Ichnussa, Grande Verde o piede?

Ichnussa, Grande Verde o piede?

Ichnussa, Grande Verde o piede?

Ichnussa, Grande Verde o piede?

Sardegna, costumi del nord, 1834, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers & Mariano Grossi©

Ichnussa, Grande Verde o piede?

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Scriveva Plinio nella Naturalis Historia, Liber III – 7:

Sardinia ab oriente patens CLXXXVIII p., ab occidente CLXXV, a meridie LXXVII, a septentrione CXXV, circuitu DLXV, abest ab Africa Caralitano promuntorio CC, a Gadibus XII L habet et a Gorditano promuntorio duas insulas quae vocantur Herculis, a Sulcensi Enosim, a Caralitano Ficariam.
Quidam haut procul ab ea et Leberidas ponunt et Callode et quam vocant Heras lutra celeberrimi in ea populorum llienses, Balari, Corsi, oppidorum XVIII Sulcitani, Valentini, Neapolitani, Bitienses, Caralitani civium R. et Norenses, colonia autem una, quae vocatur Ad Turrem Libisonis. Sardiniam ipsam Timaeus Sandaliotim appellavit ab effigie soleae, Myrsilus Ichnusam a similitudine vestigii. Contra Paestanum sinum Leucosia est, a Sirene ibi sepulta appellata, contra Veliam Pontia et Isacia, utraeque uno nomine Oenotrides, argumentum possessae ab Oenotris Italiae, contra Vibonem parvae quae vocantur Ithacesiae ab Ulixis specula.

La Sardegna la cui parte orientale è lunga 188 miglia, quella occidentale 175, quella meridionale 77, quella settentrionale 125, per un perimetro di 565 miglia, dista dall’Africa 200 miglia partendo dal promontorio Cagliaritano e 1200 miglia da Gades. Dal promontorio Gorditano ha due isole che vengono chiamate di Ercole, da quello di Sulci Enosi, da quello di Cagliari Ficaria.
Alcuni pongono non lontano da essa anche le Leberidi e Callode e quella che chiamano Heras Lutra. I popoli più famosi in essa sono gli Iliensi, i Balari, i Corsi, i Sulcitani delle 18 città, i Valentini, i Neapolitani, i Bitiensi, i Cagliaritani di diritto Romano e i Norensi, poi una colonia, che è chiamata alla Torre di Libisone. Timeo chiamò la stessa Sardegna “Sandaliotis” dall’aspetto che ha di una suola, Mirsilo invece la chiamò Ichnusa perché somiglia ad un’impronta. Di fronte al golfo di Paestum si trova Leucosia, così chiamata dalla Sirena che giace lì sepolta, di fronte a Velia si trovano Ponza e Isacia, entrambe con l’unico nome di Enotridi, a riprova dell’Italia posseduta dagli Enotri, di fronte a Vibo quelle piccole che sono chiamate Itacesi dalla torre di guardia di Ulisse.

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Sulla base delle fonti greche e latine, M. Serra, ne Il mondo dei sardi. Geografia, storia, costumi e gastronomia della Sardegna, Editrice Sarda- Fratelli Fossataro, Cagliari, 1964, p. 7, scriveva:

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Quando il Signore si accinse a modellare la Sardegna, l’ultima terra, che doveva uscire dalle sue mani, si accorse che nella foga della creazione aveva consumato quasi tutta la materia necessaria alla sua impresa. Gli era avanzato soltanto un cumulo di granito. Dopo un attimo di perplessità Iddio sparse sul mare quelle ultime pietre e calcandole col piede fasciato d’un sandalo di fiamma, vi lasciò in eterno la sua impronta. Così nell’acqua solitaria nacque la prima forma di Ichnusa. Ma il Signore non si fermò qui. Non permise che questa sua creatura estrema affiorasse dalle onde come uno scoglio arido e brullo. E perciò dagli altri continenti e dai paesi che aveva già foggiato, Egli continuò a togliere leggermente, con le sue mani armoniose, quel che mancava all’isola di pietra: foreste di roveri e d’elci, fiumi placidi e torrenti rissosi, pianure docili di viti e di spighe, pascoli folti e propizi alle mandrie, dune bionde orlate di stagni pescosi, insenature popolate di tamerici e di palme, baie raccolte e ospitali per i naviganti. Il Divino artefice toglieva a quei paesi e riversava, distribuendo sapientemente, sulla trama sassosa di Ichnusa. Alla fine Egli vide con letizia che l’isola di pietra per questa sua invenzione si era trasformata in una terra così varia e così ricca d’accenti, di colori e di prospettive, da rassomigliare quasi ad un continente.

