Nepotismo o mera coincidenza?

Nepotismo o mera coincidenza?

Nepotismo o mera coincidenza?

Nepotismo o mera coincidenza?

The Prisoners, drawing from  sketchbook, by Mary Blinflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Nepotismo o mera coincidenza?

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I mozzi diventano capitani

Il mozzo di bordo
ha scarsa paga,
e quando draga, piange sulla femminella
i suoi due figli senza pane,
il capitano infame beve vino
e mangia paste,
le razioni del mozzo sono guaste,
fanno venir la cagarella.
I figli del capitano saranno capitani,
i figli del mozzo, mozzi,
a meno che…
E… sottobordo c’è un politico neoeletto,
a cui il mozzo rifà il culo, gli uragani e il letto.
Così i mozzi diventano capitani,
poi basta uno scattino con la e
e fanno affondare anche le navi
mentre suonano in cabina gli architravi.

(Mary Blindflowers)

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Alla borghesia italiana piace prendere lezioni di vita e di cultura dai raccomandati Rai. Circolano nei social frasi e aneddoti legati a questi personaggi tirati su dalla politica e tutti a commentare a bocca aperta. Abbiamo assistito ad una discussione social su un testo attribuito a Corrado Augias:

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Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: “A che serve studiare? Chi sa rispondere?”.
Qualcuno osò rispostine educate: “a crescer bene”, “a diventare brave persone”. Niente, scuoteva la testa. Finché disse: “Ad evadere dal carcere”.
Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perché là dentro non capisci e non sai che fare. In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.
Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza.
Uno Stato democratico deve salvarli perché è giusto. E perché il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.

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Augias, uno dei radical chic più pagati della Rai, dove ha piazzato pure la figlia, ci dice perché dobbiamo studiare, per sfuggire dal carcere dell’ignoranza, e ci dà ad intendere che 19 studenti su venti non capiscono nulla, per questo il mondo sta in prigione, la prigione dell’ignoranza. A questo punto ci si domanda. Serve capire un testo? Chi ci dice che Augias stesso sia l’unico tra i 20 capace di capire? Conta la cultura o conta la tessera di partito?
La borghesia italiana glissa costantemente sul come questi personaggi definiti autorevoli siano arrivati a scrivere su giornali a tiratura nazionale e all’onnipresenza nelle reti statali. Si vede la punta dell’iceberg, bella lucente, di uno splendore abbagliante, ma non si commenta mai quello che c’è sotto.
Perché?
Perché l’autorità del nome non si discute mai, meglio glissare su argomenti generici e innocui. A nessuno viene in mente che se quel ragazzo su venti che capisce il testo non ha mezzi economici importanti, vedrà gli altri 19 passargli davanti. A nessuno interessa. Perché la borghesia non va mai contro se stessa e si affolla in improbabili indagini socio-culturali di matrice pseudo-dotta che hanno l’innocuità delle libellule sotto il sole estivo.
Alla domanda “è il caso di prendere lezioni da un raccomandato Rai?” Nessuno risponde, si glissa. Sono questioni queste che non si possono affrontare.
C’è chi sostiene addirittura che Augias sarebbe “una bella testa che ha imparato a volare”. I mezzi con cui questo volo viene costantemente effettuato, sono taciuti, sì perché la borghesia italiana è sempre stata vile. È stata vile anche quando ha lasciato che il Vaticano diventasse uno Stato nello Stato e non ha avuto il coraggio di instaurare uno Stato veramente laico e democratico, intendendo per democrazia soltanto la difesa dei suoi privilegi, il diritto di dominare la scena culturale, escludendo tutti gli altri.
Addirittura oggi si dice che il termine borghesia non possa e non debba più essere usato perché in fondo ci siamo tutti più o meno imborghesiti, quindi parlare male della borghesia, sarebbe come parlarci male addosso, una sorta di autocritica insensata.
Ebbene, vogliamo essere insensati fino in fondo e dire che non accettiamo lezioni di vita da individui che hanno imparato a volare usando come ali le tessere di partito e una falsa catto-democrazia di convenienza spacciata per grande e profonda cultura.
Noi non ci sentiremo mai più prigionieri, veramente liberati, come augurava il professore di Augias, quando in RAI o sulle altre reti a diffusione nazionale non sentiremo esclusivamente cognomi come Berlinguer, Marrazzo, Veltroni, Mentana, Tosatti, Pasini, Augias, Melli, Cangini, Chiocci, Cerasa, Sarzanini, Feltri, Martellini, Buttiglione, Galeazzi; quando nell’ambiente sportivo non vedremo solo i figli di Graziano Rossi, Gianni Di Marzo, Luciano Moggi o Marcello Lippi; quando negli Ospedali non vedremo più vincere i concorsi solo figli e nipoti di primari, quando nelle Accademie militari non vedremo più tanti figli di Generali o loro accoliti: il nepotismo è il vero carcere che tarpa la libertà di evasione a tanti, troppi figli di nessuno. Questa è la verità che dovrebbero urlare i docenti, senza voler togliere alcun merito ai figli dei papaveri dei vari ambiti lavorativi italiani: ma la sproporzione e la forbice sui figli di nessuno è troppo evidente per poter pensare ad una mera coincidenza!

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Rivista Il Destrutturalismo

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Se son figlio di mozzo,
    la navicella è al cozzo.
    Figlio di capitano?
    La nave sotto il guano.
    Dimmi, di chi era figlio
    chi fece secca al Giglio?

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