Il Signore dei Sogni

Il Signore dei Sogni

Il Signore dei Sogni

Il Signore dei Sogni

Il Signore dei Sogni di Claudio Piras Moreno©

 

Claudio Piras Moreno©

Estratto da Il signore dei Sogni 

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Un antico organo iniziò a suonare in fondo alla grande sala e le pareti e l’alta volta presero a muoversi al ritmo rapido e spasmodico della musica. Gli incubi iniziarono a deambulare come barche di carta in balia delle onde – l’acqua – che era solo pensiero, le tracimava e poi le affondava, ma queste riemergevano con movimenti convulsi e scattosi. Tutto si dilatava e retrocedeva come il flusso e il riflusso di quel mare inquieto. Nel buio, illuminato solo scarsamente dai pochi candelabri, quell’avanzare e retrocedere era ancor più assurdo e allarmante. Quel suono malefico era come una droga che tormentava la mente con strane allucinazioni e allo stesso tempo infondeva un umore livido e funesto. Nel castello si respirava aria di vendetta. Era da molto tempo che nessuno provocava un’ira simile.
Una ballerina di flamenco iniziò a ballare al ritmo di quella sinistra melodia. Il lungo vestito rosso a frange nere sventolava sinuoso per tutta la sala e i suoi piedi svelti scandivano il ritmo picchiettando potenti sul suolo di pietra e diffondendo un’eco forte e vibrante. La ballerina faceva giravolte e inchini di fronte alle più spaventose creature: vampiri, licantropi, arpie, bianche dame dall’aspetto spettrale e alcuni demoni; c’era persino un Frankenstein dal corpo deforme e lo sguardo allucinato. La danza era avvincente e ipnotica: le fiammelle ardenti nei candelabri sospesi, seguivano quel movimento, ammaliate. Il duro battere di piedi dava vita al pavimento che pulsava e gemeva, quasi fosse vivo egli stesso. Pareva di sentirli quei gemiti e ai presenti ciò procurava un piacere perverso, al quale reagivano con sussurri e respiri profondi. L’espressione passionale della ballerina giocava con quel riverbero sonoro, con quei gemiti e quei sospiri. Gli occhi scintillavano come a mimare il tremolio delle fiammelle, e la potenza di quel corpo magro ma muscoloso, veniva esaltata dal gioco di chiaroscuri, di ombre e di fiamma, di movimenti armonici e isterici. Era come guardare una gitana in un campo sperduto dell’Andalusia che ballava per il suo amato. Nessun uomo le si sarebbe potuto negare. Di carnagione morena e dai lunghi capelli neri legati nella tipica pettinatura delle donne del suo popolo, la donna contraeva i muscoli delle gambe nel sadico proposito di ferire il marmo del pavimento e farlo sprofondare fino al centro della terra. All’improvviso Rush si separò dal suo padrone, che si era preso la testa tra le mani come colto da una fitta lancinante. La bestia afferrò la ballerina sul finire di una giravolta. La morse sul viso strappandole buona parte del volto, e le spezzò la schiena. Un rumore sordo. La ballerina non ebbe modo nemmeno di proferire lamento, il sangue schizzò da tutte le parti, imbrattando il suolo e arrivando fin quasi ai piedi del trono. Con uno scatto rabbioso Rush la lasciò cadere riversa sul pavimento, mentre gli altri incubi si avvicinavano famelici.
Una salamandra gigante, uno dei simboli preferiti del Signore dei sogni, passò in mezzo a loro andandosi ad accoccolare ai piedi del trono. Vicino al suo Re.
«Iniziava a infastidirmi.»
«Lo so. Ho sentito il suo bisogno di requie», rispose il comprensivo servitore tornando al suo fianco. Il Signore dei sogni si rilassò un poco, anche se parte della sua mente era impegnata altrove; si sentiva bene in mezzo a quei mostri. Guardò Frankenstein, le arpie e i demoni. Erano servitori fedeli e la loro diversità non lo spaventava. Anzi, li aveva ricreati nel suo mondo perché potessero prendersi una rivincita sull’umanità.
Il gigante di metallo e carne ricucita lo guardò come si guarda un padre. I suoi occhi trasmettevano molta più umanità di quelli della maggior parte della gente della Terra. Essi mostravano la sofferenza di chi per tutta la vita era stato oggetto di scherno, addirittura ripudiato, odiato e temuto per il suo aspetto; fino a che non era diventato quello che gli altri già credevano che fosse. Aveva tentato di non convertirsi in tale abominio, ma una volta compreso che non sarebbe servito a nulla, perché nelle persone il pregiudizio e il sospetto sono sentimenti talmente radicati da non poter essere estirpati da alcuna prova contraria, per quanto inequivocabile, a quel punto, nulla a lui era più importato. Tanto lo avrebbero perseguitato comunque. I mostri li creano le persone, sono loro i veri mostri. Il Signore dei sogni gli stava dando la vita e possibilità che mai gli erano state concesse. Perché lui sapeva, capiva, vedeva ciò che nessun altro era capace di vedere. Sempre ci era riuscito, e poi in fondo era uno di loro. Anche con lui la gente era stata ingiusta…

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