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Secondo il glottologo sardo S. Dedola tutto questo sarebbe da ridiscutere, i Greci avrebbero preso una cantonata perché “Ιχνοũσα, ̉Ιχνοũσσα” sarebbe “una perfetta paretimologia”, ed avrebbe “la base antichissima nell’akk. iqnû‘lapislazzuli, turchese’, ‘smalto blu’ + -sû ‘the X-man’, in composto iqnû-sû > Iqnusa, che significa ‘l’uomo del Grande Verde’ e parimenti ‘quella (l’isola) del Grande Verde’”.

Lo studioso poi continua:

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Ai Greci, mirabili contraffattori di nomi e toponimi altrui, fu facile credere che Ιχνοῦσα, Σανδαλιοτίς significasse ‘quella dell’orma’, ‘quella del sandalo’, e rafforzarono tale illusione per il fatto che i naviganti fenici dicevano Kadoššène. Essi sapevano che in semitico -šēn significava pure ‘sandalo’ (così è l’akk. šēnu ‘sandalo’), e sapevano che l’akk. šiknum (lat. signum) ‘figura, immagine’, ‘posizionamento’ del piede, rafforzava la propria intuizione; onde gli fu facile intendere l’akk. iqnû-sû > Iqnusa come ‘orma del piede’, anziché nel suo vero significato di iqnû ‘lapislazzuli, turchese’, ‘smalto blu’ + -sû ‘the X-man’, in composto iqnû-sû > Iqnusa, ossia ‘quella (l’isola) del Grande Verde’… Dopo questa ampia disamina della questione, ora sappiamo la vera origine di Ichnusa. Ed abbiamo guadagnato finalmente pure una seconda certezza: che i celebri Shardana, gli invasori del Delta, uno dei Popoli del Grande Verde, non potevano che avere la propria base in Sardegna, a dispetto degli stuoli di archeologi che ancora lo negano. ( Dedola )

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Ipotesi affascinante e suggestiva, ma le prove? Ci sono fonti a sostegno di questa tesi, reperti archeologici o documenti scritti? Con la glottologia si può andare ovunque si voglia. Parlare di certezze forse è davvero esigere un po’ troppo.
Il Professor Dedola getta alle ortiche tutti gli studi di trigonometria e scienze affini impostate dagli antichi greci che portarono Eratostene ad un calcolo abbastanza preciso della circonferenza della Terra, per dirci che senza il satellite era impossibile definire la forma di un’isola; noi pensiamo che il periplo della Sicilia offrisse un’idea abbastanza diversa da quella del periplo della Sardegna o di altre isole e potesse essere base abbastanza sufficiente per disegnare una carta geografica o farsi un’idea della morfologia della costa e delle sue dimensioni: bollare come paretimologia la definizione di Ichnusa come piede, impronta, sandalo per introdurre come realmente etimologica quella del lapislazzulo sulla base accadica, peraltro assonante al lemma greco, a noi pare sotteso alla teoria sempre più crescente della civiltà sarda precedente a tutte le altre e più intelligente di tutte le altre. Porti il Professor Dedola prove provate che gli accadici pensavano alla Sardegna come isola del Grande Verde e gli daremo piena ragione; allo stato attuale noi siamo vincolati alle documentazioni scritte fornite da Strabone che ci dice che all’epoca di Anassimandro si era già in grado di redigere carte geografiche e non si capisce perché a marinai esperti un periplo di un’isola non fosse sufficiente per farsene un’idea della forma:

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Strabone nel De Geographia, libro I, cap. I:

Τῆς τοῦ φιλοσόφου πραγματείας εἶναι νομίζομεν, εἴπερ ἄλλην τινά, καὶ τὴν γεωγραφικήν, ἣν νῦν προῃρήμεθα ἐπισκοπεῖν. ὅτι δ’ οὐ φαύλως νομίζομεν ἐκ πολλῶν δῆλον· οἵ τε γὰρ πρῶτοι θαρρήσαντες αὐτῆς ἅψασθαι τοιοῦτοί τινες ὑπῆρξαν, Ὅμηρός τε καὶ Ἀναξίμανδρος ὁ Μιλήσιος καὶ Ἑκαταῖος, ὁ πολίτης αὐτοῦ, καθὼς καὶ Ἐρατοσθένης φησί· καὶ Δημόκριτος δὲ καὶ Εὔδοξος καὶ Δικαίαρχος καὶ Ἔφορος καὶ ἄλλοι πλείους· ἔτι δὲ οἱ μετὰ τούτους, Ἐρατοσθένης τε καὶ Πολύβιος καὶ Ποσειδώνιος, ἄνδρες φιλόσοφοι.

