Domus de Janas, ingressi quadrati

Domus de Janas, ingressi quadrati

Domus de Janas, ingressi quadrati

Domus de Janas, ingressi quadrati

Domus de Janas, ingressi quadrati, disegno di Tiziana Fenu©

 

 

Tiziana Fenu©

Gli ingressi quadrati delle Domus de Janas.

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Gli ingressi delle Domus de Janas, sono piccoli e stretti, quasi dei passaggi uterini.
Così come i passaggi degli ingressi dei Nuraghi, effettivamente molto piccoli, se paragonati alla struttura dei Nuraghi.
Così come quel pertugio, quel passaggio alla base della stele Centrale dell’esedra delle Tombe dei Giganti, da dove passa il Sole vivificante e fertilizzante.
Sono passaggi piccoli e simbolici che hanno un significato ben preciso, poiché simboleggiano lo stretto passaggio che si deve affrontare per la propria rinascita, difficoltosa, nuda, con sé stessi.
Un passaggio che indica alchimia, che dentro di sé ha un simbolo.
Il simbolo della rinascita o dalla nascita, all’interno di uno più grande, quello della caverna.
Il simbolo della caverna è un triangolo con il vertice verso l’alto, che contiene un triangolo con il vertice verso il basso.
Quella della caverna, è un’energia elettrica maschile, il vertice verso l’alto, verso la divinità, che contiene in sé l’energia magnetica femminile, quella con la punta verso il basso, che rappresenta il pube femminile, il ventre.
Ho nominato la caverna, perché entrare nelle Domus de Janas, è come entrare nel luogo sacro della Iniziazione e della Rinascita.
Poiché le caverne, con i loro segreti e loro misteri, sono i più antichi santuari dell’umanità, e non sono mai state considerate soltanto luoghi dove proteggersi e dove abitare, ma veri e propri luoghi di culto, dove l’uomo ha dato espressione di sé, con le prime pitture rupestri, che hanno rappresentato la prima connessione con l’elemento divino, con la dimensione spirituale.
La caverna, rappresenta l’altro mondo, quello “oltre il passaggio”, che è considerato, in molte culture, il vero mondo, il mondo ultraterreno degli spiriti, quello ultrasensibile della dimensione Divina, della nostra vera Essenza.

Platone stesso, parla della caverna, come un luogo della possibile liberazione alle proprie ombre, poiché nella caverna si creano le proiezioni della vera realtà, e solo nella caverna si può scoprire il vero mondo, quello nel quale l’intelletto viene finalmente liberato dalle proprie azioni egoiche, in nome di un intelletto divino molto più alto, che Platone chiama Nous.
Per questo motivo si deve passare attraverso un passaggio stretto e simbolico, come il passaggio nell’utero materno durante la nascita, senza bagagli addosso, per fare spazio per ciò che non serve alla nostra rinascita.
Rinascita, nel caso delle Domus de Janas, nella quale i passaggi interni ed esterni, sono spesso enfatizzati da elementi decorativi e simbolici , come possono essere le cornici, o le protomi taurine-uterine, che rimandano alla triade creatrice della nascita, morte e rinascita, a sottolinearne la valenza alchemica di passaggio necessario alla Rinascita, all’incontro con il nuovo se, in un’altra dimensione quella sacra, dove spiritualità e mondo terreno si incontrano.

