Vax, no-vax, epoché, antropocentrismo

Pro-vax, no-vax, epoché, verità

Vax, no-vax, epoché, antropocentrismo

Pro-vax, no-vax, epoché, verità

Cattle Show, credit Mary Blindflowers©

 

Angelo Giubileo & Mary Blindflowers©

Pro-vax, no-vax, epoché, verità

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Cosa intende Plutarco quando dice che la verità intera risiede in tutto il genere dei significati, se com’è evidente ogni proposizione è né dimostrabile né confutabile o, nel linguaggio plutarcheo, correttamente, soggetta a epoché (ἐποχή); ovvero: sospensione del giudizio? E com’è possibile, rispondendo all’accusa di Colote, che la pratica di una siffatta teoria, ovvero della sospensione di ogni giudizio, non conduca all’akatalepsia, ovvero all’inattività?
A tal proposito, Plutarco dice che “neanche coloro che trattarono lungamente dell’epoché, scrissero trattati e discorsi per confutarla riuscirono poi a scuoterla”. E quindi, salva è la dottrina dell’epoché, così come il principio godeliano dell’indecidibilità, che, com’è evidente, non ha nulla a che fare con il concetto aristotelico di “verità”, comune a tutti i filosofi successivi a Parmenide (e, secondo Plutarco, ad eccezione del linguaggio, anche a Platone). Dato che, viceversa e correttamente, per “verità” non si faccia riferimento ad altro che non sia l’epoché.
L’errore, da sempre, secondo il comune buon senso, è stato quello originale di ritenere la scienza della logica indissolubilmente legata alla scienza della matematica; così che, in entrambe le forme rappresentative del discorso logico, i principi o punti di partenza non sono che, in realtà, assiomi o postulati o, in senso esteso, “veri” e “propri” dogmi. Dopo circa duemila anni, giunti quasi al termine del loro saggio di analisi e commento ai teoremi di Godel, dal titolo La prova di Godel, Ernest Nagel e James R. Newman scrivono: “E’ lecito pensare che la logica sia stata concepita, sin dall’inizio, in una relazione troppo esclusiva con la matematica, e che si sia così privata di una relazione altrettanto fruttuosa con il mondo fisico. In un mondo causale, i principi logici non concernono più la verità, ma l’azione: con 3000 lire compro un pacchetto di Camels, con 3000 lire compro anche un pacchetto di Marlboro, ma non tutti e due. In altre parole, il principio A implica che A & A della logica classica è dinamicamente falso (fare A non è la stessa cosa che fare A e fare A). E’ in corso (n.d.r.: edizione 1993) una rilettura radicale dei principi logici, in relazione al loro significato fisico. Sarebbe prematuro discutere del teorema di Godel in questo nuovo contesto, ma certi dibattiti fondamentali dovrebbero inevitabilmente riceverne un nuovo impulso”. Ed è quindi all’impulso che necessariamente occorre ritornare.
Quanto invece all’accusa di inattività, che deriverebbe dalla pratica della sospensione del giudizio, Plutarco sottolinea: “Ma alla fine costoro la vietarono, adducendo dalla Stoa l’accusa secondo la quale essa avrebbe portato come la testa della Gorgona all’inattività. Nonostante essi la assalirono e la misero completamente sottosopra, l’impulso si rifiutava di diventare assenso e non ammetteva la sensazione come asse della bilancia, ma si manifestava di per se stesso come guida delle azioni, non avendo bisogno di nulla che fosse aggiunto dal di fuori”.
Si dice sia Esiodo la fonte più antica che ci parla della Gorgona. Nella sua Teogonia, egli sostiene che, in principio, vi fossero tre sorelle – naturalmente non a caso e storicamente di sesso femminile -, Steno Euriale e Medusa detta anche Gorgona; le prime due immortali, al contrario di Gorgona mortale; tutte dimoranti presso l’aldilà del più famoso Oceano, che circondava l’intero cosmo greco, ai margini estremi del mondo.

