Russia zarista, censura, giornali

Russia zarista, censura, giornali

Russia zarista, censura, giornali

Russia zarista, censura, polizia

Natura ed Arte, Rassegna quindicinale Illustrata italiana e straniera di Scienze, Lettere ed Arti… dettaglio, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Russia zarista, censura, giornali

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In Natura ed Arte, Rassegna quindicinale Illustrata italiana e straniera di Scienze, Lettere ed Arti, 1894-95, nella sezione Corrispondenze, fasc. XII, compare un articolo a firma Principe Demidoff, dal titolo Vita Russa. L’articolo descrive bene il rapporto della censura e della polizia della Russia zarista con il forestiero, la stretta sorveglianza esercitata su di lui, sulla eventuale corrispondenza, sugli oggetti personali e perfino sui giornali. Il viaggiatore, dice l’articolista, ha un segreto terrore della Russia, “Paese dove i portinai sono agenti di polizia e gli agenti di polizia sono portinai”, dove si corre il rischio, per un nonnulla, di essere arrestati e isolati dal mondo:

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Il pericolo tutt’altro che immaginario o esagerato di poter un giorno – senza sapere… il perché – scomparire d’improvviso nelle mani della polizia politica, non sono in verità deliziose attrattive. Qui i giornali esteri e specialmente italiani non vi arrivano – o se vi arrivano, sono mutilati e cancellati dalla più spietata vernice del mondo. La stessa Perseveranza, che un mio amico di qui si faceva mandare da Milano – gli veniva spesso recapitata con delle intere colonne annullate da un timbro a vernice. La Russia ha la polizia più numerosa che esista. Per ogni cinquanta abitanti, ha detto una volta il governatore di Pietroburgo – abbiamo un agente. Questa dichiarazione è senza dubbio una millanteria, ma vi dà un’idea del genere di sorveglianza – aperta ed occulta- che si esercita sul pubblico. La direzione della sicurezza pubblica ha un gabinetto – che si potrebbe meglio chiamare un salone- dove tutti i giornali in arrivo dall’estero vengono letti, con applicazione d’una censura, che si esplica col famoso timbrone a vernice del quale parlavo adesso. Ci sono censori per tutte le lingue – e i censori – speciali per i fogli italiani – sono i più barbari che si possano immaginare… Dei giornali Italiani… credo che otto o dieci in tutto riescano a varcare la grande sbarra di Granitza. E pazienza i giornali, ma le lettere vi arrivano non sempre nella loro interezza, se beninteso, siete forestiero, quindi, per tradizione, sospetto. Lo Stato… si permette di aprirvi le lettere e informarsi dei casi vostri. La lettera, però, aperta – vi viene portata dal fattorino con un timbro speciale che giustifica la legalità della violenza usatavi. Anche le lettere in partenza, qualche volta, non si salvano. Una missiva è sospetta, sia per il peso, sia per la calligrafia, o magari il colore della busta, oppure pel capriccio o il malumore del fiscale impiegato – viene subito aperta, e, naturalmente, letta. Poi richiusa, e – se innocente – spedita.

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Talvolta gli impiegati fiscali dello zar non si limitavano controllare le lettere ma vi aggiungevano perfino notazioni personali:

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Ho conosciuto qui una signorina italiana che, appunto da Milano – riceveva spesso giornali e lettere dal suo promesso sposo. Anche queste tenere missive davano nell’occhio alla paterna autorità e venivano spesso recapitate aperte, e, magari – con qualche annotazione scherzosa di quella burlona anima fiscale del censore. E il fidanzato – a Milano – si vedeva pure recapitare lettere aperte, colla maraviglia dell’ignorante di come si amministra la posta in questo impero…

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L’articolo prosegue descrivendo il continuo sospetto dei russi verso qualsiasi straniero, le perquisizioni dei bagagli e l’occhio vigile del funzionario addetto al controllo:

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Vi buttano tutto all’aria. Se vi lamentate – vi ridono sul muso. Guai a voi se vi trovano un pacco avvolto in un giornale, o in un libro. Dovete dar spiegazioni minutissime. Che giornale è, che libro, di cosa tratta, cosa c’è scritto, se c’è nulla contro la Russia. Quasi mai libri o giornali – vi vengono restituiti. Le guardie si notano le vostre generalità e vi lasciano proseguire. Siete già sul libro nero. È una delizia! Appena arrivati – dovete presentarvi personalmente alla polizia a dire cosa siete venuto a fare, quanto tempo vi fermate, quanto avete di rendita o guadagnate al mese, ecc… L’occhio scrutatore del funzionario vi pesa addosso come una jettatura. Egli si impadronisce del vostro passaporto. Ve lo restituirà quando ripartirete – se non ci saranno impedimenti, vale a dire se nessuno, o per crediti o per altro motivo – si sarà opposto a che vi lascino ripartire.

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Gli israeliti poi erano malvisti e avevano molta difficoltà ad accedere all’Impero russo:

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Gli israeliti – tutti lo sanno – sono in Russia assai mal visti. Da poco sono cessate le espulsioni in massa di ebrei poveri, e non c’è nessuna garanzia che non abbiano a ricominciare. Ma non tutti sanno che anche gli israeliti esteri che vogliono viaggiare in Russia – si fanno grandi difficoltà per lasciarli passare. Il consolato o l’ambasciata russa, che deve vidimare il passaporto di un israelita, gli domanda prima di tutto… se non ha una fede di battesimo: al che naturalmente l’altro risponde di no. Allora il permesso di entrare in Russia può essere rifiutato…

 

L’articolo è nel complesso molto interessante.

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