Marienbad, non romanzo, pasticcio

Marienbad, non romanzo, pasticcio

Marienbad, non romanzo, pasticcio

 

Marienbad, non romanzo, pasticcio

Salom Alechem, Marienbad, Formiggini 1929, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Marienbad, non romanzo, pasticcio

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Shalom (o Sholem) Aleichem, le edizioni Formiggini scrivono Salom Alechem, pseudonimo di Solomon Naumovič Rabinovič, Perejaslavl, (2 marzo 1859 – New York, 13 maggio 1916), scrittore di origine ebraico-ucraina, amava scrivere romanzi umoristici. Uno di questi è Marienbad, proposto per l’Italia da Formiggini nel 1918 e riproposto in seconda edizione dallo stesso editore nel 1929 per la traduzione di A. ed R. Polledro, disegni di Bepi Fabiano.
Il titolo completo recita: Marienbad, non-romanzo, ma pasticcio in 49 lettere e 47 telegrammi.
In effetti l’autore ha scelto di veicolare il suo messaggio letterario e critico, attraverso tutta una serie di epistole che i personaggi si scambiano tra loro, in un intreccio che man mano che si legge, diventa sempre più tragicomico. Le lettere però non sono affatto scritte con l’unico scopo di divertire il lettore, bensì contengono una impietosa analisi dei vizi e delle ridicolaggini della ricca borghesia ebrea, mettendone in luce maldicenze, pettegolezzi e smanie di vendetta.
I protagonisti sono numerosi e tutti ebrei. Marienbad è infatti una stazione termale di gran moda dove confluiscono signore e signori dell’alta borghesia con la scusa ufficiale di dimagrire e riconquistare la salute, con lo scopo reale di far chiacchiere e maldicenze che possono rovinare reputazioni, combinare matrimoni, tradire le mogli o i mariti, darsi al divertimento e fingere sempre di essere ciò che non si è sotto una crosta di perbenismo ufficiale a cui però nessuno, in privato, crede veramente.
L’autore attraverso le lettere ci presenta l’assurdità della ricca media classe, le sue profonde e insanabili contraddizioni.
L’azione ruota attorno a Bella Kurlender, bella quanto fatua. La lettera numero 1 che innesca il motore della storia, è infatti sua. Bella ha sposato un uomo ricco molto più vecchio di lei, classista e avaro che si lamenta sempre delle spese della moglie, mentre questa, corteggiatissima, ne stuzzica la gelosia parlandogli degli scocciatori che la assillano o delle truffe che ha subito da un certo pseudo-dottore, o dei negozi dove va a spendere i soldi del marito o del Luna- Park, descrivendo per filo e per segno tutti i divertimenti a disposizione del pubblico pagante.
Gelosissimo della moglie e preoccupato che spenda troppo, Salomone Kurlender chiede ad un suo amico, Chaim Soroker, di tenerla d’occhio e darle dei soldi per suo conto, denaro che poi gli avrebbe puntualmente risarcito.
Bella odia istintivamente Soroker  il quale, infatti, spedisce una lettera alla moglie che ne rivela la falsità e la tendenza al doppiogiochismo:

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Ti unisco una lettera di Salomone Kurlender. Un bell’imbecille, ti pare? Come trema per la sua Bella! E che stima ha di Berel Ciapnik! Se poi la gente dice che i signori Kurlender non brillano per intelligenza, non è che la pura verità! Pezzo di somaro, egli crede proprio che io non abbia altro da fare che star dietro a sua moglie. Già, perché di pettegole di Nalevky ce n’è poche, ce ne voleva una di più!

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Intanto Bella diventa il centro delle discussioni e delle lettere che si scambiano tra loro gli altri soggiornanti a Marienbad che, mostrando agli uni le lettere degli altri e gli altri le lettere degli uni in giro, creano un assurdo fuoco incrociato di pettegolezzi.
Una delle figure più ridicole è quella della Signora Jamaicicha che scrive a suo marito Wellwell a Varsavia. Apprendiamo dalle sue lettere e anche dalle lettere di altri, che è andata là assieme alle sue tre figlie zitelle, per cercare di procurare loro un marito:

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Wellwell,

Tu mi chiedi che ti scriva delle novità, ed eccomi a dirti che finora non c’è nulla di nuovo, assolutamente nulla. Ed io ti comunico, Wellwell, che io temo forte che da questo viaggio non ne uscirà nulla. L’avevo pur detto io, che bisognava andare a Karlsbad, perché là affluisce gente da tutto il mondo, e a Karlsbad, a quanto si dice, si concludono migliaia di matrimoni. Ma tu ti eri incaponito e non ci fu modo di smuoverti. E ora si è verificato quanto prevedevo. Marienbad non serve a niente, uomini qui non se ne vedono, e di signore invece, e di ragazze ce n’è a bizzeffe, esse accorrono qui a legioni. Cosicché qui non è proprio posto per me con le mie tre signorine, dal momento che occorre sostenere una concorrenza così indiavolata. Come se l’avessero fatto apposta, è piovuta ora qui una quantità strepitosa di ragazze, e tutte una più ricca dell’altra…

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Il valore numero uno della borghesia descritta dall’autore è il denaro che assieme alla forza deleteria della maldicenza, anima tutti i personaggi. Non c’è infatti un eroe in questo non-romanzo, non c’è un vincitore la cui forza morale possa trionfare su tutto, ma un disfacimento generale in cui l’amico tradisce l’amico, i rapporti sociali sono falsi, le conversazioni sfociano nel chiacchiericcio.
Il testo originale è in lingua yiddish, la lingua usata dagli ebrei della Russia, della Polonia, dell’Ungheria e dell’Austria.
Senz’altro è un’opera di un certo interesse, forse proprio per questo, e per la sua carica critica, è così poco recensita.

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