E l’incontro con se stessi può avvenire solo attraverso l’incontro con l’energia madre originaria, quella contenuta in seno all’energia Padre Creatore.
Due sinergie, maschile e femminile che si incontrano nella dura pietra, ma che può essere anche grembo morbido di nascita e rinascita, nei suoi anfratti dalla luce soffusa o bui, discreti, alchemici, sacralmente silenziosi.
Lontani e protetti dal rumore del mondo.
Dove non arriva il Sole, ma ce lo portano con le protomi taurine, con la stessa divinità solare, che presenzia sempre, poiché indissolubilmente legata al grembo femminile che la ospita e che la rende manifesta attraverso la forma.
La Pietra, femmina, dà Forma e senso, alla Divinità Solare Maschile.
Poiché la caverna è considerata un grandissimo ricettacolo di energia, di grandi energie profonde, telluriche, vulcaniche, autorigeneranti, e ha sempre avuto un ruolo importante nelle pratiche magiche, nei riti di iniziazione, nel sepolture simulate, nei riti sciamanici, nei riti di passaggio dalla vita alla morte.
Dove si comunica con tutte quelle divinità che appartengono a Madre Terra, e che sanno bene cosa significhi morte, rigenerazione e germinazione, poiché la vita può nascere soltanto al buio, sottoterra.
Le Grotte delle Domus de Janas, penetrano la terra, appartengono anche alla dimensione sottoterra, dove si condensano molte energie e molte forze soprannaturali, come succede anche nelle Torri, nei nuraghi e nei templi, dove vengono convogliate l’energia dell’universo e del cielo.
Anche il dio Mitra, cosmogonico, viene rappresentato nella sua dimensione cultuale in una caverna.
Sì perché la caverna è lo spazio della creazione, dell’umidità e dell’oscurità, dove il seme può germogliare.
E lo spazio della fertilità uterina nella profondità della donna.
Secondo la cosmogonia egiziana, anche il Nilo nasce da una caverna rupestre.
E non solo nell’estremo Oriente, ma anche poi, nel mondo greco-romano, la caverna diventa il simbolo dell’universo, il suo centro, il suo cuore.
In questo senso le Domus de Janas somigliano moltissimo ai primi Templi indiani scavati nella montagna.
Vengono chiamati gli “Stupa”, i templi- grotta, scavati nei templi della montagna.
In genere all’interno di questi Templi Stupa, vi erano Pozzi sottoterra che contenevano un Lingam sacro, orientato con l’asse del mondo.
La montagna veniva rappresentata appunto, con un triangolo con il vertice verso l’alto, e lo spazio interno di raccoglimento e meditazione, lo spazio femmineo, veniva rappresentato con il vertice verso il basso.
Si rappresentava in questo modo, il centro spirituale del macrocosmo, che contiene quello del microcosmo, di raccoglimento che può essere rappresentato solo ed esclusivamente da un’energia femminile uterina.
Poiché il suo carattere centrale è quello della Rinascita, dell’ Iniziazione e del labirinto da ripercorrere a ritroso, come un cordone ombelicale da ripercorrere fino al momento del concepimento, per ritrovare se stessi e rinascere.

Gli Indiani d’America credono che gli uomini nascano da embrioni che si sono creati sotto terra, nelle caverne.
E nelle caverna dell’America centrale, spesso venivano celebrati, dei rituali, in seno alla civiltà Maya, in onore del Dio della pioggia, poiché l’acqua non è solo esterna alla caverna, ma è anche interna alla caverna, poiché ci sono delle falde d’acqua che passano al di sotto di essa, sgorgano attraverso delle piccole grotte ritualistiche dove venivano rappresentate anche pitture rupestri, come nella grotta di Naj – Tunich, a Poptun, in Guatemala, dove vi sono rappresentazioni parietali ritualistiche a carattere sessuale, poiché si onorava la fertilità legata all’ambiente umido e scuro della caverna, del sesso femminile.
Come la dea Luna dei Maya, che è correlata con l’acqua, e quindi con la sessualità del pianeta Venere.
Nella simbologia cinese, infatti, la caverna ha un’energia femmina Yin, mentre la montagna ha un’ energia maschile Yang.
Quindi entrare in una caverna significa ritornare alle proprie origini, ed elevarsi verso il divino verso il cielo.
Anche Gesù in effetti è nato in una grotta, e viene considerata in tutte le civiltà del mondo come luogo dell’immortalità.

