Lettera aperta a Socrate

Lettera aperta a Socrate

Lettera aperta a Socrate

Lettera aperta a Socrate

Il pesce morto, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©

Lettera aperta a Socrate

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Caro Socrate,

 

Tu che sai di non sapere mai abbastanza nella tua docta ignorantia, chissà cosa diresti del genio, miracolo e poesia che si abbaruffa oggigiorno sui giornali, dove regna Necessità di ottener la pagnotta e mai Amore per la cultura; dove si decide che cosa sia un poeta, un filosofo, uno scrittore, un artista, fin dalla culla, fin dal feto.
Cosa ci stai chiedendo? Se i giornali sono oracoli?
No, no non lo sono, ma ugualmente prevedono il futuro perché sono così potenti da riuscire a condizionarne le sorti.
Come fanno?
Sono i loro padroni a decidere cosa accadrà. Se decidono che un bimbo ancora in fasce è un poeta, questi sarà poeta, perché i giornali ripeteranno al popolo che il bimbo è poeta e come si sa repetita iuvant. Il popolo si convincerà che il bimbo sia un poeta. Se decidono che un cane è un musicista, egli sarà musicista. Ripetono il cane è musicista, il cane è musicista tante di quelle volte e in così tante occasioni diverse, che il cane davvero finirà con l’essere musicista e tutti se ne convinceranno e batteranno le mani. Magari potrà pure esserci qualcuno che dice: “ma questo musicista è un cane!” rovesciando la presunta verità nel suo contrario, ma nessuno sarà propenso a credergli, perché tutti sanno di sapere e a nessuno viene in mente che ciò che pensa di sapere forse non è esattamente la verità. Perciò se qualcuno si azzarda a dire che il musicista è un cane, tutti ripeteranno meccanicamente che il cane è musicista e chi non è d’accordo verrà tacciato di invidia, scacciato a pedate e mandato in esilio a scontare il gran peccato di aver pensato in autonomia. Così i giornali, caro Socrate, non sono altro che scritti il cui compito molto in teoria e pochissimo in pratica, consiste nell’informare le persone di ciò che accade nel mondo, soltanto che non si limitano a riferire i fatti veri, ma ci ricamano sopra tanti bei ghirigori e giri di fantasia, perché lo stesso scrivente è in primis vittima di un incatenamento che trasporta la verità dentro un grande abisso, quel caos dove il vero appare falso e il falso vero, dove i pigolii di un imberbe bamboccio di ceto elevato vengono confusi con il suono di una lira divina, con la voce di un dio e i ragli di un asino, purché sia aristocratico o ricco borghese, diventano musica celestiale.

Hannah Arendt, in Vita activa, scrive in apertura che gli insegnamenti della scuola socratica sono presto diventati assiomatici fino alla banalità, sostanziandosi nel “desiderio di essere liberi dal peso della (vita politica)”, che, pur se “considerato il più libero di tutti i modi di vita, è ancora legato alla necessità e a essa soggetto”. E così, dopo un’analisi fredda e lucida, la stessa filosofa conclude, rivelando il vero significato, paradigmatico, dell’azione come “capacità di produrre vicende e storie”. Fini a se stesse, e cioè vere e proprie opere d’arte (e di sapienza).

Ma di sapienza in giro in questo nostro mondo ce n’è davvero poca.

Lo sai poi che oggigiorno non esiste più confutazione?

Gli asini e i cani che vengono celebrati dai giornali come grandi artisti, ritengono di non aver bisogno né del dialogo né di alcun esame critico, dato che essendo asini e cani, (chiediamo scusa agli animali) ritengono di non averne alcun bisogno. San già tutto, sanno di sapere e basta. Questo accade perché il popolo legge ancora i giornali e crede a tutto quello che dicono e forma i suoi eroi sulla base di questi scritti. Per cui se un asino celebrato dai giornali si mette a suonare la lira, il popolo applaude per ignoranza, l’intellettuale e il filosofo per piaggeria.

