Pirandello, Suo marito, Silvia alias Grazia

Pirandello, Suo marito, Quattrini, 1911. Giustino Boggiolo sposa la giovane scrittrice Silvia Roncella e diventa il Roncello, ossia si dedica anima e corpo all’accrescimento della fama della moglie, presentandola in società, comprandole abiti nuovi per mostrala al meglio, tessendo rapporti con editori, scrittori, scrittrici e gente che conta nella Roma bene, pettegola e presuntuosa. Silvia Roncella altri non era che Grazia Deledda, mentre il Boggiolo può definirsi la caricatura di Palmiro Madesani. La Deledda si oppose alla pubblicazione del romanzo con i fratelli Treves e la spuntò, tant’è che questi rifiutarono il manoscritto che venne pubblicato da Quattrini. Molti critici e blogger che forse non hanno letto il romanzo, sposano la tesi della gelosia di Pirandello nei confronti della Deledda. Siccome Pirandello aveva una vita familiare disastrosa, avrebbe dato alle stampe il romanzo sfottò sul marito della Deledda per gelosia. Siccome io non credo mai a ciò che la critica sostiene e i blogger ripetono come tanti pappagallini, mi sono letta Suo marito e l’ho trovato fantastico ma ho anche capito il motivo per cui alla maggior parte dei commentatori italiani, non piace. È davvero riduttivo sintetizzare Suo marito soltanto come una satira del marito della Deledda perché è molto di più. Descrive in modo magistrale il vero volto del mondo letterario fatto di chiacchiere, pettegolezzi, cattiverie gratuite, sotterfugi, inchini continui al potere, esibizionismo becero. Si sente che Pirandello disprezza i letterati e a ragione, non li stima proprio perché li conosce bene e sa come si comportano, ne descrive dunque atteggiamenti e ridicolezze. Il personaggio, Boggiolo, è un borghesuccio di media cultura che cerca di elevarsi studiando lingue straniere e cercando in tutti i modi possibili di infilarsi in qualsiasi salotto per promuovere la fama moglie, ma non è il solo ad attirare il disprezzo pirandelliano. Il personaggio che apre il romanzo, per esempio, Attilio Raceni, figlio di “mammà”, un’esimia poetessa, direttore della rivista femminile (non femminista) Le Muse, che indossa una camicia da notte lunga fino alla noce del piede e giudica “canaglia” e “feccia”, il popolo che protesta in piazza per i propri diritti, è un rammollito snob alquanto ridicolo che, trovatosi in mezzo alla folla, scappa piangente e pallido a gambe levate e perde tutte le carte dove sono segnati i nomi degli invitati ad un banchetto di gala. Borghi è descritto come piccolo e tozzo e la faccia piatta “da vecchia serva pettegola”. Mario Puglia, che in altri tempi aveva cantato “con impeto artificiale e con volgare abbondanza” ora aveva soltanto “molta forfora sul bavero e la pancia piena di boria”. Dora Barmis con la lingua affilata come una mola d’arrotino, fa sapere a tutti che è poverissima ma si liscia in abiti “squisitamente capricciosi” e dentro una casa addobbata riccamente e in modo bizzarro. Faustino Toronti “ha i baffetti ritinti”. Momo Cariolin “conosceva tutti, non sapeva far altro che strisciar riverenze, baciar al mano alle signore, dir barzellette in veneziano; ed entraa dappertutto, in tutti i salotti pià in vista, in tutte le redazioni dei giornali, dapertutto accolto con festa; non si sapeva perché. Non rappresentava nulla e tuttavia riusciva a dare un certo tono alle radunanze, ai banchetti, ai convegni, forse per quel suo garbo inappuntabile, complimentoso, per quella sua cert’aria diplomatica”. Emerge uno spaccato deprimente: Ciascuno, dentro di sé, faceva una critica più o meno acerba dell’altro: ciascuno avrebbe voluto che si parlasse di sé, della sua ultima pubblicazione; ma nessuno voleva dare all’altro questa soddisfazione. Due magari aprlavano piano tra loro di ciò che aveva scritto un terzo ch’era pur lì, poco discosto, e ne dicevano male; se poi questi si avvicinava, cambiavano subito discorso e gli sorridevano… Boggiolo “così economo”che non dà nemmeno un centesimo di elemosina per strada ad un mendicante, inizia a spendere soldi per fa diventare famosa la moglie alla quale fa “una scuola di grandezza” per insegnarle a stare in società e si fa in quattro, subendo anche qualche “umilianzioncella” per la gloria della moglie, sintetizza pienamente la realtà del mondo letterario: Per se stessa la letteratura, è niente; non dà, non darebbe frutto, se non ci fosse… se non ci fossi io, ecco! Io faccio tutto… E se lei ora p conosciuta in Italia… Anche fuori d’Italia… Pirandello mette in scena una realtà di ieri che è anche quella di oggi. La letteratura in sé non conta nulla senza marketing e conoscenze. Ancora oggi poi se si dice questo esplicitamente, si è tacciati di invidia da una povera umanità che non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà.