Il Radicale 15-1 穴Xué , significa “grotta” “in cinese.
La grotta e’ dove si permette all’utero femminile di essere fecondo, è il silenzio e l’oscurità dove i semi dormono in attesa dei primi raggi del sole.
Chiamata anche porta della “femmina oscura”, nel linguaggio mistico dei taoisti, la qualità femminile, passiva, tranquilla, una delle più importanti della Via, ciò da cui tutto cresce, dove si genera il Qi.
Il Qi, “energia vitale”, il ” fuoco al centro della cavità che arde”, e che suggerisce quindi l’idea di un luogo di assoluta quiete e ritiro, dove inizia il processo Alchemico di inversione creativa dell’energia passiva e femminile Yin, in energia attiva maschile Yang.
Nel pittogramma del carattere cinese, si vede una roccia che si apre, dove i primitivi si riparavano, fino a diventare come un luogo con i tetti spioventi, cercato e scavato dall’ uomo stesso.
Che riscaldava.
Roccia e pietra che guarivano, poiché l’agopuntura, nasce in epoca neolitica, quando si usava la pietra scaldata dal fuoco per lenire i dolori.
I punti di agopuntura, infatti, sono chiamati cavità, “lungo i tragitti Jing Luo, i 12 meridiani”, che è un percorso attraverso il quale si trasporta il Qi, il Fuoco, l’ energia vitale.
Infatti caverna, in cinese, ha un doppio significato.
Significa anche penetrare, capire le cose nascoste.
La Porta della Femmina Oscura.
La Radice del Cielo e della Terra.

La caverna degli immortali non deve essere cercata in cima alle montagne, ma deve essere cercata proprio all’interno di essa, sotto la sommità della sua testa.
Sotto quel Monte che viene chiamato “K’ un Lun”.
E notate come “K’un Lun”, nella radice K’ un, , sia molto simile al nostro “cunnu” sardo.
Anche qui in Sardegna si onora l’apparato riproduttivo femminile, lo si celebra con le Domus de Janas, e con i Pozzi sacri.
L’ immortalità soggiorna in quei luoghi Sacri uterini.
Anche la dea del Sole Amaterasu, irradia i suoi raggi dall’interno di una caverna
La caverna, la pietra, sono il ritorno alla sostanza centrale, all’Essenza.
Caverna come luogo di passaggio tra Cielo e Terra, veicolo per gli Dèi, ma anche passaggio per la discesa negli inferi, momento importantissimo e preliminare per la rinascita. Questo aspetto in Sardegna viene sottolineato in particolare nei pozzi sacri, dove ci sono dei gradini per la per la discesa e di solito, gradini in numero Inferiore, sovrastanti la gradinata, anche se impraticabili, ma che hanno un valore puramente simbolico, come nel Pozzo Sacro di Santa Cristina a Paulilatino: 24 gradini per scendere e 12 gradini simbolici per risalire; come il Pozzo Sacro di Is Pirois, a Villaputzu, provincia di Cagliari: dodici gradini per scendere e 8 per risalire.
Si scende come esseri umani, ci si purifica e si risale come semidei.
A Santa Cristina ce ne sono 24 e 12, e come abbiamo visto, il 12 è un numero importante e simbolico nella cultura Sarda, è un multiplo del tre, come abbiamo visto altre volte, e nella sua riduzione teosofica è un “1+2”, che fa ancora 3, simbolo della triade creativa. Così come 12 sono i gradini per scendere il Pozzo Sacro di is Pirois, e 8 gradini per risalire. L’ Otto è un numero simbolico, il numero dell’infinito, che unisce il cielo e la terra, l’umano e il divino.

Niente è lasciato al caso nella civiltà Sarda.
Ogni particolare, ogni forma, ogni struttura, ogni simbolo, parlano di un linguaggio che richiede di essere interpretato.
A volte ho come davvero l’impressione che se ci sia tanta difficoltà a trovare una scrittura canonizzata in alfabeto, si debba al fatto che gli Antichi Sardi si esprimessero attraverso i simboli, su un metalinguaggio che non aveva bisogno di scrittura canonizzata, e che molto passasse attraverso il pensiero telepatico, l’energia, le vibrazioni, anche sonore, visto che con gli innumerevoli nuraghi che abbiamo, e Pozzi sacri, Tombe dei Giganti, Domus de Janas, Dolmen e Menhir, la nostra Terra, era, ed è ancora, una potentissima catalizzatrice di Energia.
E arriva tutta.

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