 

Allo studio del filosofo stimiamo che appartenga quanto verun’altra cosa la Geografia, la quale noi ora ci proponiamo di venire considerando. E che non a torto così stimiamo è manifesto per molti argomenti. Perché i primi che osarono trattarne furono filosofi: Omero, Anassimandro milesio ed Ecateo suo concittadino (siccome dice anche Eratostene), Democrito, Eudosso, Dicearco, Eforo ed altri parecchi: ed anche quelli venuti dopo costoro, Eratostene, Polibio e Posidonio, furono anch’essi filosofi. Quelli poi che gli tennero dietro è manifesto che furono uomini ragguardevoli e versati nella filosofia: e dice Eratostene che i due primi dopo Omero furono Anassimandro discepolo e concittadino di Talete, ed Ecateo milesio; l’uno dei quali diede fuori la prima carta geografica; e l’altro lasciò un trattato attribuito a lui per la somiglianza che ha colle altre sue scritture.

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E così pure Diogene Laerzio nelle Vite dei Filosofi (II, 1-2)

ΑΝΑΞΙΜΑΝΔΡΟΣ

[1]    Ἀναξίμανδρος Πραξιάδου Μιλήσιος. οὗτος ἔφασκεν ἀρχὴν καὶ στοιχεῖον τὸ ἄπειρον, οὐ διορίζων ἀέρα ἢ ὕδωρ ἢ ἄλλο τι. καὶ τὰ μὲν μέρη μεταβάλλειν, τὸ δὲ πᾶν ἀμετάβλητον εἶναι. μέσην τε τὴν γῆν κεῖσθαι, κέντρου τάξιν ἐπέχουσαν, οὖσαν σφαιροειδῆ· τήν τε σελήνην ψευδοφαῆ, καὶ ἀπὸ ἡλίου φωτίζεσθαι· ἀλλὰ καὶ τὸν ἥλιον οὐκ ἐλάττονα τῆς γῆς, καὶ καθαρώτατον πῦρ.
   Εὗρεν δὲ καὶ γνώμονα πρῶτος καὶ ἔστησεν ἐπὶ τῶν σκιοθήρων ἐν Λακεδαίμονι, καθά φησι Φαβωρῖνος ἐν Παντοδαπῇ ἱστορίᾳ (FHG iii. 581), τροπάς τε καὶ ἰσημερίας σημαίνοντα· καὶ ὡροσκόπια [2] κατεσκεύασε. καὶ γῆς καὶ θαλάσσης περίμετρον πρῶτος ἔγραψεν, ἀλλὰ καὶ σφαῖραν κατεσκεύασε.

Anassimandro, figlio di Prassiade, di Mileto. Costui disse che l’indefinito è principio ed elemento, senza definirlo come aria ovvero acque o qualcos’altro. Disse inoltre che mentre le parti cambiano, il tutto è immutabile. Che la Terra sta nel mezzo, occupando una disposizione centrale e di forma sferica; che la luna è splendente di luce non propria , ma che è il sole ad illuminarla. Che il sole non è più piccolo della Terra ed è fuoco purissimo. Egli inoltre inventò anche per primo lo gnomone e lo sistemò accanto alle meridiane a Sparta – come dice Favorino nella Storia Varia ovvero Miscellanea – per indicare i solstizi e gli equinozi; costruì anche strumenti che indicano l’ora. Per primo disegnò anche il perimetro della Terra e del mare e costruì anche una sfera.

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Tutte le ipotesi, per quanto affascinanti, necessitano di prove e la disamina glottologica non è sufficiente per parlare di certezze.

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Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

Comments (9)

  1. Salvatore Dedola

    Dico semplicemente che lo studioso che ha scritto queste piacevoli righe dimostra di aver letto i classici ma non di aver letto me. Altrimenti avrebbe avuto dei miei lavori una considerazione assai più ferma e confermativa. Peccato. L’ho detto mille volte e lo ripeto. Anche se scriverò cento libri di considerazioni scientifiche, nessuno mi crederà mai finché non li avrà letti.

