Trilussa, Le finzioni della vita

Trilussa, Le finzioni della vita

Trilussa, Le finzioni della vita

Trilussa, Le finzioni della vita

Trilussa, Le finzioni della vita, 1918, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Trilussa, Le finzioni della vita

 

Trilussa, Le finzioni della vita, con disegni di Trilussa, Tito, Gandolin, Leandre, Weber, Baldassarre, Yambo, Zanetti, Montani e note e aneddoti sul Poeta narrati da Edmondo Corradi, Licinio Cappelli Editore, Rocca San Casciano, prima edizione, finito di stampare a giugno 1918. Il libro si divide in due parti: una prima parte con varie poesie di Trilussa e una seconda parte di ricordi e considerazioni sulla vita del poeta a cura di Edmondo Corradi.
Questi dichiara di aver conosciuto Trilussa di persona nella redazione del Capitan Fracassa, quando il poeta iniziava a diventar famoso:

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Ho conosciuto Trilussa nella redazione del Capitan Fracassa, nel 1901, a Gennaio. Trilussa non aveva ancora salite le altissime vette. Si era incamminato giocondamente sulla strada della celebrità, e su quella procedeva, permettendosi soste e tregue nel fatale andare; già popolarissimo però, non raramente adulato, in privato e in pubblico, dagli uomini e dalle donne. Il Fracassa era diretto da Emilio Faelli, non ancora nel 1901 deputato, ed aveva a redattori Giustino Ferri, Edoardo Boutet, Ernesto Mezzabotta, Andrea Cantalupi… Si rideva, si scherzava, si faceva anche un po’ di maldicenza bonaria su tutto e su tutti…

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Di Trilussa, Corradi sostiene che gli piaceva fare notti bianche e perdere il sonno, non perché fosse uno scioperato, ma semplicemente perché non aveva un metodo costante di lavoro, scriveva infatti “come e quando gli andava a fagiuolo”, senza lunghe preparazioni, “senza lentezze, senza pause, agitazioni, pentimenti” per cui poteva permettersi lunghe soste.
Corradi non scrive una biografia sistematica e lo dice anche al lettore, gioca sul filo dei ricordi, degli aneddoti e delle curiosità.
Riporta infatti un episodio di cronaca su un furto subito dal poeta. L’articolo è pieno di enfasi e di quello stile un poco retorico e gonfio che si usava all’epoca con tanti aggettivi qualificativi positivi e descrizioni un poco leziose e patetiche, molto lontane da quella lucidità che richiederebbe il riferimento di un fatto di cronaca, tant’è che più che riferire il fatto in sé, si descrive la casa di Trilussa:

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La scorsa notte verso le due, Trilussa, il simpatico popolarissimo poeta romanesco, dormiva il sonno del giusto. Egli abita nella palazzina Corrodi, un edifizio dipinto in giallo, isolato fra quattro strade, nelle vicinanze del Lungotevere. Trilussa ha trasformato mirabilmente uno stanzone costruito per lo studio di un artista. Vi ha fatto costruire una scala di legno e un piano superiore circoscritto da un ballatoio che, protetto da una artistica balaustra, mette nella stanza da letto del poeta. Le pareti artisticamente istoriate, e sulle quali fanno bella mostra di loro forme leggiadre le bestie più nobili immortalate dal poeta nelle Favole, sono adorne di ninnoli, di burattini, di fotografie, di cornici, di specchi, di specchietti, etc.; gentili ricordi muliebri, disegni, quadretti, schizzi che coprono le pareti dall’alto al basso, fra le pieghe ampie delle cortine, delle portiere…
Il pavimento è ingombro di sedie, di poltrone, divani e divanetti. C’è anche una specie di pulpito nel quale Trilussa prende posto quando deve scrivere le sue Favole; una biblioteca di libri rarissimi, e sul tappeto, in vago disordine sparsi, cuscini, guanciali, guancialetti, statuette su minuscoli piedistalli, vassoi con servizi da tè e da caffè; un’abbondanza di cose squisite e inutili, che allietano gli ozi domestici del poeta.
Trilussa, dunque la scorsa notte, dopo le due, dormiva il sonno del giusto… sognante forse una novella gioia estetica, è stato infamemente derubato… Una delle finestre dell’abitazione del poeta ha un vetro rotto… sono penetrati nello studio debolmente illuminato… Hanno sventrato un cuscino, vi hanno introdotto dodici pezzi d’argento, qualche orologio, tre vasi di ceramica e un volume delle sue Storie, e in punta di piedi, si sono allontanati… La notte era chiara, stellata. E Trilussa dormiva sorridendo a visioni dolcissime…

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Più curioso è l’episodio in cui un amico chiede a Trilussa un prestito di cinquanta lire, dicendogli di non saper come fare per mangiare. Il poeta gli concede il prestito dopo essersi venduto un abito nero e aver intascato 32 lire, per poi vedere l’amico in un Restaurant alla moda insieme a una “bellissima mondana”.
Nel complesso la parte aneddotica, a parte lo stile enfatico ed emotivo, è abbastanza gradevole perché ricca di curiosità.

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Comment (1)

  1. giancarlo rosati

    è un poeta che io amo molto era un tonto come me e ci cascava molto facilmente

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