Socrate, tu che sei stato un martire della libertà di pensiero, lo vedi come hanno ridotto il tuo sacrificio? Tu che da aristocratico non hai mai lavorato, dato che pensare alla tua epoca era un lavoro, vedi chi ti ha sostituito? Aristocratici e borghesi il cui lavoro è non pensare mai, gente che meno pensa più pensa di aver pensato perché adesso chi meno pensa più ha successo. Del resto, anche alla tua epoca, non venisti forse costretto a berti la cicuta, per aver pensato e investigato troppo? Non venisti tiranneggiato da Aristofane come calcolatore della lunghezza del salto delle pulci o indagatore dell’origine del ronzio delle zanzare che cade per di più dalle nuvole?

Come, la dialettica? Ci chiedi che fine ha fatto?

Avremmo quasi paura che ti venisse un colpo a dirtelo, ma siccome sei già morto, te lo diciamo lo stesso. La dialettica è andata, finita, defunta, dimenticata, snobbata! Niente più maieutica, niente più dialogo. Non si tira fuori più niente da nessuno, ci si azzuffa dappertutto e basta!
Trionfano i sofisti che fanno arte a scopo di lucro. Trionfa l’opinione della folla alimentata dai suddetti giornali i quali dipendono dai politici che dipendono dai loro finanziatori che dipendono da una coscienza che non hanno. Se tu lasciavi sempre discussioni aperte, ora è tutto chiuso. La politica non ha reso migliori i cittadini, li ha definitivamente rovinati. Del resto tu non hai mai accettato incarichi politici né sei mai fuggito, nemmeno di fronte alla morte. Se vedessi i tempi in cui viviamo berresti ancora il veleno per non assistere alla malattia di vivere in un mondo siffatto.
Tu insegnasti al mondo che, per avere la sensazione – essa sola e non altra cosa che sia! – di sfuggire alla necessità che ci tiene originariamente legati al peso della nostra condizione umana, occorre dare spazio all’impulso artistico del fare, al dio-fabbro e cioè al Chrestos di Platone che avrebbe preso il posto del dio-architetto di Pitagora, e degli odierni burocrati e funzionari di regime sparsi a ogni angolo della terra, arbitri di ogni giudizio e ora anche misuratori di nuovi mondi, veri marziani virtuali. Burocrati che – al contrario del filosofo di Elea, maestro di noi tutti così come inteso da Plutarco – ignorano la vera scienza dell’intelletto e la vera arte dei sensi, che consiste nel sapere di non sapere.

χαίρε

 

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

Christ was a female

 

Comments (3)

  1. Giuseppe Ioppolo

    A FESTA DU SANTU
    Santa Maria Ausiliatrice
    stu bloggu binirici
    Santi Donaziano e Rogaziano
    iamu chianu… chianu
    San Vincenzo di Lerino
    non è nu post ma nu postino
    San Davide di Scozia
    iamu avanti cu la razia
    San Simeone Stilita
    dacci forza nta ‘cchianata
    Beato Giovanni di Prado
    biniriciti stu cuntado
    e doppu a santa missa
    u sordu dati a matri badissa

  2. Mariano Grossi

    “La politica non ha reso migliori i cittadini, li ha definitivamente rovinati.” Verità assoluta che farebbe rivoltare nella tomba Aristotele quando scriveva che l’uomo è ζῶον πολιτικόν, desidera vivere insieme sebbene nessun bisogno di mutuo sostegno li spinga a fare così, ma soltanto perché così ognuno vive meglio! Oggi la politica ci fa vivere men che peggio e, per impedire alla gente comune di pensare, perfino un accademico come Umberto Eco scriveva che internet è pericoloso, poiché “permette a tanti imbecilli di avere voce”! E il legame tra politici ed accademici è tutto lì: la rete è pericolosa, permette, ad esempio, al cittadino libero di piluccare i titoloni dei giornali sparsi on line sottraendosi agli approfondimenti cloroformizzati delle edizioni cartacee e questo è un rischio poiché crea la chance della non omologazione al pensiero omologato.

    1. Destrutturalismo

      Gli accademici non volevano nemmeno le scansioni in biblioteca di libri antichi da mettere on line e ancora oggi se devi consultare un libro antico in una biblioteca italiana, ti chiedono un foglio firmato da un accademico in cui si dichiara che stai scrivendo una tesi universitaria oppure un libro, altrimenti il libro antico non lo puoi consultare, nemmeno coi binocoli te lo fanno vedere, lo possono consultare soltanto loro, direttamente, senza filtri e con l’inchino annesso e connesso da parte del bibliotecario. Una vergogna.

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