che vendi di bello fiammingo?
– Sacchetti, rispose Ulenspiegel.
– Che si vede, domandarono essi, per mezzo dei tuoi grani profetici?
– Chi li succhia vede gli avvenimenti futuri.
Allora i due ebrei confabularono tra loro, e il più vecchio disse all’altro:  – Così noi potremo vedere quando verrà il nostro Messia… Compriamo uno di questi sacchetti. Quanto li vendi? Dissero a Ulenspiegel.
– Cinquanta fiorini, rispose Ulenspiegel. Se non volete pagarmeli tanto, fate pure i bagagli e andatevene. Chi non compra il campo deve lasciare il letame dove si trova.
– Vedendo che Ulenspiegel non transigeva, essi gli contarono il denaro, presero uno dei sacchetti, e se ne andarono nel luogo delle loro riunioni… il più vecchio… – Figli d’Israele, disse, tenendo in mano il sacchetto… Apparirai presto sulla terra divino Messia? Quando verrà il giorno in cui i cristiani si nasconderanno nelle caverne e nei buchi della terra per lo spavento che avranno di te e della tua gloria magnifica, allorché ti leverai per castigarli?
E gli ebrei dalli a gridare:
– Vieni Messia! Succhia, Jehu!
Jehu succhiò. Ma vomitando esclamò tristemente:
– In verità vi dico che questo non è che sterco e il pellegrino di Fiandra un furfante…

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De Coster non può essere trascurato da chi ama la vera letteratura.

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