Pirandello, Suo marito, Silvia alias Grazia

Pirandello, Suo marito, Quattrini, 1911. Giustino Boggiolo sposa la giovane scrittrice Silvia Roncella e diventa il Roncello, ossia si dedica anima e corpo all’accrescimento della fama della moglie, presentandola in società, comprandole abiti nuovi per mostrala al meglio, tessendo rapporti con editori, scrittori, scrittrici e gente che conta nella Roma bene, pettegola e presuntuosa. Silvia Roncella altri non era che Grazia Deledda, mentre il Boggiolo può definirsi la caricatura di Palmiro Madesani. La Deledda si oppose alla pubblicazione del romanzo con i fratelli Treves e la spuntò, tant’è che questi rifiutarono il manoscritto che venne pubblicato da Quattrini. Molti critici e blogger che forse non hanno letto il romanzo, sposano la tesi della gelosia di Pirandello nei confronti della Deledda. Siccome Pirandello aveva una vita familiare disastrosa, avrebbe dato alle stampe il romanzo sfottò sul marito della Deledda per gelosia. Siccome io non credo mai a ciò che la critica sostiene e i blogger ripetono come tanti pappagallini, mi sono letta Suo marito e l’ho trovato fantastico ma ho anche capito il motivo per cui alla maggior parte dei commentatori italiani, non piace. È davvero riduttivo sintetizzare Suo marito soltanto come una satira del marito della Deledda perché è molto di più. Descrive in modo magistrale il vero volto del mondo letterario fatto di chiacchiere, pettegolezzi, cattiverie gratuite, sotterfugi, inchini continui al potere, esibizionismo becero. Si sente che Pirandello disprezza i letterati e a ragione, non li stima proprio perché li conosce bene e sa come si comportano, ne descrive dunque atteggiamenti e ridicolezze. Il personaggio, Boggiolo, è un borghesuccio di media cultura che cerca di elevarsi studiando lingue straniere e cercando in tutti i modi possibili di infilarsi in qualsiasi salotto per promuovere la fama moglie, ma non è il solo ad attirare il disprezzo pirandelliano. Il personaggio che apre il romanzo, per esempio, Attilio Raceni, figlio di “mammà”, un’esimia poetessa, direttore della rivista femminile (non femminista) Le Muse, che indossa una camicia da notte lunga fino alla noce del piede e giudica “canaglia” e “feccia”, il popolo che protesta in piazza per i propri diritti, è un rammollito snob alquanto ridicolo che, trovatosi in mezzo alla folla, scappa piangente e pallido a gambe levate e perde tutte le carte dove sono segnati i nomi degli invitati ad un banchetto di gala. Borghi è descritto come piccolo e tozzo e la faccia piatta “da vecchia serva pettegola”. Mario Puglia, che in altri tempi aveva cantato “con impeto artificiale e con volgare abbondanza” ora aveva soltanto “molta forfora sul bavero e la pancia piena di boria”. Dora Barmis con la lingua affilata come una mola d’arrotino, fa sapere a tutti che è poverissima ma si liscia in abiti “squisitamente capricciosi” e dentro una casa addobbata riccamente e in modo bizzarro. Faustino Toronti “ha i baffetti ritinti”. Momo Cariolin “conosceva tutti, non sapeva far altro che strisciar riverenze, baciar al mano alle signore, dir barzellette in veneziano; ed entraa dappertutto, in tutti i salotti pià in vista, in tutte le redazioni dei giornali, dapertutto accolto con festa; non si sapeva perché. Non rappresentava nulla e tuttavia riusciva a dare un certo tono alle radunanze, ai banchetti, ai convegni, forse per quel suo garbo inappuntabile, complimentoso, per quella sua cert’aria diplomatica”. Emerge uno spaccato deprimente: Ciascuno, dentro di sé, faceva una critica più o meno acerba dell’altro: ciascuno avrebbe voluto che si parlasse di sé, della sua ultima pubblicazione; ma nessuno voleva dare all’altro questa soddisfazione. Due magari aprlavano piano tra loro di ciò che aveva scritto un terzo ch’era pur lì, poco discosto, e ne dicevano male; se poi questi si avvicinava, cambiavano subito discorso e gli sorridevano… Boggiolo “così economo”che non dà nemmeno un centesimo di elemosina per strada ad un mendicante, inizia a spendere soldi per fa diventare famosa la moglie alla quale fa “una scuola di grandezza” per insegnarle a stare in società e si fa in quattro, subendo anche qualche “umilianzioncella” per la gloria della moglie, sintetizza pienamente la realtà del mondo letterario: Per se stessa la letteratura, è niente; non dà, non darebbe frutto, se non ci fosse… se non ci fossi io, ecco! Io faccio tutto… E se lei ora p conosciuta in Italia… Anche fuori d’Italia… Pirandello mette in scena una realtà di ieri che è anche quella di oggi. La letteratura in sé non conta nulla senza marketing e conoscenze. Ancora oggi poi se si dice questo esplicitamente, si è tacciati di invidia da una povera umanità che non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà.