    1. Mary Blindflowers

      Le piacevoli righe le abbiamo scritte in due, abbiamo letto i classici e anche la sua disamina linguistica. Lei parla di certezze raggiunte, ma a noi non sembra che l’indagine glottologica possa offrire prove certe, solo ipotesi che possono essere certamente verosimili ma non provate. Ci dia un suo preciso riferimento bibliografico, in quale dei suoi cento libri dà le prove certe di quello che afferma? La leggeremo molto volentieri.

  2. Mariano Grossi

    Professore, le assicuriamo di aver letto attentamente tutte le righe del suo pregevole articolo, che non ci convince della certezza matematica che i Greci, come fa intendere lei definendoli dei contraffattori di etimologie, abbiano preso un granchio nell’attribuire alla forma del piede il nome antico della sua bellissima e verdissima isola che amiamo. Se fornisse un riscontro con reperti numismatici, epigrafici, papiracei o quant’altro che supportino la sua dotta analisi glottologica, potremmo cambiare idea. Allo stato attuale dell’elaborazione di quell’articolo l’ipotesi tale è e tale a nostro giudizio rimane. Ci perdonerà, ma avremmo bisogno di prove più cogenti!

  3. Tiziana Fenu

    Ho letto i commenti e tra i tanti libri di prof Dedola, mi piacerebbe approfondire l’argomento, se cortesemente indica su quali testi orientarmi. Grazie

  4. Gerolamo Usai

    Per capire la Sardegna bisogna assolutamente capire il Sardo,che come lingua antichissima discendente diretta dalla parlata antica dei popoli del mare((Sant’Agostino di Ippona),parlata globale che saputa interpretare si ha la chiave storiografico/scientifica di tanti pseudo segreti del mondo antico sia Greco che latino etc.

    1. Destrutturalismo

      Io sono sarda e conosco il sardo, ma questo non mi impedisce di valutare con lucida obiettività, che prove a sostegno della tesi di Dedola non ce ne sono, del resto, egli stesso non risponde quando gli si chiede di dimostrare la sua tesi con precise fonti e riferimenti bibliografici. La sua tesi potrebbe essere anche giusta, ma per il momento non ha prove a suo sostegno per poter parlare di certezza. Si parla scientificamente di certezza solo quando si hanno prove certe, altrimenti si scrivono solo libri per acquisire crediti universitari.

  5. Salvatore Dedola

    Mi duole rispondere dopo oltre due anni alle gentili domande fatte quassù. La causa non è la negligenza ma solo l’incompetenza. Poiché in ogni mio sito ed in ogni mio libro c’è registrata la mia mail (salva.dedola@gmail.com), credevo bastasse ciò per ricevere lettere alle quali avrei risposto. Ed infatti ogni giorno io rispondo alle mails che ricevo.
    Mi chiedete di dare prove delle mie etimologie, citare fonti, reperti archeologici, documenti scritti. Spero non pretendiate di citarvi il classico “Ipse dixit”, perché alla fine arriveremo comunque al “primus”, oltre il quale non si può retrocedere. Gli Egizi conoscevano bene la Sardegna, ed anch’essi la chiamavano Iqnusa, da åḥ (leggi /ich/) ‘Terra verde’ + Nu ‘Mare Primordiale’ + sa ‘pronome’. Iqnusa per loro (5000 anni fa) significava ‘la Terra Verde al centro del Mare Primordiale’. In accadico abbiamo un nome più intrigante, perché iqnû significava ‘lapislazzuli, turchese’, quindi per loro Iqnusa era ‘quella in mezzo al Blu’ (oppure ‘Isola dalle pietre blu’, per l’immensa miniera al centro dell’Isola (Funtana Raminosa), colma di giacimenti a cielo aperto di rame arsenicato, che mostrava moltissime evidenze verdi-blu).. Nessuno prima di me ha fatto analisi approfondite sulla Lingua Sarda e sulla Lingua Mediterranea (sulla quale sto scrivendo un ponderoso libro). Vorrei solo teneste conto che per discutere ETIMOLOGICAMENTE su una parola o su una lingua occorre anzitutto essere laureato in Lingue Morte (che nel solo Mediterraneo sono dieci), quindi avere quei dizionari e le relative grammatiche. In più occorre avere Dizionari e Grammatiche di tutte le alltre lingue parlate nel Mediterraneo prima dell’avvento di Cristo. Le lingue (e le Grammatiche) della Sponda Sud sono almeno dieci. Se veniste a visitarmi, scoprireste che in casa mia ci sono novanta dizionari. e Novanta Grammatiche. A me basta sapere usare Dizionari e Grammatiche relative al Mediterraneo. Tutti questi libri sono registrati nella BIBLIOGRAFIA dei venti libri da me sinora editati. Io chiederei ai signori che così gentilmente mi hanno citato ed hanno chiesto chiarimenti, di leggere almeno uno dei miei libri, quello intitolato DIZIONARIO ETIMOLOGICO DELLA LINGUA GOTICA. In esso, essendo l’ultima fatica, potrete trovare la “summa” del mio pensiero in rapporto alla Scienza Etimologica.
    So benissimo che il 99% dei glottologi sbaglia facilmente ogni qualvolta si misura con le etimologie. Ed è per questo che io sono sempre in guerra con le Accademie (non certo contro le persone gentili come voi). Mi farebbe piacere incontrarvi di persona. In tal caso, come faccio sempre, vi regalerei anzitutto i TRE dizionari etimologici da me editati, quello sulla Lingua Sarda, quello sul Dialetto di Sassari, quello sulla Lingua Gotica.