E quindi l’impulso (all’azione), così lo chiama Plutarco, non ha bisogno, anzi di più, si rifiuta di diventare assenso, ma – dice sempre il medesimo – si manifesta di per se stesso come guida delle azioni, non avendo bisogno di altro che non sia l’impulso stesso. Così che: “Non bisogna combattere neanche una sensazione – tutte infatti presuppongono un contatto con qualcosa come se dalla sorgente della mescolanza ciascuna prendesse ciò che (le) si addice e che (le) è proprio – né bisogna predicare qualcosa dell’intero, dato che si entra in contatto solo le parti; né bisogna ritenere che tutti subiscano le stesse affezioni, dato che certi ne hanno alcune e altri altre, a seconda delle diverse qualità e potenzialità dell’oggetto”.
Ma la lezione di Plutarco non è stata affatto assimilata dalla confusione odierna. Il chiacchiericcio, l’opinionismo che diventa verità assoluta, si mescolano alla fiducia incondizionata e priva di ogni dubbio verso una scienza in cui l’uomo medio non riesce a riconoscere lo sconcerto dell’esperimento, la non certezza così poco rassicurante, così terribile.
Si sentono sui social, come riflesso di una cattiva informazione che ignora costantemente l’epoché, pareri aberranti. Pro-vax senza dubbi e no-vax altrettanto convinti, fanno a capelli, si dicono parolacce, ciascuno portatore insano di una sua personale verità non suffragata da nessuna prova certa. Tra i primi c’è chi sostiene l’obbligatorietà del vaccino, invocando a casaccio e confusamente l’articolo 52 della costituzione e ignorando sic et simpliciter secoli di lotte per la libertà individuale e il libero arbitrio. C’è chi addirittura propone di far pagare l’assistenza sanitaria a chi non vuole vaccinarsi, giudicato un povero incosciente e ignorante untore. Tra i no-vax, al contrario, c’è chi definisce il vaccino “veleno” invitando a gran voce tutti a non vaccinarsi, nonostante non abbia nessuna competenza specifica che legittimi questo invito. Tutti sanno tutto. C’è una confusione totale, una tuttologia da baraccone di cui Plutarco non sarebbe molto fiero. L’epoché come il pensiero trasversale vengono considerate “sciocchezze”. Si ragiona ormai per compartimenti stagni, il termine complottista è diventato in automatico ormai sinonimo di imbecille che vede complotti dappertutto, escludendo contemporaneamente la possibilità che esista più di qualcuno nel mondo che riesca ad applicare il pensiero trasversale e si avvalga della possibilità di pensare in autonomia capendo che non esiste il nero assoluto o la luce più pura, ma diverse sfumature di grigio. Si pensa in modo dogmatico, coi paraocchi, escludendo un mondo di possibili variabili che vengono percepite come patologiche.
Sospendere il giudizio, che poi sarebbe la cosa più saggia da fare, riservandosi come nel caso di specie di vaccinarsi o no, a seconda del proprio quadro clinico e personale sentire, senza invitare nessuno in un senso o nell’altro, viene giudicata come una resa scandalosa, una sorta di incapacità di giudizio, una rinuncia al sé.
Ma se abbiamo detto che l’epoché non può essere giudicata filosoficamente inattività, bensì saggezza, essa viene costantemente vituperata in quest’epoca incivile e chiassosa in cui tutti ma proprio tutti fanno rumore e usano i social come sfogatoio di deliri e frustrazioni individuali, sciorinando le loro verità con la v maiuscola e rendendosi perlopiù molto ridicoli nel loro antropocentrismo in posa in cui la propria opinione diventa legge e chiunque non la rispetti, automaticamente un idiota.

Uno spettacolo deprimente. Un dialogo tra sordi.
Epoché dunque, solo e soltanto epoché come base di libertà contro l’antropocentrismo dominante.

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Comment (1)

  1. ANGELO GIUBILEO

    Alcuni millenni dopo l’inizio che è stato e che da sempre è (Martin Heidegger), Architetti hanno cercato e cercano pur sempre invano di edificare il cosmo (Giorgio de Santillana)

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