Firenze, terremoto maggio 1895

Firenze, terremoto maggio 1895

Firenze, terremoto maggio 1895

Firenze, terremoto maggio 1895

Firenze, terremoto maggio 1895, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Il terremoto di Firenze, 18 Maggio 1895

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In un articolo Intitolato Vita fiorentina, a firma Enrico Montecorboli, in Natura ed Arte, Rassegna Quindicinale Illustrata Italiana e Straniera di Scienze, Lettere ed Arti, 1894-95, Vallardi Editore, Roma, Milano, Fasc. XV, si parla del terremoto che sconvolse Firenze il 18 Maggio del 1895:

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Dirò dei fatti accaduti a Firenze nella sera tristissima del 18 Maggio, fatti dei quali, fuori di Toscana, sembra si sia giudicato incompletamente. E questo lo si deve al non essersi verificata una vera catastrofe, quindi, passato il primo momento, l’attenzione, l’interesse del pubblico sono venuti meno.

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Questo esordio potrebbe essere applicato anche al giornalismo odierno, tanto avido di notizie sempre fresche quando propenso all’oblio. L’autore poi passa alla descrizione degli avvenimenti con stile tipico ottocentesco, pervaso da venature di catastrofismo rievocativo romantico che non lesina aggettivi e immagini di flutti marini in subbuglio:

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Mancavano pochi minuti alle nove. Ad un tratto, un rumore sordo, un rombo sotterraneo somigliante ad un sinistro, lontano ululato di belve e che poi si muta, crescendo d’intensità, in un fragore di mare mugghiante in tempesta, fa tutti trasalire… Subito dopo sussulta il suolo, traballa la casa, si muovono e s’aprono le porte, cadono i quadri, si rovesciano i mobili. E gli usci si spalancano e sbattono, i campanelli suonano, sembrano voler ricongiungersi le opposte mura, ed uno scricchiolio generale pare accenni allo sgretolarsi dell’edifizio, al rovinio prossimo dei soffitti. Ognuno oscilla, cerca sostegno che non trova; il movimento del suolo, terribile, seguita: sussultorio prima, poi ondulatorio, finalmente vorticoso.
Ognuno in cuor suo, si sente, si vede perduto. Un urto tremendo, uscito da migliaia di bocche, s’ode a un tratto, quasi, nel punto medesimo; sembra che ognuno abbia capito di che si tratta, ogni cervello abbia intuito il pericolo, ogni cuore abbia tremato per sé e pei cari vicini o lontani: un terremoto! Un terremoto! Cinque secondi appena durò il terribile fenomeno. Cinque secondi soli!
E sembrarono lunghi, sterminati, un secolo ai cuori commossi, sfiduciati, invasi dallo spavento… In breve tutta la popolazione di Firenze abbandona, fugge le case, si riversa per le vie, empie le piazze e si stabiliscono accampamenti, ovunque con sedie, poltrone, tende, carrozze. L’aspetto di Firenze in quella notte assume qualche cosa di fantastico, di feerico, di pittoresco e di terribile…
Firenze è salva nelle persone, è danneggiata non rovinata nelle case, ma che ne sarà, che avverrà dei suoi monumenti?
E purtroppo le cattive notizie giungono sollecite anche dai dintorni di Firenze: quelle amene colline che fanno meravigliosa corona intorno alla città, tutte coperte di ville signorili, di monumenti storici, di castelli medioevali hanno terribilmente sofferto. Le ville Medicee sono atterrate; la Certosa rovina e nel crollo, ha distrutto opere pregevolissime d’arte: Lappeggi, Grassina, San Casciano, Impruneta, Pian di Ripoli, Sant’Andrea in Percussina hanno subito danni e sono in rovina. E purtroppo, il disastro colà è completo: ci sono vittime umane.

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L’articolo poi passa in rassegna i danni riportati dai monumenti e dai musei, descrivendoli punto per punto, segnalando la rovina degli stucchi nella sala della Niobe degli Uffizi, la rottura di maioliche antiche al Museo Nazionale, l’apertura di alcuni cretti alla Cupola del Brunelleschi, ma non gravi, etc.

Si nota subito una forte differenza tra questo articolo scritto nell’Ottocento e quelli odierni. Montecorboli non ricerca il sensazionalismo, il titolo: Vita fiorentina, Il terremoto di Firenze (18 maggio 1895), non usa termini eclatanti che possano attirare l’attenzione di un pubblico che si nutre di gossip, il titolo corrisponde perfettamente al contenuto ed è piuttosto neutro, imparziale. Le descrizioni sono lunghe, ricche di aggettivi, a tratti patetiche secondo la moda di fine Ottocento, tuttavia pur sempre adatte ad un pubblico che ha la voglia e la pazienza di leggere fino in fondo. La prima parte è romantico-sentimentale, man mano che la descrizione avanza, l’articolista diventa sempre più tecnico, descrive i danni monumento per monumento non solo a Firenze ma anche nel circondario, infine conclude in gloria con un riferimento alla storia immortale “che brilla sempre al sole” della città colpita dal terremoto. Ci sono anche foto d’epoca che mostrano lo stato della città terremotata.

Oggi anche nei quindicinali che dovrebbero approfondire gli argomenti di cronaca, il titolo, spesso gigantesco, cerca di colpire emotivamente il lettore e molte volte non corrisponde al reale contenuto del testo. L’articolo delle Rassegne contemporanee è in genere composto di periodi molto brevi e frasi ad effetto, il tutto si conclude in poche righe per un pubblico medio semiaddormentato che non ha più voglia di leggere nulla ma è sempre avido di notizie fresche da commentare sui social, sfogatoio pubblico in cui ciascuno si sente protagonista.

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