Socrate, Hannah Arendt, il filosofo

Socrate, Hannah Arendt, il filosofo

Socrate, Hannah Arendt, il filosofo

 

Socrate, Hannah Arendt, il filosofo

M. Guadagnino, La cacca del cammello, 26/100, credit Antiche Curiosità©

 

Angelo Giubileo©

Socrate, Hannah Arendt, il ruolo del filosofo

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La critica moderna ha spesso accomunato l’opera di due grandi filosofi, forse non a caso di origine ebrea, del Novecento – Hannah Arendt (1906-1975) e Leo Strauss (1899-1973) – riservando a questi due maestri del pensiero un destino comune racchiuso nell’esperienza di un esilio e finanche una condanna dei propri scritti. A distanza di un secolo e oltre, anche la critica attuale sembra non abbia ancora saputo o voluto davvero, e cioè con verità, fare i conti realmente con l’umana storia che i due filosofi hanno ricostruito, a partire in generale dai fenomeni tragici dell’esilio degli ebrei e dell’eccidio nazista. Vicende le cui responsabilità devono appartenere, per necessità storica, all’intera comunità interessata, distinguendo com’è normale e logico che sia tra le diverse misure di responsabilità ascrivibili agli uni e agli altri.

Riguardo alla questione ebraica, Strauss – come la Arendt – si attirerà forti antipatie e condanne da parte della stessa comunità ebraica internazionale. La risoluzione della questione avanzata da Strauss in gioventù consiste nel presentare il sionismo politico “come un movimento radicalmente ateistico nell’ebraismo, che mira a organizzare il popolo ebraico a partire dall’ateismo e non dalla religione ebraica!” (Altini). Risoluzione che lo stesso Strauss riterrà evidentemente inidonea, così da dirigere la sua analisi e la sua ricerca verso la riscoperta della lezione degli antichi classici.

Senza entrare in specifici dettagli qui è sufficiente dire che l’intera vita e l’intero discorso svolti da Strauss ripercorrono i sentieri e infine si attestano sulla via della relazione, che deve scoprirsi in modo veritiero e quindi essenziale, in genere tra la scienza della filosofia e la scienza della politica, e in specie per ciò che attiene al fine dell’attività filosofica in apparente contrasto con il fine dell’attività politica.

L’approfondimento di questa relazione s’innesta sulla scia del mainstream culturale che è fonte della modernità, tipizzata – come aetas nova – dall’Illuminismo kantiano e fondata su un razionalismo “scientifico” e “calcolatore” ritenuto capace di alimentare e accrescere continuamente le magnifiche sorti e progressive a cui accennerà invece l’esperienza di un “poeta” quale Giacomo Leopardi. Ma: al di là del rifiuto di questa forma della ragione o ratio dell’epoca, che tuttora pervade il nostro mondo attuale, il “dio” che Strauss comincia a intravedere e riscoprire non è affatto il Dio della religione, bensì quello di un’intera tradizione che dagli “antichi” giunge fino a noi “moderni” e “postmoderni”. Scienza, politica e religione stanno infatti da una stessa parte, che, come subito vedremo, non è l’altra parte in cui vive e agisce la filosofia.

Il dio che Strauss insegue sarà ed è “il dio di Platone” e dell’intera tradizione “classica”, non solo greca, e di cui Socrate rappresenta l’emblema mai eguagliato né superato. Socrate è, allo stesso modo, con la sua vita, l’emblema sia del distruttore che, mediante il proprio sacrificio, del salvatore della “città degli uomini”. Attraverso la lettura delle Leggi di Platone – che Strauss considera “l’opera politica (di Platone) per eccellenza” (1959) -, il filosofo riscopre e assevera la superiorità del sistema o “ordine” filosofico, il cosiddetto ordine divino o naturale dell’“antichità”, rispetto al sistema o ordine politico, che Platone nelle sue opere in qualche modo fonda e consegna alla “modernità”, che in un certo modo sopraggiungerà già con l’avvento dell’Impero romano e la proclamazione di Ottaviano detto l’Augusto. Il linguaggio di Platone, i nomi da lui usati, sembrano chiari; ma non sarà così: Plutarco dirà nell’Adversus Colotem che la “teoria delle idee” di Platone avrà già dato adito a una “confusione del linguaggio” da parte di tutti coloro a cui Colote dovrebbe piuttosto chiedere conto, invece di rivolgere assurde e vane accuse ai filosofi e per primo a Parmenide e quindi Platone e il “suo” Socrate. Infatti: Aristofane, contemporaneo di Socrate, condannò definitivamente Socrate, che Platone, immediatamente nel seguito della tradizione, viceversa esalta.

E dunque: esiste un modus affinché sia de facto possibile una relazione tra i due ordini-sistemi, naturale e politico, filosofico e politico, physis e nomos, senza che l’uno escluda necessariamente l’altro? È possibile, questo? Semplificando: è possibile che, all’interno della “città degli uomini”, il filosofo agisca e non sia invece, come un barbaro, confinato all’esilio o, a seguito di maggiore disprezzo, condannato a morte dal potere dei civili che in essa dimorano per così dire stabilmente?

Il punto è stabilire se possano coesistere due modi di vita affatto diversi, ritenuti – potremmo anche dire, emblematicamente, come nel caso della folla compulsata da Pilato – affatto incompatibili. La lettura moderna degli antichi tende sovente a escludere questa possibilità, che invece gli antichi pensarono e riconobbero possibile. L’ordine politico avrebbe cioè consentito all’ordine naturale di perpetuare l’antico messaggio, divenuto segreto, dell’intera tradizione “umana”, passata presente e futura: sapere di non sapere. Sapere di non sapere è “la verità e non semplicemente la verità della Grecia classica” che dovrebbe consentire a ogni cittadino del mondo – e quindi anche all’interno della città degli uomini – di testimoniare la verità del dio naturale, il daimon o demone di Socrate. Questa stessa verità che connatura la nostra “condizione” di uomini, così come chiarisce e ribadisce Hannah Arendt nel percorso comune della sua stessa via e Vita activa (1964).

Lo stesso daimon che Plutarco chiama “impulso” e che, aldilà viceversa dell’“assenso”, conduce la “vita degli dei” (Yuval Noah Harari 2015) e, a dispetto di esilii ed eccidi, sarebbe garanzia di salvezza anche per la “vita degli uomini”.

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