Vero caso letterario l’aspirapolvere

Il vero caso letterario, l'aspirapolvere

Vero caso letterario l’aspirapolvere

Il vero caso letterario, l'aspirapolvere

Riflessioni, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Il vero caso letterario, l’aspirapolvere

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Segnalare con aggettivi qualificativi altisonanti e altamente esaltanti, libri pubblicati da medi e grossi editori, sembra essere la moda seguita da molte piattaforme on line o blog che dicono di occuparsi di letteratura.
Ciò che un tempo si chiamava semplice segnalazione, ossia pubblicazione della cover dei libri in uscita o appena editi, accompagnati dal prezzo, isbn e anno di edizione, adesso è diventata esaltazione senza lettura.
Pseudo-recensori consenzienti, in genere aspiranti scrittori che sperano un giorno di entrare nelle grazie dei grossi editori, pubblicano quelle che chiamano segnalazioni ossia pubblicità infarcite di lodi sperticate: “il libro migliore dell’anno”; “il libro più significativo del Festival di Francoforte”; “un libro dissacrante, sconvolgente”; “un libro mai scritto, unico, irripetibile”, “un caso letterario senza precedenti”, etc. etc. Le frasette sanno di slogan da imbonitore di piazza, devono convincere l’utente medio dell’indispensabilità del libro pubblicizzato e lo fanno con elogi generici ma di grande effetto sugli animi semplici. L’espressione più gettonata è “caso letterario” perché esalta senza dire praticamente nulla, infatti è amatissima anche dai giornali. Affinché il marketing, perché di questo si tratta, riesca, gli autori di queste pregevoli quanto false segnalazioni, aggiungono il parere di alcuni critici di note testate, quindi, ciliegina sulla torta, dulcis in fundo, un riassuntino del libro reperibile in vari siti on line, consente di non disturbarsi a leggere il libro. Ci mancherebbe, che operazione fuori moda! Leggere, che volgarità! Meglio far finta!
L’aspetto più sconvolgente di tutto questo non è tanto la cosa in sé, la smaccata pubblicità su un libro mai letto, quanto la candida ammissione da parte di questi “segnalatori” di non aver affatto letto i libri “segnalati”. In pratica usano aggettivi che qualificano, descrivono, esaltano e lodano contenuti mai visionati e percepiscono tutto questo come comportamento assolutamente normale e corretto. È diventato normale dire che un romanzo è il libro più bello presentato ad un Festival internazionale, quindi dare un giudizio, una valutazione in termini superlativi, senza aver letto nemmeno una parola di quel romanzo.
C’è un profondo gap tra chi ama la letteratura e chi ama soltanto il marketing.
Chi ama la letteratura non dà mai giudizi su libri che non ha letto, non cerca di ingraziarsi gli editori ripetendo a pappagallo il giudizio di altri, ma legge direttamente il testo e si forma sullo stesso un’idea propria, originale, indipendentemente da chi lo ha scritto e pubblicato. Inoltre trova del tutto scorretto scrivere anche mezza parola su testi che non ha visionato direttamente.
Chi ama il marketing non è dello stesso avviso, non è tanto interessato all’intrinseco valore letterario del libro ma alla sua vendibilità, quindi fa di tutto per vendere un prodotto. Il libro perde la sua significatività, la sua stessa anima letteraria, per diventare un oggetto qualsiasi, e come si fa con l’aspirapolvere e con le patatine fritte, lo si pubblicizza con superlativi e comparativi di maggioranza che attirino l’attenzione del lettore e lo convincano che non può non comprare.
Tra un blogger aspirante scrittore che vuole rifilarvi un libro che non ha mai letto per ingraziarsi la grossa editoria e farsi notare, e un venditore di aspirapolvere, che differenza può esservi?
Non tutti coloro che vogliono vendervi un’aspirapolvere di ultima generazione, sono tenuti ad avere in casa propria quella stessa aspirapolvere. Allo stesso modo il blogger che pubblicizza smaccatamente un libro in termini altisonanti e generici, può non aver mai comprato quel libro, né averlo letto da nessuna parte, nemmeno in biblioteca o a scrocco in qualche libreria. In genere più le lodi sono generiche, superlative e sperticate, meno il libro è stato letto. Però mentre il venditore di aspirapolvere potrebbe essere sincero e dirvi di non aver mai provato l’efficacia di quel particolare modello di persona, il blogger non vi dirà esplicitamente io quel libro non l’ho letto, fingerà di averlo letto. Quindi un venditore di aspirapolvere è decisamente superiore a un blogger, un giornalista o un falso recensore che pubblicizza libri mai letti.
La conclusione è una sola.
Compratevi un’aspirapolvere. I libri pubblicizzati come i migliori del mondo, i più belli, i più sconvolgenti dell’anno, usateli per pulire i vetri della macchina.

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