Poesia, i versi infantili di Lino Murru

I versi infantili di Lino Murru

Poesia, i versi infantili di Lino Murru

I versi infantili di Lino Murru

La giostra, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

I versi infantili di Lino Murru

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Oggi parliamo di un ingegnere prestato alla letteratura, classe 1954, tal Lino Murru, che sui social si vanta di aver vinto tanti premi letterari importanti. Quest’autore ortuerese pubblica soprattutto in lingua sarda. Ecco una sua poesia sul COVID in rima incrociata nelle prime due strofe ed invertita nelle ultime due che puzza di sacrestia e di bigottismo lontano un miglio e non fa altro che riportare accadimenti contemporanei legati al virus senza un briciolo di estro creativo. La poesia inizia con una invocazione al santo: San Giacomo solleva il destino/ Di questa umanità così colpita/ Dal cattivo virus inseguita/ Che ci ha tagliato ogni via…

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Santu Jacu solleva su destinu                            accento in 3^
De cust’umanitate gai culpida                           accento in 2^
Dae malaítu virus pissichida                             accento in 4^
Chi secatu nos at donzi caminu…                     accento in 3^

De mes’e maju in custa die prima                    accento in 4^
In cussa crejíchedda t’afestaímos                     accento in 2^
E in s’artare a tie nos precaímos                       accento in 4^
De dar a totus grasias e istima                          accento in 4^

In cust’annu goi prenu de dolores                    accento in 3^
Donziunu in domo sua precat solu                   accento in 3^
Isetande luche nova dae chelu                           accento in 3^

E promissas chin amorosu zelu                         accento in 3^
Fachimos in custu tempu de dolu                     accento in 2^
Pro prenare su mundu de colores                     accento in 3^

 

 

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Versi elementari, infantili, gli uomini pregano sugli altari per allontanare il virus: E in s’artare a tie nois precaimos; ogni uomo prega a casa da solo, aspettando la luce nuova dal cielo: Donziunu in domo sua precat solu / Isetande luche nova dae chelu, dando per scontato che tutti siano cattolici e vogliano risolvere il problema virologico come nel Medioevo, pregando e attendendo la luce celeste. A parte l’ingenuità dei versi, si rimane colpiti dalla banalità dell’insieme. L’endecasillabo riesce a mantenere il canonico accento sulla decima sillaba di clausola ortodossamente piana, ma cambia frequentemente gli accenti secondari come può vedersi dallo schema soprariportato, perdendo completamente l’uniformità del ritmo; il primo verso, ad esempio, porta accentata la terza sillaba (Santu Jacu), così come il quarto (chi secatu); il sesto porta l’accento in seconda e in sesta, nell’ottavo per ottenere un endecasillabo bisogna imporre una dialefe estremamente cacofonica tra due vocali atone contigue (e istima). Insomma il ritmo va a farsi benedire e la musicalità si perde. Non mancano anche errori di punteggiatura: dopo l’invocazione nell’incipit a Santu Jacu necessiterebbe un asindeto, perché il complemento di vocazione va sempre inscritto tra le virgole. Né si capisce il motivo per cui ogni linea debba iniziare con la lettera maiuscola.
Il meglio di sé però questo “poeta” lo dà in lingua italiana. Ecco alcuni suoi versi, una vera chicca:

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Se la mia mamma potesse parlare,
oggi e sempre mi direbbe queste parole:

Miràbile è la scena
che ho davanti agli occhi
nel cielo leggero
risplendente di luce,
e sosto qua e là
senza noia o affanno
col sorriso a fior di labbra.
Ho avuto la Grazia
perché ti sto accanto
amoroso mio Dio,
ho smesso di piangere
non ho più paura
il mio cuore è pieno
di magica armonia
e di immensa pace.

Auguri mamma. .
… E Auguri a tutte le mamme,
il dono più prezioso,
il riferimento principale nella nostra vita.

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Una poesia dedicata alla mamma e completamente aritmica, dai contenuti banalissimi e scontati intrisi di quel cattobuonismo che piace tanto agli spiriti allineati. Di fatto in questa poesia non c’è nemmeno un verso, semplicemente Murru va a capo ed è subito pensiero. L’atonicità e l’elementarità dell’insieme fanno sorridere. Così come suscita reiterata ilarità quel complemento di vocazione nuovamente privo dell’asindeto all’ingresso e l’assenza di asindeto nella successione delle azioni e dei sentimenti elencati dalla madre (ci si aspetterebbe una grafia come segue: “ho smesso di piangere, non ho più paura, il mio cuore è pieno di magica armonia e di immensa pace, laddove soverchia cacofonia suscita quella replica della preposizione semplice “di” ).
Il tutto infarcito di concetti provvidenziali spiccioli che paiono patrimonio di bimbi delle elementari, ma fanno sorridere in un poeta dell’età senescente.
Poi la domanda sorge spontanea: come mai il poeta, che per lo meno tenta in vernacolo l’approccio metrico, quando scrive in lingua vira per il verso sciolto? Forse perché conscio dei limiti musicali già delineati di sopra nell’analisi della poesia in sardo?
A questo punto ci chiediamo come si possano dare premi letterari a un soggetto che scrive in questo modo?
Che valore hanno premi e premietti così popolari nell’Italietta dei poeti?
A voi che leggete l’ardua sentenza.

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

Rivista Il Destrutturalismo

 

 

Comments (3)

  1. andrea audino

    Ottime considerazioni. Ma mi permetto di osservare che i “Premi e Premietti” lasciano il tempo che trovano, e noi non dobbiamo focalizzare l’importanza su di essi. Si sa, in Italia siamo tutti individualisti e tutti malati di protagonismo, forse per una antica e radicata convinzione di possedere singolari verità estetiche della vita, fatta non solo di bellezza che trascende ma anche di umanità terrena, per cui piace pensare che qualcuno possa apprezzare e condividere i nostri pensieri in versione artistica, più ci sono meglio è, sia letterarie che pittoriche, che recitative. Secondo me è un bene che dilaghi questa cultura della Poesia e che venga esaltata con “Premi e Premietti”, sia banale che non, perché comunque vada, rivela e incoraggia le esposizioni del dolce e pacifico pensiero di noi italiani “Brava Gente”. Nell’attesa, ci auguriamo sempre, la nascita di moderni “Virgilio, Ovidio. Orazio, Catullo e Leopardi”.

    1. Destrutturalismo

      Ben venga la cultura della poesia, il problema vero è che molti di questi premi vengono organizzati da gente che di poesia non ne capisce molto e che premia il vicino di casa, il parente, il collaterale, l’affine, il quale bello tronfietto e gonfio per aver vinto il premio della sua parrocchietta, poi va a vantarsene sui social, coi risultati che possiamo vedere anche nell’articolo. Ma poi chi l’ha detto che la poesia debba essere dolce e pacifica? Anche questo è uno stereotipo. Trilussa non era dolce né pacifico, per esempio, ma rimane immenso. Mary Blindflowers.

  2. giancarlo rosati

    il valore dei premi è da valutare a seconda di chi li progetta, e probabilmente se si è molto conosciuti si viene premiati a scapito di bravi poeti.

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