Il nodo, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Pirandello, Silvia alias Grazia

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Pirandello, Suo marito, Quattrini, 1911. Giustino Boggiolo sposa la giovane scrittrice Silvia Roncella e diventa il Roncello, ossia si dedica anima, corpo e portafoglio, all’accrescimento della fama della moglie, presentandola in società, comprandole abiti nuovi per mostrarla al meglio, tessendo rapporti con editori, scrittori, ministri e gente che conta nella Roma bene, pettegola e presuntuosa.
Silvia Roncella altri non è che Grazia Deledda, mentre il Boggiolo può definirsi la caricatura di Palmiro Madesani, marito della scrittrice sarda. Le interpretazioni di matrice pseudo-psicanalitica e dedoliane sul fatto che la Roncella fosse Pirandello al femminile, lasciamole al mondo delle favole, perché Pirandello ha detto esplicitamente di essersi riferito alla Deledda.
La Deledda si oppose alla pubblicazione del romanzo di Pirandello con i fratelli Treves e la spuntò, tant’è che questi rifiutarono il manoscritto che venne pubblicato da Quattrini, editore certamente meno importante.
Molti critici e blogger che forse non hanno letto il romanzo, sposano la tesi della gelosia di Pirandello nei confronti della Deledda. Siccome Pirandello aveva una vita familiare disastrosa, avrebbe dato alle stampe il romanzo sfottò sul marito della Deledda per pura gelosia o invidia.
Siccome io non credo mai a ciò che la critica sostiene e i blogger ripetono come tanti pappagallini certe tesi ufficiali, mi sono letta Suo marito e l’ho trovato fantastico sia per lo stile che per i contenuti, ma ho anche capito il motivo per cui alla maggior parte dei commentatori italiani, non piace.
È davvero riduttivo sintetizzare Suo marito soltanto come una satira sul marito della Deledda perché è molto ma molto di più. Descrive infatti in modo magistrale il vero volto del mondo letterario, fatto di chiacchiere, pettegolezzi, cattiverie gratuite, sotterfugi, inchini continui al potere, esibizionismo becero. Si sente che Pirandello disprezza i letterati e a ragione, non li stima proprio perché li conosce bene e sa come si comportano, ne descrive dunque atteggiamenti e ridicolezze.
Il personaggio, Boggiolo, è un borghesuccio di media cultura che cerca di elevarsi studiando lingue straniere e cercando in tutti i modi possibili di infilarsi in qualsiasi salotto per promuovere la fama della mogliettina, ma non è il solo ad attirare il disprezzo pirandelliano. Il personaggio che apre il romanzo, per esempio, Attilio Raceni, figlio di “mammà”, un’esimia poetessa, direttore della rivista femminile (non femminista) Le Muse, che indossa una camicia da notte lunga fino alla noce del piede e giudica “canaglia” e “feccia”, il popolo che protesta in piazza per i propri diritti, è un rammollito snob alquanto ridicolo che, trovatosi in mezzo alla folla, scappa piangente e pallido a gambe levate e perde tutte le carte dove sono segnati i nomi degli invitati ad un banchetto di gala. Borghi è descritto come piccolo e tozzo e la faccia piatta “da vecchia serva pettegola”. Mario Puglia, che in altri tempi aveva cantato “con impeto artificiale e con volgare abbondanza”, ora ha soltanto “molta forfora sul bavero e la pancia piena di boria”. Dora Barmis con la lingua affilata come una mola d’arrotino, fa sapere a tutti che è poverissima ma si liscia in abiti “squisitamente capricciosi” e dentro una casa addobbata riccamente e in modo bizzarro. Faustino Toronti “ha i baffetti ritinti”. Momo Cariolin conosce tutti, non sa far altro che “strisciar riverenze, baciar la mano alle signore, dir barzellette in veneziano; ed entra dappertutto, in tutti i salotti più in vista, in tutte le redazioni dei giornali, dappertutto accolto con festa”. Pirandello aggiunge che non si sa perché, dato che non rappresenta nulla e tuttavia riesce “a dare un certo tono alle radunanze, ai banchetti, ai convegni, forse per quel suo garbo inappuntabile, complimentoso, per quella sua cert’aria diplomatica”.
Emerge uno spaccato deprimente:

