Castelli, Il Demoniaco nell’arte, tentazione

Castelli, Il Demoniaco nell'arte

Castelli, Il Demoniaco nell’arte, tentazione

Castelli, Il Demoniaco nell'arte

Castelli, Il Demoniaco nell’arte, 1952, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Il demoniaco nell’arte, il significato filosofico del demoniaco nell’arte

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Enrico Castelli Gattinara di Zubiena (Torino, 20 giugno 1900 – Roma, 10 marzo 1977) è stato un filosofo e storico della filosofia. Nel 1952 dà alle stampe a Milano, Il demoniaco nell’arte, il significato filosofico del demoniaco nell’arte, Electa Editrice.
Il titolo sembra promettente. Il lettore immagina una profonda discettazione filosofica sul demoniaco applicato all’arte, invece rimane deluso per diversi ordini di motivi.
Il libro si divide in una parte scritta in cui l’attenzione più che al demoniaco è rivolta alla tentazione, e in una parte figurativa in cui si sono le immagini dei dipinti commentati. La separazione immagini-commenti, è poco felice, perché costringe il lettore a fare avanti e indietro tra le pagine per collegare il commento al dipinto che non gli sta vicino. Quindi la lettura diventa difficoltosa.
Inoltre il libro manca completamente di approfondimento.
Le interpretazioni veleggiano sul generico e sono fortemente condizionate da una visione cattolica della tentazione.
Per esempio Castelli afferma che l’arte di Bosch è denuncia dell’artificio demoniaco, lo documenterebbero l’Inferno musicale del grande Trittico del Prado, la Messa sacrilega del grande Trittico di Lisbona (tragica storia del male nel mondo), i boschi incantati, i pesci volanti, i fiori strani, etc. Attribuisce dunque a Bosch un’opera addirittura apologetica, un intento moralizzante, escludendo altre possibili interpretazioni.
In realtà il demoniaco nella pittura di Bosch avvolge completamente l’uomo, trionfa attraverso l’onirico, in un’esplosione di immagini che segnala come il peccato sia ineludibile e connaturato all’uomo stesso, ma niente indica che Bosch volesse comunicare la possibilità di sfuggirgli attraverso la Grazia o avesse un intento moralizzatore, quindi l’interpretazione di Castelli mi sembra piuttosto unilaterale anche considerando che perfino l’autoritratto di Bosch raffigura un ventre che ospita una bettola, segno dell’ineludibilità di quello che la Chiesa corrotta considerava peccato.
Castelli interpreta l’immobilità delle figure nell’arte dei pittori del XV secolo che definisce teologi, come attesa dello stato di Grazia:

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E il monaco è immobile, è sempre immobile, anche quando è trascinato da granchi volanti che lo attanagliano e da vampiri mostruosi; immobile, espressione dello status, per ricevere la Grazia che sola può liberare.

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Castelli trova la Grazia dappertutto. In Bosch vede semplicisticamente la denuncia costante della magia, dell’artificio maligno. “Della ortodossia” di Bosch, dice infatti, “non abbiamo motivo di dubitare”.
E invece qualche dubitiamo eccome, dato che secondo alcuni Bosch faceva parte della setta degli Adamiti che di certo non era favorevole al dogma della castità imposto dalla Chiesa Cattolica. Inoltre Castelli trascura completamente il valore simbolico esoterico di ciascun elemento rinvenibile nei dipinti di Bosch. Gli oggetti e le figure infatti, non sono scelti a caso, a scopo di denuncia del satanico, bensì esplicitano un mondo di significati che i contemporanei di Bosch probabilmente potevano intendere molto più di noi.
A questo punto una domanda è lecita, si può interpretare l’arte sulla base delle proprie convinzioni religiose?
Castelli, vicino a posizioni spiritualiste, chiama teologi i pittori del 1400, perché vuole vedere in essi dei teologi e giudica le figure di Bosch da un punto di vista che è falsato dalla sua religione cattolica perciò tutto ai suoi occhi diventa denuncia del satanico e messaggio utile per l’ottenimento della Grazia e la liberazione dell’uomo dal peccato, tanto che ad un certo punto sembra un predicatore in Chiesa quando descrive le Nozze di Cana conservato a Rotterdam, convinto di interpretare il pensiero di Bosch:

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La vita non ha bisogno di sotterfugi. Al banchetto della vita presiede Cristo. Guai a coloro che credono di poter contrarre un patto con Satana solo perché molti, anzi troppi, hanno seguito il Carro del fieno. Il compromesso è la morte: chi concede, cede. Il cammino della salvezze contempla il sacrificio, mai la rinuncia. Questo il credo di Hieronymus Bosch.

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Il problema è che questo è il credo di Castelli non di Hieronymus Bosch.
La religione ottenebra i punti di vista a favore della svista.

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Christ was a female

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