  6. Salvatore Dedola

    Gentili amici, alla lettera di pocanzi ho dimenticato di aggiungere un fatto importante: che Strabone scriveva ai tempi di Giulio Cesare; a sua volta Anassimandro visse tra il 610 e il 546 a.C.
    Voi sapete che prima di Tolomeo (150 d. C.) non si era mai riusciti a dare le coordinate dei territori mediterranei e nemmeno a misurarli. I vari “etimologisti” dell’epoca andavano “a naso” anzi ad orecchio, insomma inseguivano la semplice fonetica. Talché Varrone (De Lingua Latina) paragonava il lat. CANERE con CANIS, mettendo quindi a raffronto il canto col latrato del cane. Quanto ai Greci, essi non fecero diversamente. Ma avevano una marcia in più: poiché sin dopo le Guerre Persiane gli Ateniesi pensavano alla grande e sognavano un Mediterraneo sotto il proprio tallone (vedi Tucidide e vedi la spedizione in Sicilia nel 415 a. C.) I Greci avevano una tale voglia di “marcare” ogni sito del Mediterraneo, che riempirono di miti “greci” tutto ciò che poterono. A me spetta l’immane compito di sbrogliare gli imbrogli compiuti dai Greci. Vedi in ultimo l’etimologia delle isole EOLIE, da me postata nel mio sito Facebook, nel quale troverete moltissime altre etimologie difficilmente leggibili altrove.
    Capisco la vostra disperazione circa i lettori dei vostri libri. Consolatevi: i lettori dei miei libri sono ancora meno. Consoliamoci a vicenda: la gente sta volentieri incollata al proprio cellulare, ma disdegna in sommo grado dipendere dalle pagine di un libro.
    In ogni modo, mi farebbe piacere conoscervi di persona. Scrivetemi a salva.dedola@gmail.com.

  7. Giovanni Battista Bondesan

    io ve ne do un’altra di lettura Secondo l’etimologia classica, il termine viene fatto derivare esclusivamente dal greco ἴχνος ‎ ichnos, (orma di piede umano), per via della sua somiglianza, così si dice, a una grande impronta, da tale vocabolo deriverebbe anche ἴχνο ichno, con il significato di traccia, di conseguenza, avremo in realtà che Ιχνουσσα, risulta composto da tre lemmi oltre al già nominato ἴχνο, avremo υσ e σα, con i seguenti significati
    Υσ us significa, maiale
    Σα viene tradotto con come
    In realtà quindi Ιχνουσσα, non ha il suo significato generante solo in orma, ma è bensì l’insieme dei significati di tre lemmi, che creano la frase ἴχνο + υσ + σα, ichno us sa, con il significato di:
    LA TRACCIA [l’impronta] COME QUELLA DEL MAIALE
    e…confrontate con una zampa di porceddu …e vedrete che gli assomiglia…e questo spiegherebbe anche la passione per l’allevamento di suini …ma ovviamente mi sbaglio …ma vorrei ricordare che non esiste mai un solo significato con le lingue antiche.

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