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Ciascuno, dentro di sé, faceva una critica più o meno acerba dell’altro: ciascuno avrebbe voluto che si parlasse di sé, della sua ultima pubblicazione; ma nessuno voleva dare all’altro questa soddisfazione. Due magari parlavano piano tra loro di ciò che aveva scritto un terzo ch’era pur lì, poco discosto, e ne dicevano male; se poi questi si avvicinava, cambiavano subito discorso e gli sorridevano…

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Boggiolo, “così economo” che non dà nemmeno un centesimo di elemosina per strada ad un mendicante, inizia a spendere soldi per far diventare famosa la moglie alla quale fa “una scuola di grandezza” per insegnarle a stare in società e si fa veramente in quattro, subendo anche qualche “umilianzioncella” per la gloria della moglie. Il personaggio sintetizza pienamente la realtà del mondo letterario in poche parole dense: “Per se stessa la letteratura, è niente; non dà, non darebbe frutto, se non ci fosse… se non ci fossi io, ecco! Io faccio tutto… E se lei ora è conosciuta in Italia… Anche fuori d’Italia…”.

Pirandello mette in scena una realtà di ieri che è anche un nodo mai sciolto di oggi. La letteratura in sé non conta nulla senza marketing e conoscenze. Puoi scrivere quello che vuoi, se non hai queste due cose, rimani sconosciuto. Ancora oggi poi se si dice questo esplicitamente, si è tacciati di invidia da una povera servile e farisaica umanità che non ha nemmeno il coraggio di guardare in faccia la realtà ma che, in compenso, dà asinescamente dell’invidioso ad uno dei grandi della nostra letteratura.

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Comment (1)

  1. Giuseppe Ioppolo

    Ho sempre pensato alla Sicilia come all’ombelico del mondo. Mi fa piacere che a confermarmi nel mio pensiero sia una sarda, Mary Blindflowers. A parte le battute più o meno sagaci ed eleganti, Pirandello resta uno dei nodi più ostici del pensiero letterario e drammaturgico. Un gigante mondiale…

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