Presepe triade nuragico, Sardegna

Presepe triade nuragico, Sardegna

Presepe triade nuragico, Sardegna

Presepe fallico-nuragico, Sardegna

Domus de Janas Mesu’e Montes, credit Marco Pinna©

 

Tiziana Fenu©

Perché il nostro Presepe, in Sardegna, lo abbiamo sempre avuto, da millenni.

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Domus de Janas Mesu’e Montes (Ossi-Sassari).
Datazione 3500/4.000 a. C. circa.
La Sala della Sacra Natività.
Tre elementi disposti in modo triangolare (triade creativa), dentro due circonferenze (maschile e femminile uniti, che creano).
Una falsa porta alle spalle, sovrastata da due elementi a protome allungata.
Due elementi come il maschile e il femminile uniti, che contemplano la Creazione triadica protetta dalla doppia cintura di protezione del Padre e Madre Creatori.

Ancora, su una parete, due protomi sovrapposte sulla sinistra, di cui una, con un elemento “fallico/nuragico” al suo interno, accolta dalla protome sottostante, un pò più grande (come è in natura, dove la femmina è sempre un po’ più grande del maschio), poiché è Grembo che deve accogliere la Creazione.
Alla loro destra, tre protomi in successione, ad indicare il processo creativo avvenuto.

Su un’altra parete, un’immagine emblematica estremamente stilizzata ma facilmente riconoscibile.
Un ibrido tra una M allungata, che rimanda ad una protome taurina, ma anche alla “M” della posizione delle gambe “a rana”, tipiche del parto in posizione accovacciata, che richiama le “donne rana partorienti”, già comparse in Anatolia nel 7000 a. C., che poi si evolveranno nelle rappresentazioni delle Sheela na Gig, presenti soprattutto nelle chiese romaniche e irlandesi del 1000/1200 a. C.
La loro ostentazione della vulva, diventa, nel corso dei secoli, in modo distorto dalla simbologia sacrale iniziale, un avvertimento contro il peccato e la lussuria.
In questa particolare rappresentazione, la M dilatata si interseca con un rombo, che rappresenta la vulva femminile.
Una chiara rappresentazione del parto.
Spirali e altre decorazioni come clessidre, indicano unione del maschile e femminile.

Un contesto assolutamente sacrale quindi, di natività, che ricorda una Sacra Famiglia primordiale, vissuta in un contesto in cui viene rappresentato un parto, con quella M stilizzata che interseca il rombo vulvare, che è al contempo, maschile e femminile, poiché sembrano delle corna taurine.
Rappresentazione stilizzata del parto, ben lontana da quella che poi è stata demonizzata come volgare, ed esposta nelle chiese a monito dall’esporre e dal praticare una sessualità ostentata.
Trovo, in questa rappresentazione della nostra Domus de Janas, un’estrema raffinatezza e sacralità.
L’ elemento triadico centrale, che non è un “focolare” con la simbologia delle tre fiamme, racconta di una Sacra Creazione protetta dal doppio cerchio, solare e lunare, dei Genitori Cosmici Creatori.

Un moderno Presepe, benedetto dalle doppie protomi lunari, sia sulla falsa porta, che sulla parete, di cui una, con un tronco di cono all’ interno, che non può che essere il prototipo fallico, di quelli che sarebbero stati poi i Nuraghi, i semi energetici di Madre Terra.
Una sala per partorienti, magari.
Lo dico in base al fatto, che invece delle solite protomi che viaggiano “a tre”, a simboleggiare il passaggio Alchemico della “nascita/morte/rinascita”, stavolta sono “assemblate” in coppia, con una più grande, il femminile, il grembo, che contiene quella più piccola, sessuata a tronco di cono, “nuraghizzata”.

E la figura stilizzata partoriente, a “gambe da rana” e rombo/vulva in bella mostra, parla, appunto di un parto, di parti, che si sono consumati dentro quella Domus de Janas. Dentro “quelle” Domus de Janas.
Ne parlo al plurale, perché hanno quasi tutte una conformazione Interna a “T”, come un utero.
Stavolta, non credo si tratti di onorare la rinascita dopo la morte, ma la vita che si celebra dall’unione dei due elementi, sottolineati più volte, dalle due (e non tre) protomi sovrapposte.
Elementi che quasi fanno da custodi a quella Sacra Composizione centrale.
Con quelle tre pietre disposte a triangolo.

Come il trilobato.
Come il fiore della vita.
Come i tre estremi della Y regale.
Della Stirpe regale, figli della divinità solare.
È un Sacro Presepe stupendo, realizzato nel cuore di Madre Pietra e della Terra Madre.
Il Sacro Fiore della Vita della Creazione.
Al di là del guado, o in questa dimensione.
Credo che per gli Antichi Sardi, non facesse differenza, visto la sacralità con la quale si rapportavano anche alla morte.
Che non era morte, ma solo una trasformazione, un passaggio, per un’altra dimensione.
E su questo, abbiamo, da loro, ancora molto da imparare, e molto da scrollarci di dosso, tutte le “incrostazioni” sociali e “teologiche” che il “sistema” ci ha sempre imposto.

 

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