Editoria. Inesistenza delle raccomandazioni?

Editoria. Inesistenza delle raccomandazioni?

Editoria. Inesistenza delle raccomandazioni?

Editoria. Inesistenza delle raccomandazioni?

Il fossile, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Editoria. Inesistenza delle raccomandazioni?

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Carlo Martigli, è uno strenuo sostenitore della inesistenza delle raccomandazioni in editoria, afferma pubblicamente nei social che l’editoria italiana è pura come un giglio. Ecco le sue parole:

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Ho scritto prima per Castelvecchi, poi per Longanesi e ora per Mondadori… Esiste qualche rarissimo caso di raccomandato, o di personaggio televisivo che non conosce nemmeno le basi dell’italiano che pubblica, ma per il resto chi esce per case editrici serie se lo merita. Poi può avere un successo mondiale come è capitato a me un po’ per merito un po’ per fortuna e grazie a un agente letterario che conosce il mercato. Il resto è fantasia.

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A chi sostiene che invece l’editoria italiana è nutrita di politica e raccomandazioni, oppone questo ragionamento:

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Se puoi fare qualche esempio di tessere di partito o di raccomandati vari, fallo e magari cambio idea, altrimenti offendi gratuitamente non tanto Mondadori o Longanesi e via dicendo, ma quegli scrittori che lavorano seriamente, usano il cuore e la tecnica per comunicare ai lettori idee e sentimenti, aiutando in generale “specie” che rischiano di estinguersi: la cultura, la lettura, la riflessione. E combattono contro l’ignoranza. Rifletti, per favore, come se leggessi e approfondisci…

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Poi quando l’interlocutore dice di non essere d’accordo, passa all’insulto:

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Ecco il manifesto dell’ignoranza, accusare senza conoscere e senza prove così, per invidia rabbia livore cattiveria e appunto l’arroganza dell’ignoranza. Probabilmente di chi non ha mai letto un libro, crede alle bubbole e le diffonde e si lascia incantare. Con questo chiudo perché non si può parlare con chi non ascolta.

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In pratica questo autore ci sta dicendo che chi pubblica coi grossi editori è bravo per forza di cose e mai raccomandato, che chi sostiene il contrario lo fa per cattiveria, ignoranza e invidia.

Siccome non conoscevamo questo autore, abbiamo colmato l’imperdonabile lacuna e dedicato parte del nostro tempo a leggere L’eretico, pubblicato niente po’ po’ di meno che da Longanesi. Siamo rimasti esterrefatti dalla povertà espressiva e dall’infantilismo dell’incipit, che mostra un Savonarola che inveisce contro la Chiesa:

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Fatti in qua, ribalda Chiesa! Io ti avevo dato, dice il Signore, le belle vestimenta, e tu ne hai fatto idolo! I vasi désti alla superbia; i sacramenti alla simonia; nella lussuria sei fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio che bestia! Tu sei un mostro abominevole. Una volta ti vergognavi dei tuoi peccati, ma ora non più…

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Le querimonie del frate, espresse nel discorso diretto che cerca di imitare malamente lo stile espressivo Quattrocentesco, vengono poi reiterate più volte nel discorso indiretto in cui si ripete allo sfinimento lo stesso concetto, come se il lettore avesse una sorta di ritardo mentale o l’autore dovesse in qualche modo allungare un brodino già sciapo.
Martigli, che ama autoincensarsi, definisce il suo polpettone, “romanzo storico”. Peccato che di storico abbia ben poco, oltre a presentare una trama noiosa con sovrabbondanza descrittiva atta a nascondere la totale mancanza di creatività e soprattutto di profondità. Ci sono tutti gli ingredienti delle patacche pseudo-letterarie, un libro misterioso dentro cui si cela un messaggio che potrebbe cambiare le sorti del mondo, un monaco e una donna provenienti dall’Oriente, citazioni tutte sbagliate dal Pentateuco che probabilmente l’autore non ha mai letto in vita sua, in un miscuglio di micidiale inutilità espresso con un linguaggio da terza elementare per non-lettori ingenui e dialoghi assolutamente privi di spessore letterario, ridondanti fino allo sfinimento e con qualche timido tentativo di improvvisata filosofia per le masse, ma di contenuto puramente ozioso:

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Lo spazio si valuta in relazione al tempo che ci necessita per unire la partenza alla meta. Ma il tempo è come il denaro, se tu hai cento monete, utilizzarne una è come rinunciare a una piuma del cuscino. La testa nemmeno se ne accorgerà… al contrario se hai solo due monete, prima di separarti da una di esse ci penserai molto attentamente.

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In parole semplici, se sei ricco, puoi spendere, se sei povero, ci pensi. Un pensiero originalissimo, non c’è che dire.

La trama sembra una casa sul punto di crollare e su cui tutti salgono sopra cercando di rubare un mattone: Savonarola, i Borgia, le descrizioni che vogliono occupare tutte le stanze senza un secondo fine se non quello dell’allungamento del tormento di doversi leggere un libro-spazzatura pubblicato da un editore storico attraverso chissà quali misteriose vie.
Per noi rimane infatti un mistero come un autore scarsissimo come Martigli possa pubblicare coi grossi editori per poi sgambettare e vantarsi sui social di essere uno scrittore di fama mondiale.
Se questi sono gli scrittori di fama mondiale, possiamo dire che siamo messi piuttosto male.

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Comment (1)

  1. corrado caselunghe

    belissimo articolo molto incisivo! Concordo sulla mia ignoranza á la ‘Martigli, chi era costui?’, Purtroppo mi da fastidio l’idea di dover mettere quel ‘anti-capolavoro’ tra le mie prossime letture. Avrei preferiti non saperne niente, ma ormai la curiosità, in una accezione morbosa, mi costringe a voler constatare con ribrezzo quali maltrattamenti linguistici e delinquenze letterarie infieriscano sulla lingua italiana

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